MENU

Omosessualità, offese e diffamazioni: Sgarbi assolto, Pillon condannato

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
APR
2019

L’11 di aprile scorso sono state emesse due sentenze che avevano per argomento cardine l’omosessualità. Seppure appaia un paradosso l’accoppiamento fra un processo e una condizione personale, il primo verdetto riguarda il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi e l’altro il senatore della Lega, Simone Pillon, conosciuto per le sue posizioni sulla famiglia tradizionale.

Il procedimento contro Sgarbi si è concluso con la sua assoluzione in Cassazione mentre quello nei confronti di Pillon, presso il Tribunale di Perugia, è terminato con la sua condanna per diffamazione, pena sospesa con il pagamento di una multa di 1500 euro e un risarcimento di 20mila euro a favore del circolo Arcigay Omphalos e di 10mila euro a Mauro Monni, responsabile del gruppo giovani dell’associazione. Sebbene i casi riguardino fatti assolutamente indipendenti, le due sentenze convergono su di un unico argomento: il riconoscimento dell’omosessualità all’interno della società civile e l’obbligo di rispetto verso gli esseri umani qualunque sia l’espressione delle proprie preferenze sessuali all’interno della legalità.

Nel caso di Sgarbi, questi si era rivolto a Gianfranco Cerasoli, all’epoca dei fatti segretario della Uil Beni Culturali, chiedendogli esplicitamente se questi avesse un interesse sentimentale per lui, visto l’eccesso di attenzioni che gli prestava. Circa Pillon, il senatore aveva più volte espresso pubblicamente atteggiamenti omofobi e muovendo anche accuse d’istigazione all’omosessualità nei confronti degli esponenti del circolo Lgbti  Omphalos di Perugia. La sentenza a favore di Vittorio Sgarbi ha significato in merito al principio basilare che chiedere a un individuo se è omosessuale non è un’offesa, in quanto questa è una condizione personale considerata normale all’interno delle società civili. Informarsi sui gusti sessuali dell’altra parte a confronto, quindi, può essere indelicato ma non offensivo. Omosessuali si può o non essere senza che questo interferisca nella vita altrui e informarsene, per quanto indiscreto, deve avere la stessa valenza del domandare a un individuo se è sposato o convive, oppure a un interlocutore biondo, se i suoi capelli sono naturali o meno. Sotto il profilo etico, è certamente più immorale sentirsi offesi per una domanda come quella rivolta da Vittorio Sgarbi, che l’oggetto della domanda stessa, alla quale, nello specifico, era possibile rispondere liberamente in modo affermativo, negativo o dubbioso.

Quella di Pillon, invece, è stata la deliberata scelta di attaccare la comunità Lgbti usando frasi in dispregio delle loro scelte sessuali con il chiaro intento di discreditarle. Nel dettaglio, il circolo Omphalos di Perugia promuoveva campagne sociali contro il bullismo e a favore della prevenzione dalle malattie veneree nelle relazioni di coppia. Dalle sentenze emergono due certezze che devono restare bene impresse: l’omosessualità deve essere accettata dalla società come una normale componente delle scelte e delle attitudini individuali e, come tale, merita il dovuto rispetto. L’altra stabilisce che nessuno ha diritto di denigrare i propri simili al solo scopo di avallare una propria tesi o con la finalità di perseguire un vantaggio personale. Per quanto il senatore Pillon abbia lasciato intendere la sua indifferenza alla sentenza che considera una medaglia alla sua lotta, il verdetto ha, invece, riportato alle ribalte della cronaca le sue esternazioni oscurantiste, spesso squallide e prive di fondamento, evidentemente non lecite, che lo hanno, tristemente, reso noto. La giustizia italiana, lenta, pregna di problematiche, in perenne necessità di adeguamento e sottoposta alle pressioni politiche, l’11 aprile ha scritto una bella pagina di civiltà del Paese.    



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor