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A BARI/LA GIUSTIZIA NELLA TENDOPOLI

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

31
MAG
2018

Magistratura e avvocatura baresi lavorano tra affollamento, caldo e insetti dopo che il Palagiustizia di via Nazariantz, sede di Procura e Tribunale penale, è stato sfollato in gran fretta. E ora le udienze si tengono nelle tensostrutture

Da qualche giorno il Palazzo di Giustizia di Bari di Via Nazariantz (quello in cui ha sede la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari) è stato sgomberato su ordine del procuratore Giuseppe Volpe a seguito di una relazione tecnica depositata dall'INAIL che evidenzia “criticità strutturali” nelle fondamenta e nei solai dell'edificio. Quasi contestualmente il Sindaco di Bari De Caro ha firmato la relativa “sospensione dell'agibilità” del Palazzo. E così, in attesa della soluzione definitiva (una nuova sede) prevista nella migliore delle ipotesi tra 30 mesi, alcuni uffici sono stati temporaneamente dislocati in altre sedi giudiziarie cittadine mentre, per fare fronte alle necessarie udienze di rinvio dei processi pendenti, sono state approntate negli spazi aperti innanzi al Palazzo di Giustizia tre grosse tende. Si tratta di una situazione indegna per uno Stato civile che offende tutti gli operatori di giustizia del Foro barese (magistrati, avvocati, funzionari amministrativi) che ovviamente non ci stanno e legittimamente protestano ma che sono costretti intanto a svolgere udienza in tende normalmente usate nelle calamità naturali, in condizioni ovviamente ambientali insopportabili tra affollamento, caldo e insetti. La questione è annosa e risale almeno al 2010 quando le criticità, già denunciate allora, sfociarono in due distinti procedimenti penali conclusisi con prescrizione in appello nei confronti dei fratelli Mininni, costruttori dell'immobile; ma al di là della verità processuale e delle relative responsabilità pure rilevanti, ciò che dobbiamo evidenziare è la colpevole inerzia della politica e delle istituzioni locali e nazionali che per anni si sono disinteressate totalmente dell'edilizia giudiziaria, ossessionati dal dogma della “spending review”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti; si tratta di un danno economico patrimoniale ingentissimo e di un danno di immagine incalcolabile per la Giustizia italiana e per la Città di Bari. La giustizia va amministrata in un luogo degno e per questo auspichiamo che molto presto le istituzioni competenti, possano, anche attraverso lo strumento della “requisizione in uso” rinvenire soluzioni immobiliari temporanee più idonee di quelle ignobili tende che stanno diventando il simbolo del fallimento della giustizia di questo paese.

*Presidente di UIF Taranto



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