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MY TWO CENTS/CHE MALE C'È A MERAVIGLIARSI

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

3
OTT
2018

"Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto, i suoi occhi sono spenti": lo diceva Einstein ma lo pensiamo anche noi. Ben venga lo stupore, senza timore di passare per semplici

Com’è bello stupirsi. Com’è bello quando sgraniamo gli occhi e le labbra si schiudono lasciando uscire spontaneamente un “WOW!!”. Il passo si fa più veloce verso l’oggetto del nostro stupore oppure, al contrario, le gambe si irrigidiscono costringendoci a restare immobili come degli stoccafissi. Il nostro corpo continua a darci segnali: brividi attraversano le braccia causando la “pelle d’oca”, le linee della bocca danzano e formano cerchi e curve all’insù nel giro di pochi secondi. A volte, addirittura, gli occhi iniziano a bruciare un po’ e si inumidiscono. Pensate che in alcuni casi può anche capitare che una lacrima riesca a liberarsi e a fuggire via, dritta verso la guancia. Per chi ama la sintesi tutto questo può ridursi ad una semplice parola: emozione. Perché lo stupore non è altro che questo ed è una cosa bellissima. Eppure anche la meraviglia può essere motivo di discussione. Incredibile, vero? Siamo capaci di metterci a discutere anche sulle sensazioni, ovvero su fatti assolutamente personali e in teoria totalmente “personalizzabili”.
In questi giorni Taranto è diventata set a cielo aperto di “6 Underground”, un’imponente produzione cinematografica targata Netflix per la regia di Michael Bay. Per l’occasione, ormeggiato davanti al Castello Aragonese, c’è Kismet, uno degli yacht più grandi e lussuosi al mondo. Centinaia di tarantini sono accorsi a vedere questa “piccola” meraviglia dell’ingegneria navale e ovviamente non è mancato il diluvio di fotografie e selfie su tutti i social. Puntuali come un “E allora il PD???” quando si discute di politica, sono arrivate anche le critiche, mosse non tanto nei confronti dell’inusuale presenza di questo “giocattolino" quanto piuttosto nei confronti dei tarantini stessi. Sembra che stupirsi per un panfilo sia sinonimo di ignoranza, di povertà d’animo, di provincialismo. Per non parlare di immortalare la cosa. Che tristezza, che noia, che brutto! Poveri noi, povera Taranto, povero mondo! Filippiche infinite sulla bramosia di una ricchezza che non avremo mai, insinuazioni su una mancanza di cultura e infine lei, la frase più bella di tutte, quella adattabile a centinaia di contesti: “Ma non l’avete mai visto uno yacht in vita vostra?”. Come se la meraviglia fosse prerogativa di qualcosa di mai visto o sentito. Come se ormai potessimo stupirci solo davanti all’arrivo degli alieni, cosa che ovviamente esclude a priori tutti quelli che hanno dichiarato negli anni di essere stati vittima di un rapimento o di averli già visti con i propri occhi, tipo Marco Columbro. O forse la questione è un’altra: come se fosse legittimo stupirsi solo di qualcosa di alta caratura morale o culturale. Ma secondo chi? Chi può permettersi di decidere per tutti cosa può farci emozionare senza apparire ridicoli e cosa no? Chi può permettersi veramente di storcere il naso davanti allo stupore altrui? Pensiamoci bene. Nessuno, giusto? Noi, solamente noi sappiamo cosa può farci meravigliare e abbiamo pienamente il diritto di farlo senza passare necessariamente per ciò che non siamo. Come quelle sere in cui c’è una luna di quelle che quando le vedi in foto pensi che sia impossibile, che ci sia di mezzo Photoshop. Mentre raccogli la mascella da terra pensi che vorresti assolutamente fotografarla, anche se non ne sei capace e la tua luna gigante incastrata tra i palazzi sarà solo un tuorlo d’uovo spiaccicato in mezzo a piccoli capolavori della fotografia astronomica. Il tuo stupore è quello di un bambino e dietro l’angolo - o forse sarebbe meglio dire dietro al prossimo post - c’è sempre l’antipatico pronto a dirti che quella è solo una luna piena qualunque e che Babbo Natale non esiste. E magari è lo stesso antipatico che sente il bisogno fisiologico di rompere… la magia quando nevica all’improvviso, quando c’è un doppio arcobaleno, quando ad aprile fai il primo bagno, quando c’è un tramonto mozzafiato, quando la tua squadra gioca magnificamente, quando tuo figlio o tuo nipote vive il suo primo giorno di scuola. No, proprio non ci si può meravigliare di tali banalità. Forse prima o poi uscirà un corso a fascicoli in edicola per imparare a meravigliarsi delle cose giuste, metti che lo stupore va ad esaurimento e rischiamo di rimanere senza per quando sugli alberi cresceranno patatine fritte e qualcuno inventerà il teletrasporto.
La verità è che ognuno di noi ha il proprio yacht, il proprio tramonto, il proprio figlio che cresce ed è tutto strettamente collegato a noi stessi. Deve essere collegato a noi stessi e non a delle regole imposte da terzi. Deve continuare a esistere dentro di noi, genuinamente e senza filtri e preconcetti. Non sarebbe brutto non sorprendersi più di nulla?

 



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