MENU

L´emulazione come stile di vita

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
SET
2018

Copiare, imitare, ispirarsi a qualcuno nel tentativo di valorizzare la propria personalità. Il rischio però è quello di diventare una copia sbiadita dell'originale

L’emulazione è il desiderio d’imitare, eguagliare o superare qualcuno in qualcosa. Ciò comporta la scelta di uno o più modelli cui ispirarsi nella ricerca del superamento di se stessi e, evidentemente, include la non accettazione del proprio stato attuale. Sotto il profilo sportivo è una tecnica che si affianca alla competizione e, in generale, ha un effetto positivo sugli atleti entro il limite delle proprie capacità fisiche che possono essere solo ragionevolmente migliorate. L’aspetto sociale dell’emulazione è molto differente perché, anche se per definizione questo comportamento s’intende migliorativo, proprio per la labilità dell’interpretazione del meglio, si può tradurre in azioni e comportamenti dannosi per se e per gli altri. Sostanzialmente il tutto si basa proprio sulla scelta del modello da emulare che non può essere considerato univocamente il migliore in assoluto. In pratica la perfezione è un concetto notevolmente soggettivo e influenzabile. Se l’emulazione, spesso confusa con l’imitazione, si attua verso personaggi dello spettacolo, dell’arte o della moda, il massimo dell’errore in cui si può incorrere è quello di divenire una copia sbiadita dell’originale contro la possibilità di valorizzare gli aspetti positivi della propria personalità o della propria esteriorità. È, quindi, più efficace ottimizzare le proprie peculiarità avendo, anche, la possibilità di superare le mode attraverso la creazione di un proprio stile, sottraendosi all’omologazione. Oltre l’aspetto prettamente effimero delle emulazioni, ce n’è uno molto più rilevante che riguarda il comportamento sociale e, quindi, di relazione con gli altri. Allo stato attuale, anche le personalità più tronfie ed egocentriche s’ispirano a modelli di riferimento per evitare il rischio di non essere accettati. Su questo principio si basano la pubblicità e molto di più la comunicazione politica. Sostanzialmente s’induce l’emulazione verso stili di vita e categorie sociali che sono forzosamente presentate come migliori. L’emulazione non può sicuramente essere considerata un fenomeno positivo se si manifesta con azioni competitive e perfino dannose a se stessi e alla comunità, finalizzate al solo scopo di evidenziarsi o prevalere. È ugualmente dannoso emulare il comportamento comune pur di astenersi dalle responsabilità e dal contributo soggettivo. Scegliere l’emulazione come stile di vita ha lo svantaggio di svalutare i benefici di cui si è già in possesso favorendo la ricerca di obiettivi di cui, spesso, non si potrà godere. Peggiore è l’induzione all’emulazione che è uno strumento ampiamente adoperato per convincere le masse di essere parte attiva di un progetto socialmente utile. L’eccesso di emulazione tende ad appiattire o annullare in tutti i campi, l’originalità e la ricerca di nuovi stili, impiegando eccessivamente la rivisitazione di pensieri e azioni abusati e che sono riadattati alle proprie esigenze mortificando, di fatto, le singole identità. Se l’emulazione fosse adottata per ispirarsi a tendenze sicuramente affermative, come seguire le orme di un personaggio ritenuto univocamente positivo, potrebbe essere considerata un valore aggiunto ma, specie sotto il profilo pratico, è più facile che avvenga il contrario nel tentativo di raggiungere un obiettivo più rapidamente. Un esempio efficace è dato dall’uso dei social networks, dove si ritiene più autorevole chi ha accumulato il maggior numero di followers indipendentemente da ciò che dica o faccia, nel tentativo di raggiungere gli stessi risultati. Lo stesso vale per i likes che si ottengono per il contenuto di un post anche se totalmente inutile o falso purché piaccia, generi scalpore, crei tendenza e proseliti. Questo l’hanno ben compreso le agenzie che curano l’immagine e la comunicazione dei politici, che sfruttando la tendenza diffusa a emulare personaggi, li sopravvalutano anche se sono noti per i loro rovinosi insuccessi. È, infatti, frequente assistere a veri e propri schieramenti di ripetitori seriali che non si soffermano a riflettere sui contenuti che diffondono passivamente pur di calzare uno stile diffuso. Ciò avviene anche nella vita corrente attraverso le citazioni di frasi estrapolate da opere e contesti precisi per poi essere reimpiegati a proprio uso e consumo senza conoscerne il vero significato. Al contrario, sarebbe più personale e costruttivo citare la frase di un amico o di un parente che abbia segnato profondamente la propria esistenza. Questo, però, richiederebbe l’impegno personale che spesso si evita. Un esempio si può osservare in merito alle opinioni su fatti salienti della vita. Si predilige emulare, imitare, accettare passivamente e condizionarsi al pensiero altrui piuttosto che formarsene uno proprio. Si fa con tale disinvoltura da arrivare a sconfessare la propria formazione per abbandonarsi all’opinione di chi, apparentemente, è più popolare o evidente. Sta avvenendo in merito al fenomeno della migrazione verso il nostro Paese e l’Europa, sull’obbligo vaccinale per sconfiggere le epidemie e impedire le pandemie, peggio ancora, a proposito del governo dell’intera Nazione. Piuttosto che impegnarsi a cercare una soluzione condivisibile e utile al Paese, si preferisce imitare e sostenere chi cavalca l’onda del momento, indipendentemente da chi sia, cosa proponga, cosa faccia e quanto valga realmente. È frequente ascoltare illuminati pareri ispirati da fantomatici cugini esperti d’ingegneria strutturale, cardiochirurgia, immunologia, diritto della navigazione, sociologia, industria e fisica quantica che, per le loro capacità politiche, indicano anche il voto. Il ricorrente trend emulativo sta sortendo solo l’effetto di svilire le singole personalità per quelle che sono o che possono diventare, svalutandole verso lo zero intellettivo. Ciò che sfugge agli emulatori é che nessuna moda o tendenza è eterna, specie se molto chiassosa e clamorosa, e ciò che oggi può sembrare idilliaco, fra non molto sarà considerato déjà vu o demodé ma quasi certamente sbagliato se non dannoso. Ci sono solo pochi casi storici in cui le tendenze hanno generato scuole di pensiero e nessuno di questi sta influenzando l’attuale momento temporale e quelli immediatamente precedenti. Questo vale soprattutto se riferito a personaggi politici con le aspirazioni accentratrici. Chi tende a emulare o crede di farlo perde l’opportunità di occuparsi di se stesso ma non per favorire individualismi, bensì per divenire un membro autorevole e valido della comunità. Si tende a sminuire doti insostituibili come l’umiltà e la semplicità per favorire atteggiamenti parossistici. Certo questo non è un invito al trogloditismo o all’ascetismo ma a riabbracciare sentimenti più sani e maggiore stima dell’individuo. C’è un aneddoto che spiega in modo coinciso cosa sia l’emulazione e quale sia il suo vero significato. Un giovane fan chiese a Billie Joe Armstrong, leader dei Green Day e noto esponete del rock-punk statunitense, cosa fosse il punk. Questi diede un calcio a un bidone dicendo: “Questo è punk!”. Quando il ragazzo ripeté il gesto chiedendo se davvero quello fosse il punk, l’artista gli rispose: “No, questa è solo l’imitazione…” riferendosi all’azione del fan.

 



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor