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La difesa è sempre legittima? / Una riforma nata con le migliori intenzioni può comportare esiti inaspettati

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

10
APR
2019

Si sa che le leggi influenzano i comportamenti: aver contezza di un’eventuale sanzione ci rende più restii nel commettere certi errori. E, d’altronde, un discorso analogo e contrario vale per i cosiddetti incentivi: la loro presenza può renderci meglio disposti a mettere in atto determinati comportamenti virtuosi. Lo Stato, per definizione, dà delle regole, e i cittadini, nel bene o nel male, si conformano a esse: a quelle esplicite così come a quelle implicite, a quelle scritte così come a quelle non scritte, ossia alle prassi e alle consuetudini che effettivamente vigono in un dato territorio.

E ogni riforma, in ragione delle sue novità, porta dei cambiamenti, che finiscono sempre per stabilizzarsi in nuovo equilibrio. E qualsiasi cambiamento normativo si attua di fatto nel comune sentire di un popolo, che a suo modo interpreta e assimila ogni novità in maniera non sempre pienamente prevedibile: ci è dato sapere per certo quel che la legge sancisce, ma non possiamo prevedere con la stessa certezza l’esito che ciò sortirà sui comportamenti effettivi.

Pertanto, una riforma nata con ottime intenzioni può anche comportare esiti inaspettati. Poniamo il caso della legittima difesa. È sacrosanto che lo Stato tuteli il diritto di difendere la famiglia, la propria persona e la casa: su questo non si discute affatto! D’altro canto, già esisteva una normativa a riguardo, la cui applicazione (meno di dieci casi all’anno) era affidata al buonsenso della magistratura. Ma con la recente modifica sembra che la difesa domiciliare sia divenuta “più legittima”, specie se agita in risposta a una minaccia o in condizioni di “grave turbamento” derivante dalla situazione di pericolo in atto. Si amplia così - almeno nella percezione popolare - la tutela di chi si difende, e si alza la posta in gioco di chi si trova dove non dovrebbe.

Non escludo che l’alto rischio connesso alla violazione di domicilio fungerà da deterrente in molti casi: alcuni delinquenti cambieranno settore, ma i restanti (pochi o tanti, non ci è dato saperlo), a fronte dell’alto rischio che sono disposti a correre, saranno (presumibilmente) portati a tentare il tutto per tutto. «A estremi rimedi estremi mali», mi vien da dire ribaltando un noto proverbio.

Ma queste sono solo divagazioni criminologiche non ancora suffragate da dati oggettivi. Di certo, se proprio vogliamo dei dati, possiamo ricavare degli spunti interessanti dall’esperienza statunitense, ossia dal varo della legge Stand Your Ground, che legittima la difesa di chi si sente - ribadisco: si sente - minacciato, anche per strada. Questa riforma, per quanto si spinga ben oltre, risulta paragonabile alla nostra solo nella misura in cui amplia, teoricamente, la copertura della legittima difesa. E, pertanto, può darci soltanto dei vaghi spunti sugli effetti dei cambiamenti in senso estensivo, da considerare sempre e comunque con la dovuta cautela del caso e al netto delle tantissime differenze che intercorrono tra i due contesti nazionali.

Fatto sta che dall’entrata in vigore della Stand Your Ground si è registrato un aumento significativo degli omicidi, guarda caso solo negli Stati in cui tale legge vige e non negli altri (chi è interessato può leggere questo articolo scientifico al seguente indirizzo https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/fullarticle/2582988). D’altronde sembra (parlo degli Stati Uniti) che abbiano usufruito di tale legittima possibilità soprattutto persone avvezze all’uso delle armi, e tra loro molte persone con precedenti penali, perché (diciamolo!) non sono moltissimi i comuni cittadini capaci di usare un’arma con freddezza e perizia (come ci indica questo editoriale  del New York Times https://www.nytimes.com/2015/05/04/opinion/stand-your-ground-makes-no-sense.html).

Certo, la nostra riforma, come ha ribadito più volte l’Associazione Nazionale Magistrati, non esonera da accertamenti chi sostiene di essersi difeso: una morte violenta verrà sempre sottoposta a una valutazione da parte della magistratura. In concreto non cambia molto, se non gratuito patrocinio a chi ha agito nella legge e pene più severe per chi delinque, e su questi punti siamo d’accordissimo. Chi non può o non sa difendersi rimarrà comunque in balia dei prepotenti, ma questa, purtroppo, è la triste verità della vita. Quel che desta la nostra curiosità scientifica non è tanto il merito della riforma (magari visceralmente condivisibile per molti!) quanto la narrazione con la quale viene presentata («la difesa è sempre legittima», dicono le magliette) e tutte le sue eventuali e indirette conseguenze.

Ma, per grazia di Dio, viviamo in un mondo così complesso che nessuno è in grado di prevedere il futuro. Possiamo temere il peggio, sperare il meglio. Io, a scanso d’equivoci, lascio che parlino i dati.

 

 

 

Riferimenti

Humphreys, D., Gasparrini, A., & Wiebe, D. (2017). Evaluating the Impact of Florida’s “Stand Your Ground” Self-defense Law on Homicide and Suicide by Firearm. JAMA Internal Medicine, 117(1), 44-50. doi:10.1001/jamainternmed.2016.6811

Spitzer, R. (2015, maggio 4). Stand Your Ground makes no sense. The New York Times, 23. Tratto da https://www.nytimes.com/2015/05/04/opinion/stand-your-ground-makes-no-sense.html

 



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