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Imposizione vs libera scelta

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
APR
2012

 

Storia dell’iter che avvicina i bimbi alla Prima Comunione, tra imposizioni della famiglia e cultura dominante. I temi legati al Trascendente non dovrebbero essere insegnati prima dei sedici anni, ma la catechesi inizia ad insinuarsi già a sette, contro ogni logica e dettame scientifico
 
Che bello, siamo già in clima di prime comunioni. Le campane suoneranno a festa, le famiglie saranno pronte ad andare di ristorante e a prestarsi ai flash dei fotografi che immortaleranno l’evento dei propri bimbi che, per la prima volta, sia accosteranno al sacramento dell’Eucarestia. Ma dietro quel momento apparentemente gioioso, si nasconde un processo di avvicinamento coatto. La prima comunione, infatti, viene solitamente preceduta da un immancabile itinerario di catechesi che dovrebbe portare il bimbo alla consapevolezza del gesto sacramentale in arrivo.
ETA’ DEL CATECHISMO SCESA DA QUATTORDICI A SETTE ANNI Un paio di cenni storici. Fino al pontificato di papa Pio X, la Prima Comunione era conferita in un età compresa tra i dodici e i quattordici anni, anno in cui (si fa credere che) il giovane fedele abbia una conoscenza della dottrina. Ma l’8 agosto 1910 la Congregazione dei Riti, con il decreto “Quam singulari”, abbassava l’età prescritta a sette anni, ritenendo che “non fosse necessaria la conoscenza di tutta la dottrina per ricevere validamente il Sacramento”. Concetto straziante. A questo punto si può tranquillamente sospendere l’Università a metà strada, tanto non serve sapere proprio tutto per conseguire la laurea e padroneggiare al meglio la professione futura, bastano alcuni rudimenti.
INSEGNAMENTI DA EVITARE Stando alle parole del Quam singulari, quindi, un bimbo di sette anni è già in grado di padroneggiare tutti gli argomenti relativi alla fede. Peccato, però, che la scienza (ma anche buon senso e onestà) dica tutt’altro. A partire dai due anni, infatti, lo sviluppo cognitivo di un bambino è suddiviso in tre stadi: Pre-Operatorio (2-7 anni), Operazioni Concrete (7-11 anni) e Operazioni Formali (12-16 anni). Soltanto al termine dell’ultimo stadio l’adolescente sarà in grado di affrontare ragionamenti su cose che non fanno parte della realtà percepibile, requisito fondamentale per padroneggiare i difficili temi legati al Trascendente. Ma purtroppo la realtà dice tutt’altro, con i bimbi costretti ad affrontare ragionamenti troppo profondi per le loro capacità. Uno spietato indottrinamento. Prendili da piccoli, insomma. A giocare il ruolo doloso della situazione è l’imposizione della volontà dei genitori, che dimenticano che una strada, quale può essere quella della fede, va scelta (dal diretto interessato) e non imposta. E’ in questo modo che si spingono i bambini verso il Catechismo e quindi il Cristianesimo. Perché in effetti è difficile pensare che a dieci anni un bimbo avverta l’esigenza della Prima Comunione. A quell’età, al massimo, si avverte l’esigenza di vedere le avventure di Paperino e Topolino. E chissà quanti, allora, si ritrovano seguaci di una fede sviluppatasi naturalmente, consapevolmente e spontaneamente. Se un bambino nasce in una famiglia cristiana e viene condizionato fin da piccolo, inevitabilmente questo condizionamento lo influenzerà anche da adulto. E’ la cultura dominante, in altre parole, la chiave di tutta questa triste vicenda. Allegria nei giorni di sole e malinconia nei giorni di pioggia: se cosi ci viene insegnato, di questo ci convinciamo.
BATTESIMO, IL FRATELLO MINORE DEL CATECHISMO Stesso ragionamento che si può fare del battesimo, d’altro canto. Altra azione in cui ci si dimentica un piccolo seppur cruciale dettaglio: ogni azione dev’essere basata sulla volontà della persona. Ma dopo il danno, anche la beffa. La Chiesa Cattolica, infatti, da tempo insiste ancora nel dire che “il 98% degli italiani è credente”. Facile affermare questo se si affretta a prendere in considerazione il registro dei battezzati. Un ricalcolo appare più che mai opportuno perché più di qualcuno di quei bimbi, ai quali è stata bagnata la fronte senza alcuna autorizzazione, avrà scelto la sua vera strada. Eppure è strano, perché se c’è effettivamente una strada positiva da intraprendere, di sicuro la si potrà imboccare autonomamente, senza costrizioni. Postilla a latere: è bene ricordare l’esistenza del modulo di sbattezzo e cancellazione dalla chiesa cattolica, (art. 7-comma 3 del Decreto Legislativo n. 196 del 2003), utile soluzione per eliminare i segni interni di una fede imposta e non voluta. Se prima era il bimbo a non poter opporsi all’ingresso nel regno di Cristo, con il modulo di sbattezzo sarà il parroco di turno a non poter dir di no a quel bimbo ormai cresciuto, finalmente padrone delle sue idee. La cancellazione dai registri del battesimo e dalla chiesa cattolica dovrà avvenire entro 15 giorni dalla richiesta, pena l’intervento dell’Autorità Giudiziaria. Nella vita, prima o poi, tutto torna.  


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