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Il caso/Cittadino italiano a metà

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2018

Fece il militare a Taranto da albanese: ora vuole la cittadinanza italiana. Armando Panariti vuole giustizia e tramite i suoi avvocati presenterà un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo

Un anno intero di leva obbligatoria nel 1995 nonostante fosse un cittadino albanese. E’ l’incredibile vicenda che ha come protagonista Armando Panariti, oggi quarantenne, sbarcato nel 1991 assieme alla famiglia a Brindisi. Una storia paradossale che si intreccia con un caso di corruzione, essendo anche stato vittima di una richiesta ricattatoria da 5 milioni di vecchie lire per non espletare il servizio di leva. Per avere maggiori delucidazioni in merito abbiamo ascoltato uno dei suoi legali, Elio Mascolo. Ecco la nostra intervista.

Come ha conosciuto Armando Panariti?
“L’ho conosciuto per motivi didattici essendo un collaboratore della facoltà universitaria di Tirana, in Albania. Parlando del più e del meno, uscì a galla la sua storia e mi raccontò di aver provato in tutti i modi, senza riuscirci, a ottenere la cittadinanza italiana attuando il normale canale burocratico”.

Cosa è accaduto nel 1995 al suo assistito?
“Lo chiamarono a Taranto alla caserma SARAM (Scuola Addestramento Reclute Aeronautica Militare) e riferì di essere cittadino albanese. Nonostante ciò lo invitarono a superare la visita, poi fu assegnato ad altre destinazioni tra cui San Giorgio Jonico e Viterbo e completò in maniera non regolare l’intero anno di servizio militare. Inoltre, fu vittima di un caso di corruzione: un funzionario dello Stato di San Giorgio Jonico chiese alla famiglia 5 milioni delle vecchie lire per evitare di completare il servizio di leva. Furono chiamati i carabinieri, si aprì un procedimento penale ma la cittadinanza non gli venne ugualmente concessa. Essendo uno dei migliori del corso, fu promosso all’Esercito ma venne bloccato successivamente all’esame perché si accorsero in maniera definitiva della sua nazionalità. Non avendo il permesso di soggiorno, fu rispedito in Albania anche se il suo nucleo familiare lavorasse regolarmente nel nostro Paese. Infatti, a differenza di altri cittadini albanesi che all’epoca presero la strada della delinquenza, i suoi genitori cercarono lavoro fin dal primo giorno e dovettero poi andarsene per evitare comunque guai giudiziari”.

Cosa è possibile fare ora per provare a ottenere la cittadinanza italiana?
“Tutti i passi giuridici e istituzionali non sono andati a buon fine, dunque io e il mio collega Massimo Santoro abbiamo deciso di ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Il ricorso sarà depositato entro la fine dell’estate e i tempi per emettere la sentenza non dovrebbero essere molto lunghi. Normalmente il processo presso la Corte è molto snello e in un’unica udienza, occorre semplicemente compilare online un prestampato e presentare le motivazioni del ricorso”.

 



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