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QUI E ORA/HAPPY DAYS

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

12
DIC
2018

Il tragico incidente accaduto in una discoteca di Corinaldo durante il concerto di Sfera Ebbasta ha sconvolto l'opinione pubblica. Il popolo dei social se la prende con il cantante e con le vittime invece che con i veri responsabili

La notte di venerdì 7 dicembre scorso, in un locale di Corinaldo, in provincia di Ancona, si è esibito, per la gioia dei suoi giovani fan, il cantante trapper Sfera Ebbasta. Per molti adolescenti, Sfera Ebbasta è un genio musicale del genere trap, una variante dell’hip hop derivato dal shoutern nato nel sud degli States negli anni 2000. Il trap in Italia ha diversi esponenti che riscuotono notevole successo, come Ghali, Dark Polo Gang, Izi, Tedua, Young Signorino, Rkomi, Achille Lauro, Enzo Dong, Drefgold, Capo Plaza e, appunto, Sfera Ebbasta. Sono giovani e giovanissimi interpreti che, nel loro settore musicale, sono apprezzati anche da generazioni oltre a quella dei teen. A ogni loro concerto, infatti, riescono a riempire piazze, locali e discoteche di spettatori che ballano e cantano le produzioni dei loro interpreti preferiti. Così sarebbe stato anche venerdì notte nella discoteca Lanterna Azzurra Clubbing di Madonna del Piano, nelle campagne di Corinaldo, quando, mentre i ragazzi che aspettavano l’esibizione di Sfera Ebbasta, la sala è stata invasa da un odore acre e pungente tale da costringere gli spettatori a cercare salvezza all’esterno. Il locale conteneva circa 700 persone che si sono riversate alle uscite, generando una pericolosa calca, tale da causare la morte per schiacciamento di cinque adolescenti e una donna adulta, oltre il ferimento di altri 60 di cui 7 in modo grave. Sono alcuni anni che, in occasione di concerti, ci sia qualcuno che disperda spray urticante a base di capsicina, generalmente impiegato come dissuasore in caso di aggressione. Alcune bande criminali lo adottano per generare caos durante il quale riescono a sottrarre rapidamente denaro e preziosi a chi è impegnato a sfuggire al gas. Come se non fosse sufficiente, qualche giovane idiota ha interpretato questo atto demenziale come una moda da ripetere in occasione dei concerti. Questa volta, però, lo spray ha trasformato un furto o una balordaggine in una strage, dato l’esito di quella che, da una festa, si è trasformata rapidamente in un’ecatombe. Le vittime sono: Asia Nasoni, 14 anni, di Senigallia; Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia; Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano; Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone; Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia; Eleonora Girolimini, 39 anni, di Senigallia. Quest’ultima aveva accompagnato sua figlia undicenne che, a costo della vita, ha salvato dalla morte. La tragedia di Corinaldo ha sconvolto l’intera nazione specie per l’insensatezza di quelle morti causate da un gesto criminale e sconsiderato. A rendere ancora più complesso e deleterio il tentativo di fuga degli spettatori, è stato il sovraffollamento del locale che poteva ospitare meno persone di quelle presenti e che era dotato di uscite di sicurezza non idonea all’evacuazione di massa. Questo è quanto emerso nelle prime fasi delle indagini che avrebbero anche individuato il sospetto responsabile della diffusione del gas. Ciò che resta è la morte di cinque adolescenti e della mamma di quattro figli ai quale nessuna condanna o risarcimento potrà restituire la vita. Unica cosa possibile è porre in atto strategie concrete per evitare che simili condizioni si ripetano ancora. Prima di esprimere giudizi lapidari sui responsabili, sarà necessario attendere l’esito dell’inchiesta ma, esaminando i filmati e le immagini della tragedia, si può desumere quanto la discoteca, a prescindere dal dramma in questione, non fosse adeguata alle norme di sicurezza vigenti. Dalle testimonianze raccolte fra i presenti, inoltre, pare che gli addetti all’ordine non fossero formati per la gestione dei casi d’emergenza tanto da rivelarsi più un ostacolo alla fuga che un aiuto. Si ripropongono, quindi, le frequenti inadeguatezze di diversi luoghi destinati alla collettività che risultano, tutt’oggi, privi o carenti delle misure di sicurezza e di personale formato preposto alla loro attuazione. Indipendentemente dall’azione scellerata di chi ha diffuso gas urticante nella discoteca, nulla sarebbe cambiato in caso d’incendio, calamità naturale o atti di terrorismo. Le conclusioni devono essere tratte da inquirenti ed esperti, gli unici dotati degli strumenti necessari a individuare le cause e prevenire eventi futuri simili. Eppure, a fronte di questa ovvietà, l’opinione pubblica non si è limitata a esprimere il proprio cordoglio per le vittime ma, secondo la tendenza sempre più diffusa, ha dato sfogo alle proprie frustrazioni, diffondendo opinioni pseudo tecniche, scientifiche, legali, mediche e sociologiche degli eventi alle quali è seguito, il linciaggio mediatico a mezzo social. Sembrerebbe evidente che l’attenzione si sarebbe dovuta concentrare sulla disgrazia e sulle vittime ma, oltre ogni ragionevole logica, il latrato rabbioso di una parte degli italiani è stato indirizzato contro di loro, i loro genitori e il trapper che si stava esibendo. Secondo il nuovo trend istituzionale che legittima chiunque, anche chi è privo di qualsiasi competenza, a esprimere il proprio parere intriso di odio e condanna verso qualcuno, anche in questo caso sono stati attaccati gli adolescenti, i loro genitori e il trapper, giudicati causa o concausa della disgrazia. È vero che il trap sia caratterizzato da contenuti provocatori ma, sicuramente, non tali da rappresentare un pericolo sociale quanto, piuttosto, a indicare l’immagine che gli adolescenti hanno del malessere sociale cui assistono e cui rispondono con edonismo e carpedismo. È molto più preoccupante ascoltare il parere di adulti che attaccano le nuove generazioni come se loro avessero raggiunto la maturità senza passaggi intermedi. Gli adolescenti di qualche anno fa s’ispiravano alla “ribellione senza motivo” di James Dean, o al “machismo bullista” di Grease, così come all’heavy metal, farcito di teatralità, travestitismo decadente e horror satanico o al rap di Coolio ed Eminem, all’hard rock dei Guns N’ Roses e alla trasgressività di Marilyn Manson, eppure, a meno di pochi soggetti psicolabili, nessuno di loro si è trasformato in un guerriero di strada farcito di stupefacenti mentre comanda bande di quartiere al termine della celebrazione di una messa satanica. Al contrario, chi ha trascorso la propria adolescenza fra oppressioni e perbenismo, si è rivelato un disadattato cronico pronto a castigare chiunque fosse uscito dalle proprie limitazioni mentali, anche prescindendo dal proprio ruolo sociale, dalle proprie competenze e dalla propria rettitudine. Il testo di una canzone di Sfera Ebbasta esprime il peggior maschilismo recitando: “Hey troia! vieni in camera con la tua amica porca, quale? quella dell'altra volta, faccio paura, sono di spiaggia vi faccio una doccia, pinacolada, bevila se sei veramente grezza, sputala poi leccala leccala…” che, fondamentalmente non differisce, se non per forma, dagli scopi di un testo di Adriano Celentano del 1979 che recitava: “E uno schiaffo all'improvviso le mollai sul suo bel viso, rimandandola da te…” diffondendo la liceità in merito alla punizione violenta verso una donna da possedere, in preda a indecisioni sentimentali. L’allarme sociale, quindi, non può essere innescato per il contenuto delle canzoni o l’atteggiamento dei musicisti, verso i quali non c’è nessun obbligo di ascolto. Non è a loro che può imputarsi la dilagante decadenza o la perdita dell’etica che, al contrario, loro raccontano e inscenano. Seppure i testi di alcune canzoni fossero eccessivamente trasgressivi o farciti di turpiloquio, dovremmo chiederci perché i trapper come Sfera Ebbasta raccontino del puzzo vomitevole che rilascia l’odio profuso fra le strade del nostro Paese, piuttosto che celebrare il profumo della vita. Invece di riflettere sull’opportunità di scegliere percorsi mirati alla crescita sociale e culturale finalizzata a obiettivi solidi e durevoli, i cyber perbenisti, magistralmente descritti da Frankie Hi Energy, preferiscono esternare le proprie frustrazioni contro nemici creati dai loro mentori per distrarre l’attenzione dai problemi veri e mai risolti.


 



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