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Ai teatri e ai cinema serve un´alternativa

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

7
NOV
2020

Come comunità e come singoli individui, nel buco nero di una pandemia che sembra non finire più abbiamo bisogno di arte, cultura e bellezza come del pane, senza siamo tutti più deboli, più poveri, più soli. “L’arte rifonda continuamente la comunità e senza teatro la polis comincia a disgregarsi”. Questa pandemia non si lascia dominare. Lo stiamo imparando giorno dopo giorno a fatica. Ignorando l’idiozia delle varie sfumature negazioniste, i dati confermano la pressione sui reparti di terapia intensiva e ci dicono che avremo un inverno durissimo. L’unica soluzione è rallentare, svuotare, isolare. Chiudere quello che si deve, rinunciare a quello che si può. I cinema e i teatri si sono già svuotati perché contribuiscono al movimento, alla circolazione, all’assembramento. Proprio quello che si deve evitare. Non si discute la sicurezza garantita da una sala con i posti distanziati, né i contenuti, del linguaggio, dei valori e delle emozioni di uno spettacolo teatrale o musicale. Sono proprio le emozioni e i valori che bisognerebbe difendere ad ogni costo. Occorre promuovere una mobilitazione all’altezza dei tempi, per comprendere la gravità e evidenziare la responsabilità di chi, proprio perché ha a cuore l’arte e la cultura, non può mettere a rischio salute ed esistenza altrui. Non bisogna rassegnarsi. La mobilitazione degli operatori culturali e di tanti cittadini e cittadine che hanno a cuore il futuro dell’arte come quello della propria esistenza andrebbe indirizzata in un’altra direzione con meno retorica. Bisogna chiedere risorse certe e rapide per un mondo che ha sempre vissuto ai margini della povertà e che rischia di precipitare. È in gioco, puramente e semplicemente, la sua esistenza. C’è la scomparsa di un intero tessuto di compagnie, orchestre, gruppi e singoli operatori. Servono risorse, soldi e servizi subito. Occorre pensare come non perdere l’immenso valore dell’esperienza artistica e culturale. Bisogna reinventare modalità materiali e digitali, luoghi reali e virtuali, nei quali continuare a praticare arte, intelligenza, bellezza. Studiare incentivi da usare in questa direzione, progettando piattaforme e tecnologie capaci di scavalcare ogni isolamento, ogni separazione. Bisogna pretendere che i mezzi di informazione e le grandi agenzie di comunicazione aprano i loro spazi all’arte e alla cultura non solo quando protestano ma nel loro lavoro quotidiano. Le piattaforme italiane dovrebbero dare spazio a esperienze, spettacoli, scene e suoni che non possono esprimersi altrove, per concentrare appelli, petizioni, rivendicazioni. Per compensare e sostituire le sale vuote e silenziose, serve trovare soluzioni immediate per godere della cultura e di ogni forma d’arte durante e dopo la pandemia.



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