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Fatalità/Se solo quella domenica

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

23
AGO
2013
I fatti
Intorno alle 14:30 di domenica un gravissimo incidente stradale si verifica sulla strada che collega Locorotondo a Fasano.  Coinvolte due Alfa Romeo 147, guidate da giovani di cui uno di Martina Franca e uno di Varese, e una Renault Clio con a bordo una famiglia locorotondese. Una delle due Alfa centra in pieno la Clio e a causa del violento impatto, la cui dinamica resta comunque da accertare, perdono la vita una professoressa di matematica Santuzza Minischetti e suo figlio ventenne Piero Scatigna. Critiche le condizioni di salute del marito della vittima che viene subito trasportato al Policlinico di Bari mentre meno gravi sono le condizioni dell’altro figlio adolescente. Gli occupanti delle Alfa invece se la sono cavata con poco. 
Le Alfa 147 – nessuna delle quali guidate dagli intestatari - procedevano entrambe in direzione Locorotondo quando una delle due ha tentato, senza riuscirci, di sorpassare l'altra finendo la sua corsa nella Renault Clio guidata da Minischetti che proveniva dalla direzione opposta.  Per il guidatore della 147 che ha centrato la Clio, sono stati disposti gli esami tossicologici che hanno dato esito negativo. Intanto continuano a ritmo serrato le indagini per accertare l'esatta dinamica e le responsabilità di questo terribile incidente.
 
(Nelle foto, per le quali si ringrazia Miriam Palmisano, in ordine: Giovanni Scatigna, Santuzza Minischetti e Piero Scatigna)
 
Le parole del Sindaco 
Tommaso Scatigna, sindaco di Locorotondo, esprime in una nota stampa il dolore dell'intera comunitá per l'incidente. Nella stessa nota, il Sindaco confida nel lavoro degli inquirenti affinché sia fatta giustizia e ribadisce che i sentimenti di vendetta, non appartengono alla civilissima comunità locorotondese.   
“Non ci sono parole per commentare una tragedia familiare e sociale come quella che ha colpito la nostra cittadina. La prof.ssa Minischetti e suo figlio Piero erano pienamente inseriti nella comunità e con il loro impegno in parrocchia hanno contribuito a testimoniare i sani valori cristiani che professiamo. Con Giovanni Scatigna e il piccolo Sergio erano un esempio familiare di grande importanza. Una famiglia normale, di quella normalità che oggi si sta perdendo, impegnati nell’affrontare il quotidiano, difficile per chiunque. Ma loro avevano una marcia in più, che trovavano nella fede e nel calore del focolare.
Siamo molto preoccupati per le condizioni di Giovanni Scatigna e per la reazione di Sergio. Una famiglia intera è distrutta e tutta la comunità di Locorotondo è affranta. Tantissime le persone che hanno visitato le salme nella Chiesa della Greca e seguito i funerali. Un fiume di gente che si è stretta intorno alle famiglie Minischetti e Scatigna per il dramma che è capitato loro.
Siamo tutti affranti per quanto accaduto. Non abbiamo sentimenti di vendetta. Siamo estremamente fiduciosi nel lavoro dei Carabinieri e del Pubblico Ministero Lupo, perchè giustizia sia fatta. Siamo impegnati, oggi ancora di più, nel promuovere la cultura dell’educazione stradale e nel trovare nuove risorse per rendere più sicure le nostre strade. Dobbiamo tutti comprendere però, che ciascuno di noi è responsabile del prossimo, soprattutto quando si è alla guida di un mezzo a motore”.
 

Il ricordo

Non si muore mai del tutto

di Vincenzo  Monaco*

     La morte è un mistero impenetrabile e arcano, di fronte al quale si fermano le sicurezze umane.

     Eppure è anche l’epilogo – doloroso ma necessario – di ogni esistenza consapevole, il modo col quale una vita si invera e si rivela nel suo valore e nel suo significato autentico.

     Ciò vale soprattutto per una persona che non è vissuta invano, come la cara Santuzza Minischetti: insegnante esemplare per cultura, sensibilità, umanità; moglie e madre votata alla sua famiglia e agli affetti  che la ravvivavano; amica affidabile e leale di tutti coloro che nel lavoro e nella vita si rivolgevano a lei, alla sua competenza, alla sua luminosa umanità. 

     Il grande poeta Orazio diceva di sé: “non omnis moriar”, non morirò del tutto. Noi possiamo dirlo della cara Santuzza, che oggi lascia un’imponente eredità di affetti, di esempi, di valori.

     La sua drammatica e improvvisa morte, perciò, ci brucia e ci addolora con particolare acutezza, perché avvertiamo la gravità del vuoto che lei lascia; perché la tragedia che l’ha colpita si intristisce ulteriormente della scomparsa di una giovane vita che lei stessa aveva messo al mondo; si aggrava per la trepidazione sulla sorte di una famiglia che, quantunque devastata, lotta per rimanere tale nelle persone di un padre e di un figlio cui auguriamo la salvezza per poter continuare a vivere nel ricordo e nel culto di chi è ingiustamente scomparso.

     Io voglio, nel momento dell’estremo saluto alla docente e all’amica, ricordare i lunghi anni vissuti insieme in assoluta sintonia nell’educazione dei nostri giovani e nella crescita della nostra Scuola, cui eravamo entrambi legati. So che ella mi vede e avverte con pienezza il legame profondo che c’era fra coloro che quotidianamente si spendevano nelle aule del nostro Liceo, insieme ai nostri ragazzi. 

     Addio, dunque, cara Santuzza. Col dolore nel cuore, ti ringraziamo per averci dato la fortuna e il privilegio di conoscerti.

                                                                                                         *Ex Dirigente scolastico del Liceo classico “Tito Livio”

 



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