MENU

BERLUSCOLANDIA

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

17
MAG
2013

 

Era la primavera del 1993 quando sui muri e per le vie di Milano, città nella quale vivevo e lavoravo in quel tempo, comparvero dei giganteschi manifesti dai quali bellissimi neonati si rivolgevano ai passanti stupendoli con un fumetto enigmatico che diceva “Forza Italia”. In questi venti anni, tassello dopo tassello, ho cercato di dipanare l’enigma insito in quelle gigantografie e oggi posso dire di esserci riuscito in modo completo. Simboleggiavano il parto di un nuovo Stato. Un geniale imprenditore si era messo in testa l’idea meravigliosa, per lui, di far nascere una nuova nazione a sua immagine e somiglianza e di farlo, qui la genialità, attraverso la conquista democratica e incruenta del consenso e del potere. Dopo venti anni il processo è concluso e compiuto: l’Italia fa parte ormai della storia passata, benvenuti in Berluscolandia! Pensate che esageri? Vediamo un po’. In venti anni i partiti politici che hanno fatto la storia nobile di questo Paese, la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Repubblicano, il Partito Liberale, che continuano a essere i punti di riferimento delle democrazie occidentali, sono stati spazzati via per essere sostituiti da un surrogato di partito, che si definisce di centro destra, fumettistico ologramma che resterà reale fino a quando resterà in vita, politicamente, il suo Leader. Il popolo della sinistra che, quando ero un ragazzo, rivendicava orgogliosamente l’appartenenza al “grande Partito Comunista di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer” è miseramente rappresentato da una patetica accozzaglia di ex comunisti che si vergognano di dichiararsi ancora tali pur essendolo nell’animo, di livorosi cattocomunisti, di socialisti ignobili protagonisti della “diaspora” dal craxismo e di una galassia ambientalista autoreferenziale e snob. Il qualunquismo e la forma più becera della demagogia hanno trovato il loro megafono in un insolente e rozzo Masaniello, sottoprodotto della sub cultura del nostro tempo, che sogna una rivoluzione da operetta servendosi di un piccolo esercito di cerebrolesi della politica che siedono in Parlamento senza sapere minimamente cosa siano le istituzioni democratiche e il rispetto che per esse bisogna avere. Dinanzi a questa regressione giurassica del nostro sistema politico, qualcuno ancora si meraviglia che il Cavalier Silvio Berlusconi ne sia il “dominus”? Ma non è mica finita qui. C’era una volta, nella vecchia Italia, un quarto potere, la stampa scritta e parlata, che sapeva dare dignità intellettuale alla propria vocazione di analisi, di approfondimento, di critica costruttiva, di stimolo allo sviluppo della vita politica e sociale. Nella nuova nazione nella quale viviamo, patetici scribacchini possono vantare di aver scritto o parlato monotematicamente per tutta la loro carriera, a favore o contro il signore dell’etere, onanisticamente e feticisticamente ossessionati dal colore e dall’afrore delle lenzuola delle camere da letto di Villa San Martino. Tutti insieme appassionatamente, sostenitori e detrattori, hanno creato il mito effimero di un uomo che in qualsiasi altro paese, che non fosse uno “stato delle banane”, avrebbe avuto la vita politica di una crisalide. Di fronte a questo depauperamento culturale di coloro i quali dovrebbero essere la coscienza critica dei cittadini, qualcuno ancora si meraviglia che Silvio Berlusconi sia la supernova più luminosa dell’informazione nazionale? E ancora. Giulio Andreotti, scomparso pochi giorni fa, commentando le sue vicissitudini giudiziarie soleva dire “Se si eccettuano le guerre puniche sono stato accusato di essere la causa di tutte le nefandezze commesse in questo Paese da 2000 anni a questa parte”. E Giulio ha governato il Paese per sessanta anni! Sulla stessa linea di pensiero da venti anni la magistratura, o parte di essa, si sta muovendo nei confronti del Cavaliere. Dio non voglia che gli allunghi la vita politica per altri quaranta anni! Una magistratura in generale, e quella inquirente in particolare, pateticamente arroccata ai princìpi controriformisti della infallibilità del dogma giudiziario; una magistratura dimentica da tempo immemore ormai di essere figlia di Cesare Beccaria, schiava unicamente dell’indice di gradimento dell’Auditel. Ciechi e sordi tutti coloro che non vogliono rendersi conto che quanto maggiore è stato, è e sarà l’accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi, tanto maggiore è stata è e sarà la sua forza di attrazione del consenso popolare. Benvenuti in Berluscolandia, e di questo privilegio sappiamo chi dobbiamo ringraziare.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor