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Più Sodoma che Gomorra

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2013
Voglio subito sgomberare il campo da ogni possibile fraintendimento; per me Roberto Saviano è come la Multipla: o si odia, o si ama. Io mi accomodo tra quelli che propendono per la seconda ipotesi. Sono uno dei due milioni e passa d’italiani che ha comprato Gomorra e l’ha pure letto. Già dalle prime pagine mi convincevo che questo ragazzo, a ventisette anni, rinunciando  a una vita normale per vivere il resto dei suoi giorni in semi clandestinità e in perenne compagnia  di uomini che sarebbero diventati la sua ombra,  doveva essere proprio un tipo tosto o, se preferite, con le palle quadrate. Tutto quello che è arrivato dopo, è storia. Dal successo in libreria alla tv che, in fondo, ne ha fatto una soubrette dell’informazione, fino alle gelosie di basso cabotaggio o alle malevoli supposizioni di collusioni paterne proprio con quella camorra così tanto mediaticamente combattuta. Il “dopo” più prossimo, si ferma a domenica scorsa a Martina Franca. Inseguito per più di un anno, grazie alla collaborazione del Presidio del Libro ma, soprattutto, a Mario Desiati, giovane di questa terra al quale questa amministrazione non ha dedicato nemmeno un secondo, Roberto Saviano arriva nell’atrio dell’Amedeo D’Aosta e incanta i presenti. E’ una serata da incorniciare: più di mille presenti, forse più di quanti ce ne siano stati in un anno di presentazioni nella Sala degli Uccelli; oltre duecento libri venduti (possibilità non offerta a tutte le librerie della città); molti più autografi e dediche; migliaia e migliaia di foto. Non poteva essere altrimenti, con un nome così  il successo era garantito così come lo sarebbe stato con la Clerici o la Parodi; solo che domenica si è parlato di mafia e non di muffin. Dopo aver ascoltato in estasi pre ipnotica le parole di Saviano, qualcuno è tornato a casa informato e convinto che a Martina Franca “ci sono i drogati” e gira tanta cocaina. Ma va?!? Questa sì che è una bella novità. Ma lo spettacolo vero doveva ancora arrivare e si è materializzato, subito dopo la partenza di Saviano, con i messaggi su Facebook. Se non si conoscesse l’identità dell’ospite, leggendo i vari post si potrebbe ipotizzare l’apparizione, a scelta, di una tra la Madonna di Lourdes e la Madonna di Medjugorje. Ecco il saluto, via Facebook, dello scrittore campano alla città: “Lascio Martina Franca. Quella di ieri è stata una serata delicata e intensa al contempo. Questa terra continua a nutrirmi d'emozione, bellezza e dignità.” Ed ecco qualche risposta: “sei tu che riempi Martina piena di gioia, emozioni e speranza”; “hai trasmesso emozioni”; “è bellissima dà un senso di pace e di forza”; “emozione e stupore ascoltarti dal vivo”; “lo stesso cibo con cui nutri noi, tuoi seguaci”. Amen. Non poteva mancare all’appello la persona che più di ogni altra ha voluto tenacemente Roberto Saviano a Martina Franca: l’assessore Antonio Scialpi. Nel suo post, ringraziamenti e tanta soddisfazione, ma la chiusura è al vetriolo: “Ringrazio le TV che hanno boicottato l'evento...” Già, è scritto proprio così: “Ringrazio le TV che hanno boicottato l'evento”. Addirittura in un altro post ipotizza che questo boicottaggio è figlio di un mancato soddisfacimento di una richiesta di denaro. Pur soffrendo la mancanza delle telecamere però, il buon professore glissa consolandosi con il successo riscosso in rete e qualche numero (cinquemila contatti) artatamente gonfiato. La presenza delle telecamere a Martina non era un atto dovuto solo perché c’era un illustre ospite, già di suo per molto tempo in tv,  e andava richiesta non con un semplice invio di un comunicato stampa. Tra l’altro dispiace constatare che proprio l’Assessore alla cultura non conosca la crisi che stanno attraversando le emittenti locali. Forse, a parte i comunicati stampa auto celebrativi che partono da Palazzo ducale, non legge neanche i giornali perché altrimenti avrebbe appreso che, per esempio, dopo molti anni Antenna Sud ha chiuso i battenti, mentre Studio 100 TV e Blu Star hanno messo in cassa integrazione sia i giornalisti, che gli operatori video. Proprio domenica sera, per esempio, TeleNorba, che per la crisi ha accorpato le redazioni di Taranto e Brindisi, era impegnata a Chiatona dove decine di persone erano rimaste bloccate, causa nubifragio, in un sottopasso. Di che boicottaggio andiamo parlando? Almeno il consigliere Antonio Martucci, esprimendo la propria solidarietà, alcuni giorni fa ha focalizzato l’attenzione sulla crisi che il comporto legato all’informazione locale sta vivendo. Qui a Martina che cosa possiamo aspettarci? Magari un altro sportello filosofico che sortirebbe lo stesso effetto di un biglietto per il circo regalato a chi ha fame. Tornando ai post su Facebook, uno degno di nota è quello della ex consigliera regionale Isabella Massafra: “Io, purtroppo ero a Bologna e non ho potuto ascoltarti, ma mi piace l’idea che molti miei concittadini lo abbiano fatto, traendone giovamento, spero”. Quale può essere questo “giovamento”? Un primo risultato c’è stato; in molti, con effetto immediato, hanno finito di disquisire di calcio, gnocca e gattini donandosi anima e corpo alla ricerca della frase a effetto tratta da Zero Zero Zero (il libro più a portata di mano) o da Gomorra. Ci auguriamo di non assistere, così come successo lo scorso anno con Erri De Luca, alla riproposizione usque ad effusionem sanguinis del Saviano-pensiero, bensì della sua applicazione. Che sia arrivato il momento di fare nomi e cognomi, e non allusioni e disegnini? Solo così si può essere il Roberto Saviano che, senza paura,  è andato in tutto il mondo a parlare di Casal di Principe e di un certo Francesco Schiavone detto Sandokan.  Se così non è, stiamo parlando solamente di fuffa. Uno dei concetti più “pesanti” espressi dai Saviano, a Martina come in tutti gli altri posti d’Italia che l’hanno ospitato, è stato: “noi non siamo un Paese mafioso, siamo un paese che subisce la mafia”. Ma che cos’è la mafia? Il traffico di droga, l’ammazzatina per il controllo del territorio, il riciclaggio di denaro sporco? Sì, nelle sue forme più “eclatanti”, la mafia è tutto questo. Ma è anche qualcosa di più sottile, di meno visibile ma più palpabile; la mafia è tanto il favore ad personam quanto la negazione del diritto al lavoro. E’ mafia: pretendere che gli operai comunali traccino sotto casa gli stalli per il parcheggio pur sapendo che quella è un’aria privata; l’assegnazione di incarichi e lavori al limite dei 40.000,00 euro giusto per evitare una regolare (si presuppone) gara d’appalto; quando un’agenzia di lavoro interinale propone giusto “quel nome”, andando a togliere il lavoro proprio a chi ne avrebbe più diritto, ma soprattutto bisogno, mentre “l’unto dal Signore”, tra le altre cose, vive di rendita e dispone anche di qualche immobile dato in affitto; l’andirivieni negli uffici comunali di persone senza un ruolo istituzionalmente definito, ma che hanno libero accesso agli uffici, soprattutto l’ufficio tecnico, oltre a essere inserite senza alcun titolo nella mailing list dell’Amministrazione. E se fare passerella da Saviano per poi fottersene delle sorti dell’ospedale cittadino non è mafia, almeno è immorale. Posso sembrare anche eventi marginali ma non lo sono, soprattutto se poi ci si riveste con l’aurea della legalità. E dal cambiare questo sistema che bisogna cominciare, non dal meravigliarsi che a Martina Franca gira la cocaina. Se questo non succede, potranno far venire Saviano, Grasso, Don Ciotti, Don Giacomo Panizza, Gaetano Savaterri, ma Martina Franca resterà più Sodoma che Gomorra con i martinesi interpreti della parte passiva. 
 
 
 
 
 


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