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GIANFRANCO PREVERINO/IO, BARO PENTITO, SVELO I TRUCCHI DEL MESTIERE

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

17
OTT
2018

Ora è uno dei prestigiatori più bravi in circolazione ma da ragazzo ha messo a frutto la sua abilità con le carte. Con il senno di poi non lo rifarebbe e anzi tiene seminari su come uscire dal gioco d'azzardo e dalla ludopatia

Nato a Rivarolo Canavese, nell'interland torinese, 54 anni, Gianfranco da ragazzo sognava la vita spericolata cantata da Vasco Rossi e così, come secondo lavoro, barava a poker. Nasce così la vicenda di uno dei re del trucco con le carte. Gianfranco è questo e molto di più. Scopriamolo meglio in questa breve chiacchierata.

Quando hai scoperto la tua passione per il trucco e la magia?
"Fin da bambino sono sempre stato affascinato dai giochi di prestigio; guardavo in TV i maghi famosi dell’epoca e comperavo le scatole magiche di Silvan. Tuttavia, la magia che si vedeva soprattutto in TV non era basata sulle carte da gioco e così, sbagliando, mi convinsi che forse non era un settore 'nobile' della prestigiazione; cominciai quindi a tralasciarla, dedicandomi quasi esclusivamente alla musica, l’altra mia grande passione. L’amore per le carte però non diminuì e cominciai a interessarmi ai metodi usati dai bari al tavolo da gioco. Solo dopo aver visto Aurelio Paviato al 'Maurizio Costanzo Show' (era il 1997), mi resi conto che la cartomagia 'da tavolo' era importante e nobile quanto le altre branche della prestigiazione (se non di più, a volte) e così mi gettai a capofitto nello studio, per recuperare il tempo perduto".

All’inizio sei stato un baro. Raccontaci il contesto, le poste, il tipo di gioco in cui ti cimentavi.
"Avevo 20 anni e con alcuni amici si giocava a poker nella variante all’italiana, l’unica che si giocava a quel tempo. Un ragazzo di nostra conoscenza insisteva per giocare con noi e così decidemmo di accettare con l’idea di spennarlo, l’unico che aveva qualche conoscenza su come si potesse farlo ero io e perciò mi misi d’impegno per trovare delle strategie redditizie in tal senso. Gli altri mi facevano da complici, soprattutto nel saper tagliare il mazzo al punto 'giusto'. Siccome andò bene ci prendemmo gusto e per un paio d’anni fu il nostro modo per pagarci i divertimenti, la benzina e tutte quelle piccole spese che affronta un ragazzo di 20 anni che vive coi genitori".

Oggi sei un uomo “normale”. Come convivono in te i demoni dell’azzardo e del proibito, con la coscienza di questo tuo vantaggio sugli altri giocatori? Parlaci della gestione del rimorso per aver truccato le tue partite giovanili.
"Di sicuro non avrei più il coraggio di rifare le stesse cose, sebbene adesso sia molto più competente di quanto lo fossi allora; come spesso accade, il motore dell’agire è l’incoscienza. Oggi il personaggio del baro lo porto in scena come spettacolo, e sul gioco d’azzardo a volte partecipo anche a incontri organizzati per combattere la ludopatia. Ma, tutto sommato, ho un bel ricordo di quel periodo, soprattutto per tre motivi:
a.    Erano i miei 20 anni, e si ricordano sempre con dolcezza i propri 20 anni.
b.    Non mi hanno mai beccato… ma non perché fossi infallibile: ho solo avuto la fortuna di smettere prima che accadesse (prima o poi succede a tutti).
c.    Non ho mai giocato in tavoli dove si puntavano cifre considerevoli, di conseguenza non devo convivere col rimorso di aver rovinato qualcuno.
Semplicemente ero un giovane che ascoltava Vasco Rossi e che voleva anche lui un po’ di vita spericolata".

Operaio, musicista, prestigiatore e divulgatore. Sei una persona poliedrica. Cosa ti piace fare di più e cosa invece fai per dovere?
"Quando 'giocavo' di giorno lavoravo come operaio ma il mio desiderio era fare il musicista, sogno che ho poi coronato e che è stato il mio lavoro per quasi vent’anni. Oggi, che di mestiere sono prestigiatore (e mi piace tantissimo), la musica è tornata a essere un hobby e questo mi permette di riviverla con quella passione che con gli anni era un po’ scemata, a causa del lavoro nei locali notturni che tende a rendere i musicisti più che altro dei mestieranti. Come diceva Paul Newman nella Stangata: «Non ha senso essere un artista se devi vivere come un impiegato».
Mi piace molto anche scrivere, sia libri divulgativi per i profani, sia specialistici per gli addetti ai lavori; un’altra grande passione è la storia dei bari, ho letto e studiato circa un centinaio di testi antichi sull’argomento, scritti in varie lingue (quasi tutte riproduzioni, gli originali costano troppo e sono introvabili) e un paio li ho ripubblicati a mie spese e in tiratura limitata".

La magia e il trucco sono forme di adulterazione della realtà. Come vive il mago Gianfranco il suo rapporto con il falso?
"Picasso diceva che l’unica missione dell’artista è convincere il mondo della verità delle sue menzogne. Se ci pensi ogni forma d’arte è finzione o, per meglio dire, rappresentazione. Il concetto è espresso molto bene nel quadro di Magritte che raffigura una pipa mentre c’è scritto che non è una pipa! Ed è vero: non è una pipa ma un quadro che ne rappresenta una. La prestigiazione è l’arte che mette in scena le cose che in teoria non potrebbero accadere e per renderle possibili il prestigiatore ricorre a metodi segreti; i cineasti, per esempio, usano gli effetti speciali, ma il fatto che il prestigiatore possa far vivere certi fenomeni nella realtà rende l’esperienza emozionante.
Ma non è un inganno: per ingannare veramente qualcuno non basta mentire su ciò che si dice ma anche su ciò che si è. Un truffatore, per esempio, deve prima di tutto celare chi è veramente e poi raccontare il falso per indurre le persone a credergli; il pubblico che assiste a uno spettacolo di un prestigiatore sa benissimo che ha di fronte un artista che userà leciti espedienti per trasmettergli un’emozione: tutto è ben definito e, paradossalmente, sincero".

In genere concludo i colloqui ospitati da Extra Magazine chiedendo all’intervistato di parlarci dei suoi programmi futuri, ma nel tuo caso preferisco chiederti quanto ci sia ancora in te di quel ragazzo che ascoltava Vasco e se hai capito da cosa volevi essere “libero libero”.
"Tra i miei progetti futuri ci sono sempre spettacoli per il pubblico, conferenze per gli addetti ai lavori e pubblicazioni di vario genere. Come ti dicevo, mi piace ripubblicare antichi libri sui bari, commentandoli per far capire al lettore di oggi il significato di ciò che è scritto; in questo momento sto pensando di riportare alla luce un altro testo di inizio Ottocento, se tutto va bene uscirà tra circa un anno.
Non so per bene da cosa già allora volessi essere 'libero libero' (mi fa piacere che anche tu citi il buon vecchio Vasco), forse volevo solo evitare di avere un vita 'piatta': fino ad ora mi è andata bene".



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