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Quella antica bellezza trascurata

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2018

Microcosmo sociale a parte rispetto al resto della città, la Taranto vecchia è di molto migliorata rispetto al passato ma c'è ancora tanto da fare: interventi strutturali per gli edifici e anche di coinvolgimento sociale per gli abitanti

Entrando dal ponte girevole o di pietra in Taranto Vecchia, sono sempre subito preda di una strana magia. Sono certo che anche a molti di voi lettori provochi la stessa identica cosa. Da ragazzo non vivevo questa dimensione anche perché celata dalla paura, in quanto, negli anni '60, sino alla fine degli anni '90, per molti versi era un posto abitato e gestito da personaggi poco raccomandabili. Ma con il tempo, gli indigeni più facinorosi, sono trasmigrati in altri lidi. Complice l'aumento della consapevolezza e a mio avviso, soprattutto con l'avvento dell'università e di un po' di cultura in più, le cose, la vita e l'indirizzo della città hanno preso altre connotazioni più umane e vivibili. Certo, si spaccia ancora e si delinque, si va in quattro sullo scuterone, senza casco, c'è  rivendita di armi e sigarette ma quella micro criminalità diffusa che era il vero cancro della nostra città, quella che infastidiva gli abitanti e i turisti, fra scippi  rapine e soprusi, sembra, con la "condizionale", proprio tramontata da tempo. Domenica ho pranzato in un caratteristico baracchino di legno con del pesce buonissimo, reso ancora più buono da quell'atmosfera magica di cui vi parlavo prima. Ho chiesto al proprietario lo stato dell'arte e la situazione del luogo incantato, ma dopo aver avuto la risposta che nulla si è mai mosso e nulla si muove, in un attimo il mio disincanto è stato totale e fortemente rattristante.  Certo non c'era bisogno di chiedere al ristoratore lo stato di Taranto Vecchia, in quanto anche uno stolto si renderebbe conto della grave incuria e abbandono in cui il cuore della nostra città, si trovi. C'è un termine che da solo può descrivere tutto questo: lo scarrupamento. Perdonatemi se da ora in avanti il mio tono cadrà in basso ma a mio avviso non è più tollerabile aver vissuto a Taranto il dissesto della Di Bello, i dieci anni del peggior Sindaco e amministrazione che la nostra comunità abbia dovuto sopportare e adesso da oltre un anno la continuazione degli "Ippazi" anche in giunta con la ricomparsa dei Lonoce, Bitetti, Cataldino e quanti ancora rientreranno. Proprio vero al peggio non c'è mai fine. Personalmente li avrei denunciati per disastro ambientale, rei di non aver fatto nulla per una città che progressivamente, non tanto lentamente, moriva. La cosa che più mi fa trasecolare non è solo la questione ILVA ma soprattutto la ripresa della città vecchia. Come l'ILVA, dove tutti sono diventati opinionisti senza alcun titolo specifico, anche sul recupero del cuore di Taranto, si sono ascoltate, a mio parere, un cumulo di stronzate anche da eminenti architetti chiamati al capezzale dell'ammalata.  Credo che l'unica cosa che possa spazzare via lo scarrupamento ed il degrado sia la cultura. Sogno una Taranto vecchia, proprio per la sua conformazione, trasformata in campus universitario. Si dovrebbe avere però una vera Università e non quella lasciata come ora, dagli scarti fecali di Bari. Per la ristrutturazione si potrebbero vendere, a privati e non invento nulla, perché già fatto altrove, le case a un euro, con l'obbligo della ristrutturazione dignitosa. Il Comune si dovrebbe interessare per attingere senza difficoltà a eventuali fondi Europei per gli eventuali mutui da elargire ai nuovi proprietari. Una volta ristrutturate queste case dovrebbero essere se non abitate dai propietari, affittate rigorosamente a studenti con agevolazioni di legge o divenire sedi delle stesse facoltà. Ma in primis, questo posto magico, dovrebbe diventare a pieno titolo, patrimonio dell'UNESCO. Ma qualcuno avrà fatto almeno la richiesta?



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