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E se il problema fossimo noi e non i social

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

26
APR
2019

La nuova moda è quella di uscire dai social network con la scusa che questi ultimi sarebbero dannosi per la psiche umana perché ingenererebbero una certa forma di alienazione dal mondo reale.

L’ultima in ordine di data ad essersi conformata alla trovata cool del momento è Alexandria Ocasio Cortez, la più giovane parlamentare nella storia Usa, nota come "politica influencer" per i milioni di follower e per averci costruito una carriera politica sull’uso dei social media.

«Ci sono effetti negativi per tutti: per i giovani, per i bambini al di sotto dei tre anni che passano molto tempo davanti allo schermo, per gli anziani. I social media aumentano il rischio di isolamento, depressione, ansia, dipendenza, estraniamento» -  ha affermato come folgorata sulla via di Damasco -  e magari non ha tutti i torti.

Bisognerebbe però comprendere se sia nato prima l’uovo o la gallina e cioè se i social network siano stati gli artefici della morte delle relazioni umane oppure se essi siano arrivati a valle di un processo di involuzione che ha solo trovato una valvola di sfogo nelle nuove tecnologie.

A noi pare di ricordare che discorsi simili si facessero anche con la diffusione dei primi telefoni cellulari, con la creazione degli sms, con la nascita di internet e via discorrendo.

E allora viene il dubbio che l’involuzione non sia un effetto collaterale ma una vera e propria regressione culturale su cui gente come Mark Zuckerberg ha saputo abilmente fare business, agevolando magari il declino comunicativo.

I nuovi media sono un ottimo strumento di diffusione di notizie e di idee così come possono essere uno strumento utile a mantenere certi contatti che altrimenti sarebbe difficile difendere dal tempo e dalle distanze.

E se poi trovi la persona che ti mette un like sulla pagina convinta che sia esaustivo di un rapporto umano ma quando ti incontra de visu resta indifferente o quasi disinteressata alla conversazione, non puoi addossare la colpa a Facebook.

E’ solo che non ci fidiamo più gli uni degli altri, abbiamo perso l’abitudine a dare credito alle persone, a dar loro il beneficio del dubbio quasi come se volessimo rimanere nel nostro recinto di consuetudini.

Siamo tremendamente impauriti dal sospetto che il prossimo voglia fregarci, che voglia da noi qualcosa e allora lo teniamo a distanza di sicurezza e cioè relegato tra i follower come se volessimo esporci ma non troppo. Ovviamente chi si espone è pazzo, chi si lascia sorprendere dal prossimo è uno strano. Se queste sono le premesse, allora il problema siamo noi.

 



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