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Ippazio Stefàno/La solitudine del cittadino primo

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

3
MAG
2013

 

Dopo essere stato acclamato come “l’eroe senza macchia e senza paura”, vive ora un dei momenti più difficili della sua avventura/dissaventura da sindaco di Taranto. Intanto Mimmo Lardiello, coordinatore provinciale della “Giovane Italia”, suona la sveglia a tutto il centro destra ionico
 
Fin dalla sua prima elezione nel 2007, non è mai stata facile la vita di Ippazio Stefàno, sindaco di Taranto. Candidato da una coalizione di partiti (UDEUR escluso) e movimenti a sinistra del centro sinistra,  si scontrò con l’allora, come ora, presidente della Provincia Gianni Florido il quale, affetto dalla sindrome di Narciso, convito di “piallare” l’avversario, fu sonoramente battuto rimediando così un epica figuraccia. Con una lunga militanza politica alle spalle, eletto per due volte Senatore, ma soprattutto stimato pediatra, Ippazio Stefàno veniva raffigurato come la persona giusta, un  galantuomo, alla quale si aggrappavano le speranze di rinascita della città dei due mari. La sua doveva essere una “passeggiata” sulle macerie di Taranto e del centro destra tarantino, lasciate in eredità dall’amministrazione di Rossana Di Bello e dalla gestione commissariale di  Tommaso Blonda che il 18 ottobre 2006 dichiarò, forse con troppa fretta, il dissesto finanziario del comune. Invece quella passeggiata si trasformò da subito in una salita verso il Calvario, costellata da tanti voltagabbana e pochi Cirenei. Eppure, nonostante una lunghissima serie di maggioranze variabili, passati indenne i primi cinque anni, l’indomito Stefàno ci riprova e, asfaltando nuovamente i suoi detrattori, nel maggio 2012 viene riconfermato alla guida della città. Il “pacifista con la rivoltella” continua nella sua avventura di tentare di ridare un’anima a una città ormai smarrita ma, ancora una volta, deve scontrarsi con i malumori e i mal di pancia soprattutto della sua (?) maggioranza. Alcune scelte sembrano, per così dire, naif, esempio le nomine degli assessori,  eppure lui continua serafico a tirar dritto come se nulla fosse. Non ha mai avuto paura di scendere tra la gente e affrontare di persona anche i contestatori e con orgoglio rivendica i risultati raggiunti in questi anni, soprattutto in campo di welfare, testardamente pronto a inseguirne altri. Eppure la caratteristica principale di Ippazio Stefàno, che a volte può rappresentare una virtù, è quella di essere un Sindaco “solo” soprattutto nei momenti più delicati del suo mandato. E quello che sta attraversando in questi giorni, è proprio uno di quelli. Pochi giorni fa, le agenzie battono la notizia che il primo cittadino di Taranto è destinatario di un avviso di garanzia relativo all’affaire “Ambiente svenduto”. Subito si leva il coro delle opposizioni che chiedono le sue dimissioni e lo stesso Stefàno, a seguire, ne paventa la possibilità. Sui social network, berlina e ghigliottina del nuovo millennio, così come nelle tradizionali piazze di paese è un susseguirsi di dileggio e prese di distanze e l’uomo che, nel maggio del 2010 presentò un esposto in Procura sulla questione Ilva, diventa in pochi minuti un untore. In questa vicenda imbarazza e non poco il silenzio glaciale di quei partiti e movimenti che dovrebbero rappresentare la sua maggioranza, un silenzio che colpisce tanto da spingere Cosimo Borraccino, consigliere provinciale di SEL, a manifestare pubblicamente il suo sconcerto con un post sul suo profilo Facebook: “EZIO: una persona perbene!!! Ci sono stati momenti nei quali sono stato in contrasto politico con lui ed ho pubblicamente espresso critiche nei confronti della sua attività amministrativa, ma non ho mai dubitato sulla sua dirittura morale. Continuo oggi ad avere piena fiducia sulla sua integrità morale! Oggi scrivo questo post (probabilmente un po' impopolare.... ma bisogna avere il coraggio di esprimere le proprie idee, sempre), perché ricordo i momenti in cui tutti salivano sul carro vincente... ed oggi trovo squallido tanto silenzio "assordante" proprio da parte di chi, in questi anni, gli e' stato comodamente seduto accanto.” 
Passano poche ore e si scopre che quell’avviso di garanzia altro non è che una proroga delle indagini in corso e che Stefàno è dentro per via di “un esposto presentato dall’ex consigliere Condemi che “mi accusa di non aver preso il provvedimento di chiusura dell’Ilva. Non lo ha fatto la magistratura, figuriamoci se potevo farlo io”. Così la minaccia delle dimissioni rientra, ma non  mugugni e malumori e la risalita al calvario riprende con la folla che si assiepa sempre di più ai bordi della strada. In fondo, il percorso di Ippazio Stefàno assomiglia molto a quello di un altro ex osannato, Mario Monti, la cui storia da Primo Ministro è stata brevemente riassunta da Gian Antonio Stella sul “Corriere della sera” del 1 maggio: “Ma certo fa impressione il modo in cui molti della sua ex maggioranza (altri a sinistra e a destra non c’entrano perché furono coerenti e ostili fin dall’inizio) lo hanno incensato, inghiottito e sputato.” Intanto, mentre il centro sinistra a farsi del male ci pensa da solo, il centro destra stenta ancora a rimettersi dopo la “tranvata” post-dibelliana e a suonare la sveglia, questa volta, ci prova Mimmo Lardiello, coordinatore provinciale della “Giovane Italia”, secondo il quale “Le dimissioni del Sindaco, anche se non dovessero arrivare nell’immediato, costituiscono comunque una eventualità concreta che ben si sposa con il pensiero di coloro i quali immaginano che lo Stefano Bis abbia comunque un destino che non potrà andare a definire il completamento della legislatura.” “E allora che fare?” si chiede Lardiello “C’è oggi la necessità concreta di dare una enorme, definitiva e decisa ripartenza al progetto del centro destra per la città. Un progetto che guardi al futuro, alla modernizzazione della macchina amministrativa, all’abbattimento dei retroterra concettuali che fanno da decenni della città una terra di conquista e di frontiera, capace di imbarcarsi problematiche di così rilevante entità da non riuscire ad essere risolte nemmeno sul campo istituzionale nazionale. Oggi - continua Lardiello - il centro destra e dunque più che mai il PDL, sono di fronte alla necessità di rompere gli indugi anche per ciò che riguarda la politica della città. Il tempo delle attese deve immediatamente concludersi per lasciare lo spazio ad una nuova progettualità politica che guardi a tutte le forze attualmente presenti sul campo. Dalle associazioni ambientaliste a quella piccola e media imprenditoria che, nonostante tutto, oggi trova il coraggio di investire e di sforzarsi per rendere la città appetibile per coloro i quali ci visitano o ci guardano da lontano. Dare vita alla vocazione turistica non dalle pagine dei giornali ma dalla politica del fare. Insomma, individuare quelle figure che possano dare all’amministrazione comunale del futuro la spinta giusta per guardare lontano. Avere la forza di recuperare le nostre intelligenze emigrate per necessità e perché la loro città di origine non faceva altro che respingerli. Ridare entusiasmo a chi, nonostante tutto, non ha mai smesso di credere nel centro destra, nei suoi valori e nei suoi ideali, subendo il pressappochismo di un centro sinistra fallimentare nelle idee, negli uomini e nei progetti. Capace in questi anni solo di vendere fumo, di fare false promesse, di contrabbandare realtà inesistenti e di dare alla gente l’illusione che spettava a loro il compito di cambiare le cose. Gli unici risultati raggiunti parlano di una città sempre di più ricurva su se stessa, diventata incapace di immaginare un futuro, oppressa, silenziosa e sempre più votata alla depressione generale.” - Ed è rivolto alla ricerca di una figura che ben si possa spendere, l’appello finale del giovane avvocato tarantino - “Il tempo dell’attesa è dunque finito. Spetta a noi, oggi più che mai, individuare quelle figure che possano essere capaci di recuperare il tempo perduto e di incarnare un nuovo grande progetto. Per fare questo, il primo step guarda all’individuazione di una guida forte e capace per il partito in città. Facciamo presto, prima che sia troppo tardi.” 
 
 
 
 


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