MENU

A Martina Franca/In memoria di don Luigi

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

19
LUG
2018

L’improvvisa e tragica morte del parroco della Madonna della Sanità ha commosso l'intera città. Ecco un suo ricordo nelle parole di chi l'ha conosciuto

“Come potrà essere che non procuri amarezza la morte di uno che ha reso dolce la vita?”: se lo chiede Sant’Agostino nel libro intitolato “L’Amicizia” e grandissima è stata l’amarezza della comunità di Martina Franca quando, incredula, è stata raggiunta dalla notizia dell’improvvisa e tragica morte di don Luigi Angelini, parroco della Madonna della Sanità, che proprio all’amicizia aveva dedicato una sua pubblicazione. La sua vita è stata portata via dal mare che tanto amava, un mare che non può essere circoscritto e che abbraccia tutti, proprio come l’amicizia, valore supremo in cui don Luigi fortemente credeva. Sapeva don Luigi che l’amicizia va concreata come l’amore, con benevolenza, mente e cuore aperti all’ascolto non giudicante, perché ogni umana sorte è meritevole di attenzione e cura. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, intessendo con lui un dialogo costante, ha trovato di fronte un un sacerdote, un uomo  la cui solida fede mai trovava inciampi dinanzi alle contraddizioni e ipocrisie del mondo. Lucido, ironico, discreto e colto, con il suo impegno e la quotidiana vicinanza alla gente riusciva sempre a infondere speranza e fiducia, a trasmettere con semplicità (senza mai scadere nella banalizzazione) messaggi complessi e profondi. Ciascuno di noi avrà di lui ricordi speciali. I miei sono legati a lunghe chiacchierate, e risate, in cui, con una disinvoltura che mi spiazzava, intrecciava citazioni tratte dai suoi autori di culto (per lo più inglesi, ma anche russi) a citazioni bibliche e proverbi martinesi, alternando dialetto e lingua inglese, mentre dai suoi occhi si irradiavano spruzzi di luce. Immancabili i richiami a Sant’Agostino, come gli aneddoti di vita quotidiana di gente comune, la gente che lui preferiva e di cui sapeva cogliere le ombre e le luci, senza però mai essere paternalista. Sacerdote nel mondo, ma non mondano, non ha mai amato riflettori e palcoscenici, men che meno i pulpiti. Apprendere della sua morte è stato per me come ricevere un pugno in pieno viso e la conferma dell’impotenza delle parole dinanzi al dolore profondo. So di non essere sola in questo dolore ma so che questa volta, caro Luigi – sì, così voglio chiamarti – quel  proverbio che recita “Aver compagni al duolo scema la pena” non c’azzecca. Siamo in tanti a provare dolore in questi giorni ma la consapevolezza di ciò non attenua la nostra sofferenza.

* Docente dell'IISS "L. Da Vinci-A. Motolese"



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor