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Tabaccaio uccide ladro alle spalle: è davvero legittima difesa? / di Paolo Bruni

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

17
GIU
2019

È indiscutibile che qualsiasi cittadino italiano abbia il diritto di spostarsi liberamente sul territorio nazionale, di sentirsi protetto nella sua abitazione o presso il suo luogo di lavoro senza doversi preoccupare della propria incolumità e quella delle persone a lui vicine, così come della sottrazione dei suoi beni. In sostanza, un cittadino italiano dovrebbe poter vivere sentendosi protetto in qualsiasi parte della Nazione senza dover attuare particolari forme di difesa. In realtà, questo non avviene ed è necessario adottare tutele da furti, aggressioni, violenze fisiche, truffe che sono una realtà parallela alla vita civile all’interno delle comunità ma sempre presente in essa.

Alla prevenzione dai crimini sono preposte le forze di polizia ma, per una combinazione di fattori, non possono sempre garantire la sicurezza tempestiva, efficace, preventiva, risolutiva e, di fatto, i cittadini vivono nel perenne timore di divenire vittime. Non è corretto attribuire alle forze di polizia la mancanza di sicurezza sul territorio ma sarebbe positivo se esse fossero indirizzate verso le reali emergenze sociali, così come sarebbe opportuno selezionarne attentamente i membri affinché siano seriamente motivati e liberi da condizionamenti ideologici. Naturalmente, dovrebbero essere garantite le loro esigenze sotto ogni aspetto, condizione non sempre e completamente soddisfatta.

Oltre questo, si osserva uno scollamento fra i corpi di pubblica sicurezza e la magistratura come se le leggi da tutelare e amministrare fossero differenti per i diversi organi istituzionali. Di fatto, anche se non è possibile identificarne il momento preciso, lo Stato ha lentamente delegato ai cittadini i suoi ruoli nell’ambito della pubblica sicurezza, complice la continua pressione politica su forze di polizia e autorità giudiziaria. È possibile, però, individuarne l’atto finale in termini temporali, rappresentato dalla legge 26 aprile 2019 n. 36 sulla legittima difesa. Su queste pagine abbiamo ampiamente trattato di tutti i suoi aspetti, esponendo perplessità in merito alla sua attuazione così come sulle conseguenze che avrebbe determinato, in particolare per com’è stata presentata, lasciando intendere all’elettorato che fosse titolato a farsi giustizia in proprio. Infatti, gli esiti non hanno tardato ad arrivare.

Il 7 giugno scorso, durante la notte, una rivendita di tabacchi di Via Torino, a Pavone Canavese, è stata oggetto di un furto e il titolare, Franco Iachi Bonvin, residente in un appartamento posto sopra l’attività, ha aperto il fuoco sui malviventi uccidendone uno. In un primo momento, l’esercente aveva dichiarato una colluttazione confluita in un conflitto a fuoco ma, da successivi accertamenti, si è appurato che questi aveva esploso sette colpi di pistola all’indirizzo dei ladri, ferendone uno a morte, Ion Stavila, alle spalle e durante la sua fuga. Di fatto, Franco Iachi Bonvin ha compiuto un’esecuzione capitale, forse non consciamente ma sotto l’influsso del clima forcaiolo diffuso nel Paese. Infatti, il Ministro dell’Interno ha espresso la sua immediata solidarietà al tabaccaio, considerando giusta la sua reazione.

Quanto accaduto ha dimostrato la fondatezza delle molteplici obiezioni all’ampliamento della legittima difesa. Le scelte politiche populistiche, azzardate e avulse dalla realtà sono, storicamente, sempre state causa di gravi conseguenze e, in quest’occasione, la morte di un uomo che, invece, avrebbe dovuto subire un regolare processo, e gli esiti penali di un omicidio per la vittima del furto.

Chi ha voluto questa legge sciagurata ritiene che la morte sia una diretta conseguenza dei reati e considera doppiamente vittime gli autori degli eccessi di legittima difesa sottoposti a processo. Le leggi dello Stato e la giusta pena sono state sovvertite a favore dei successi effimeri con le fasce sociali più condizionabili. Non è istaurando uno stato di polizia che si possano mutare le aberrazioni, specie se alle forze di pubblica sicurezza s’impone un’eccessiva funzione politica assoggettandole alle volontà dei differenti governi. Agire soltanto sugli effetti di un problema non ne individuerà mai le cause .

 



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