MENU

PD, ti stai facendo del male

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
LUG
2018

È incredibile come il partito del neo eletto segretario Maurizio Martina non ne azzecchi una. Senza contare la presenza ingombrante di Renzi, che critica tutto e tutti tranne se stesso

Nel 1969 la Dischi Ricordi pubblicò un LP di Lucio Battisti, il n°2, che decretò definitivamente l’enorme successo dell’artista. In esso era contenuta una canzone il cui testo era scritto da Giulio Rapetti - Mogol, “Io vivrò”, che trattava il tema del distacco di una coppia e delle conseguenti sofferenze, vissuto a seguito della separazione. Musica e testo, molto belli, divennero un successo che è rimasto tale anche dopo decenni. Ricercando nelle Cineteche Rai si scopre un divertentissimo sketch, sempre dello stesso periodo, di Walter Chiari, al secolo Walter Annicchiarico, attore, comico e conduttore televisivo italiano che, analizzando proprio il testo di “Io vivrò”, ironizzava sul “lirismo tossico” del suo testo. Il comico s’interrogava su come il protagonista della canzone, giovane e pieno di energie, avrebbe reagito alla sofferenza per ricominciare a vivere ma, proprio nel culmine del pathos, quando sarebbe stata rivelata la soluzione del problema, la canzone termina con “piangerò, io piangerò, sì piangerò, io piangerò...” sicché Walter Chiari, disarmato, alzava il braccio destro nel segno di mandarcelo, si girava e lasciava la scena. Questo è più o meno la reazione che si può avere dopo aver seguito i lavori dell’ultima assemblea PD che ha rieletto segretario pro-tempore l’ex ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. Da un’assise post elettorale di quello che dovrebbe essere il maggior partito di opposizione all’attuale governo, ci si aspetterebbe, dopo aver ripercorso gli errori che hanno causato l’ascesa della Lega di Salvini, una proposta quasi univoca su come riconquistare l’elettorato. Al contrario, proprio come nello sketch di Walter Chiari, quando il pubblico era sufficiente galvanizzato per recepire nuove soluzioni, è intervenuto Matteo Renzi che, convinto più di prima della sua azione politica, si è riproposto come un piatto di salsiccia e broccoli all’una di notte. Di fatto, Martina resta segretario a tempo indeterminato e Renzi continua a gestire il partito. Maurizio Martina non ha limitazioni per essere il segretario dopo Renzi perché è militante dal 1998 prima di DS e poi del PD oltre ad aver rivestito ruoli istituzionali ma, così come ha sintetizzato la vedova del giurista Massimo D'Antona "Renzi ha sfasciato tutto, fate qualcosa", per risollevare il PD e sottrarlo a Renzi ci vuole ben altro. Il PD ha una dote intrinseca che, ormai, risiede nel DNA del partito: far allontanare gli elettori e rendersi quanto più impopolare possibile. Questo per non parlare dell’assoluta mancanza di carisma dei suoi segretari che, sembra una maledizione, non sono scelti in base ai loro pregi ma per la capacità di indispettire gli elettori. Non parliamo di scelte politiche e d’ideologie ma del modo di approcciarsi all’elettorato e di comunicazione. In tal senso, ipotizziamo che tutto quanto abbiano proposto Matteo Renzi e i suoi ministri durante il loro governo, compresa quella raffazzonata riforma costituzionale, sia stato davvero mirato al rinnovamento e a un progetto risolutivo e, facendolo, accettiamo senza criticare quanto lui ha asserito in assemblea: "Ripartenza non può essere ricostruire un simil Pds o una simil Unione", "Se qualcuno pensa che sia la nostalgia la chiave non coglie la novità", "Noi l'egemonia l'abbiamo avuta per tre o quattro anni. L'abbiamo persa e l'atto delle dimissioni ha questo significato" e "Abbassiamo tutti i toni delle tifoserie. So che non sono l'unico responsabile ma in politica si fa così: paga uno per tutti". Sempre restando oggettivi, ci limitiamo a porre un punto interrogativo alle sue parole e continuiamo a immaginare che il governo Renzi non abbia potuto terminare il lavoro iniziato a causa dell’impazienza degli elettori italiani. A questo punto, però, ci deve essere consentito di asserire che se c’era un progetto fattibile e concreto, nessuno si è degnato di esporlo agli italiani e, anzi, sono stati adottati metodi arroganti, superbi, impositivi e inopportuni. C’è da chiedersi, infatti, se chi cura l’immagine del partito non tifi per il fronte opposto e nessuno se n’è accorto.  Se è vero che gli elettori italiani hanno la memoria corta scordando Berlusconi, è pur vero che Renzi è apparso come un giovane bullo provocatore e come lui Maria Elena Boschi in tutti gli incarichi che ha rivestito dove, più che un’amica politica delle donne, sembrava emulasse le peggiori Daniela Santanchè e Alessandra Mussolini. Per quanto si voglia contestare queste analogie, il PD è apparso al popolo come una riproposizione della destra liberale anni ’70 che, godendo della protezione di ricche famiglie industriali, ostentava snobismo e osava oltre il possibile a dispetto delle profonde sofferenze sociali. Forse Renzi e i suoi ministri non ne erano consci ma le loro azioni hanno profondamente offeso quella parte d’italiani che ogni giorno lotta per mantenere il posto di lavoro, che fa grandi sacrifici per offrire un futuro ai propri figli e lo fa anche per curarsi e per pagare i prestiti che ha contratto durante la crisi economica. Sono quelli che non hanno il tempo di fare sofismi e, per condizioni e cultura, si limitano ad accettare la politica passivamente e, quando non possono evitarlo, scelgono chi sembra che abbia attenzione anche per loro. Sono proprio quelli che il PD, per radici storiche e principi, avrebbe dovuto tutelare, proteggere e coltivare. La risposta a questo modo discrezionale di governare si è tradotta nel grillismo e nel salvinismo sino alla loro ascesa al potere. Di questo non può essere accusato se non chi aveva il dovere di aiutare gli italiani a crescere culturalmente e non l’ha fatto, in primis il PD. Se c’erano metodi e sistemi errati per affrontare le emergenze sociali in Italia, il PD le ha adottate tutte. Sanità pubblica, disoccupazione, accoglienza dei migranti, fiscalizzazione, politiche internazionali, rapporti con le banche, sono stati affrontati escludendo qualsiasi confronto con la base e operando scelte diametralmente opposte al bisogno collettivo e la volontà comune. Continuiamo a ipotizzare che le scelte operate dal PD fossero tutte giuste, anche chiedere nuovi sforzi e sofferenze alla maggior parte degli italiani mentre crescevano i privilegi di pochi. Ciò che resta inspiegabile è il perché farlo senza neppure una minima capacità di convincimento verso l’elettorato che, invece, è stato subissato con slogan idioti e irreali. La dimostrazione di un immenso senso di superiorità, persino nei confronti degli iscritti, ha sortito un effetto deleterio così come aver aumentato le distanze dagli italiani che, per ripicca nei confronti di fallimentari riforme fiscali, della scuola, della cultura, dello spettacolo hanno espresso e stanno esternando i peggiori atteggiamenti retrogradi nelle urne e nella vita quotidiana. In Puglia, ad esempio, l’elezione del nuovo governo è la dimostrazione del dissenso verso le scelte adottate dai precedenti governi su argomenti molto sensibili. Nonostante gli innumerevoli avvertimenti ai governi Renzi e Gentolini, le emergenze che assillano la regione sono state affrontate nel modo più impopolare e dannoso per la popolazione. Basti citare i casi Ilva, Tap e le perforazioni petrolifere in mare, dove il servilismo per le multinazionali estere e i mercenari locali sono stati imposti con lo strumento del ricatto occupazionale. Altro esempio è la Sanità che, invece di essere capillarizzata liberandola dal voto di scambio e dalle assunzioni di comodo, è stata delocalizzata con la realizzazione di nuove cattedrali nel deserto affidate a direttori-vescovi. Tornando all’assemblea del PD, ciò che traspare è il fallimento e l’insistenza nel non volerlo ammettere. Ennesima dimostrazione della distanza siderale dalla concretezza è stata affidare le sorti del partito a Renzi e, in un momento politico così critico, la segreteria a Martina che, nel ruolo di ministro delle Politiche Agricole, ha favorito l’abbattimento degli ulivi in Puglia, contro il parere dei ricercatori, per risolvere l’epidemia di Xylella. Il PD non ammette di aver dismesso il ruolo dell’opposizione per ambire al potere a qualsiasi costo, compreso quello di aver abbandonato le radici storiche, di aver ricercato voti fra i faccendieri e i reduci centristi e di aver causato lo strappo con i partiti di sinistra. Piuttosto che riacquistare consensi elettorali attraverso proposte sane, fattive e realizzabili il PD annovera personaggi come il presidente della Basilicata, Marcello Pittella che, come ha dichiarato il Procuratore Argentino, gestiva un "totale condizionamento della sanità pubblica da parte d’interessi privatistici e da logiche clientelari politiche". Forse a qualcuno non è ancora chiaro come le destre in ascesa non si controbattono con alleanze con la destra moderata ma con politiche sociali e popolari di sinistra.



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor