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Quanto zelo contro Feltri / di Vito Massimano

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

24
GIU
2019

"Caro Presidente, abbiamo deciso di autosospenderci dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l'iscrizione all'albo professionale di Vittorio Feltri". Comincia così la lettera aperta scritta da Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo al presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna.

Secondo gli indignati autosospesi "le parole di Vittorio Feltri su Andrea Camilleri e le sue opere hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria. Adesso basta. O noi o lui. Quel "terrone che ci ha rotto i coglioni" per noi figli del Sud è inaccettabile”.

Nell’articolo incriminato il “sciurdiretur” avrebbe ecceduto allorquando definisce “Andrea Camilleri marxista impenitente che, per quanto comunista, aveva un talento notevole di narratore che me lo rendeva simpatico". E inoltre, dopo aver riconosciuto le indubbie doti dello scrittore, ha anche commentato dicendo che "l'unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo".

Alcune banali precisazioni: al netto del “terrone”, il cui utilizzo da parte di Feltri a me sembra una magmatica stronzata che potrebbe benissimo risparmiarsi ma al cui uso non attribuisco – da terrone – un significato razzista, a me Montalbano ha rotto i coglioni a tal punto da non averlo mai visto per più di quindici minuti in tutta la mia vita. Mi sbaglierò sicuramente e saprete perdonarmi l’errore ma è questione di gusti. Se è per questo, anche il di lui fratello – il segretario del PD -  mi provoca una certa qual infiammazione dei testicoli.

Tutto questo fa di me un razzista? Tutto questo mi espone a un eventuale procedimento disciplinare da parte dell’ordine? E il reato sarebbe un reato d’opinione o di lesa maestà?

Giusto comunque che Ruotolo e Borrometi si scaglino contro quel satanasso di Vittorio Feltri, quel popolano dalle opinioni così taglienti e dal linguaggio talmente colorito da non poter nemmeno pensare di aspirare ad avvicinarsi ai giornaloni così garbati, pacifisti e perbenisti come quelli gauche.

Però crediamo che le anime belle dovrebbero esserlo sempre e non solo quando si tratta di colpire il collega scomodo.

E allora magari ci sarebbe piaciuto che costoro, lancia in resta, avessero tentato di “autoradiarsi” dall’Ordine dei Giornalisti anche quando Marco Travaglio in questi anni ha pensato bene di spargere odio e nomignoli (psiconano, banana, papi, pregiudicato) all’indirizzo di un signore che non ha attraversato momenti felici dal punto di vista della salute. Ci sarebbe anche piaciuto che – dopo la giusta romanzina a Vittorio Feltri – Ruotolo e Borrometi avessero ammesso che magari sparare a palle incatenate contro gli avversari politici come ha fatto Camilleri in questi ultimi tempi ("Vedere Salvini impugnare il rosario dà un senso di vomito") è divisivo dal punto di vista personale prima che politico (l’aspetto politico è l’ultima cosa). Autorizza il registro verbale del Maestro ad infierire in questo momento così delicato per lui? Certo che no. Ma il comportamento non aiuta e comunque Feltri non lo ha fatto.

Ci sarebbe piaciuto, solo a puro titolo di esempio, che Ruotolo e Borrometi avessero trovato anche un briciolo di tempo per commentare le intemerate di don De Capitani secondo il quale – parlando di legittima difesa - "se è lecito uccidere chi minaccia la nostra vita, allora io ho il diritto di uccidere Salvini: infatti mi sento minacciato da lui perché ci sta rubando la democrazia". Cosa ne pensano? Da giornalisti bravi questa notizia non li colpisce nemmeno un po'?

Strano che dei giornalisti così attenti trovino il tempo per fare l’analisi grammaticale, logica e del periodo quando si tratta di impastare le articolesse di Feltri in maniera tale che si trasformino in una sciacallata ai danni di Camilleri mentre su molte cose appaiano così distratti. O reticenti?

Sarebbe bastato solo leggere il pezzo del Direttore di Libero per capire che – piaccia o meno – non contiene alcun elemento sconcertante così come basterebbe solo avere un minimo di cura quando si scelgono gli argomenti su cui montare le polemiche e rendersi preventivamente credibili non sconcertandosi per la violenza verbale a fasi alterne.

Detto questo e fatti i dovuti auguri al Maestro Camilleri - che forse in questa vicenda è stato usato in maniera probabilmente disinvolta - se qualcuno vuole radiare anche noi giornalai di quart’ordine perché osiamo dissentire, allora si accomodi pure.

Non faremo resistenza ma non ci chiedete di tacere di fronte a chi pensa che l’Ordine debba ospitare giornalisti omologati ad un unico pensiero: quello di Ruotolo e Borrometi.



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