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Luigi Romandini/L´uomo che sfidò l´Ilva

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

17
MAG
2013

 

Definito da Girolamo Archinà una “peste” perché non si era piegato alle richieste di Florido e Conserva, Luigi Romandini ex dirigente del settore “Ecologia” della Provincia pagò il suo gran rifiuto con il passaggio a un altro incarico. In questa intervista esclusiva, le ragioni del “no”
 
Luigi Romandini è l’uomo che ai tempi della “normalità del male” è diventato una sorta di eroe senza macchia e senza paura. Ed essere senza “macchia” a Taranto, dove inquinamento prodotto dall’ILVA ha macchiato anche l’impossibile, è veramente roba da eroi. Luigi Romandini era il dirigente all’ambiente della Provincia di Taranto dal quale, secondo il GIP Patrizia Todisco, “Florido, Specchia e Conserva pretendevano l'emissione delle autorizzazioni in assenza dei requisiti normativi contrastando per tal modo il suo agire, orientato all'approfondimento delle varie questioni e alla valutazione dell'esistenza delle condizioni di legge”. Il rifiuto a tale emissione costò a Luigi Romandini prima, da Girolamo Archinà, l’appellativo di “peste”; poi lo spostamento dal settore ambiente a quello dell’agricoltura. Le sue dichiarazioni, insieme a una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, sono state determinati per l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato il carcere il Presidente della Provincia Gianni Florido.
 
Dottor Romandini, se l’aspettava quello che è successo?
«Da uomo delle istituzioni credo da sempre nella giustizia e per questo ho fiducia nell'operato della Magistratura».
 
Come si sente nel ruolo di Luigi la “Peste”
«La percezione di questo termine per me è positiva se viene espressa da chi non pensa che la legge debba essere sempre applicata. Chi ricopre una funzione pubblica è, per me, un dipendente dei cittadini e deve operare esclusivamente per il bene comune».
 
Dottor Romandini quanto le è costato quel “NO”?
«Quel "no" ha comportato molte amarezze da un punto di vista personale e professionale perché gli ostacoli che sono stati frapposti alla mia azione - che corrispondeva a un interesse pubblico - non dovrebbero mai intralciare l'attività di un soggetto investito di una funzione che deve essere svolta al servizio dei cittadini e della tutela dei loro diritti».
 
Lei ha dichiarato che rilasciare l’autorizzazione all’ILVA per la cava Mater Gratiae sarebbe stato come dare la patente a un non vedente. Secondo la sua esperienza, quanti di questi non vedenti ci sono in circolazione?
«Purtroppo temo che queste situazioni non siano molto rare ma deve confortarci la certezza che prima o poi tutti i nodi vengono al pettine».
 
Luigi Romandini ora rappresenta per tutti la faccia buona della medaglia. Non le sembra strano che fare il proprio dovere venga considerato un atto di eroismo?
«E' assurdo, ma purtroppo questo succede perché a volte percepiamo la "normalità del male" che ci fa enfatizzare anche un atto di normale correttezza come un atto di eroismo».
 
Romandini dica la verità: è pentito?
«No, non sono assolutamente pentito perchè quando agisco chiedo sempre consiglio alla mia coscienza».
 
Si risolverà mai la questione ILVA?
«Potrà risolversi soltanto se applicheremo, a tutti i livelli,  le modalità che hanno consentito a realtà territoriali che avevano i nostri stessi problemi di risolverli».
 
Per Luigi Romandini prima il lavoro o la salute?
«Assolutamente prima la salute come insegna anche la nostra Costituzione malgrado alcune avventate interpretazioni».
 
 
 


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