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Gli altri siamo noi/Il volontariato che dialoga

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

30
AGO
2013
Nasce a Taranto una rivista dedicata ai molti volti del Terzo Settore. Raccontare «un lavoro luminoso e oscuro al tempo stesso», questo l’intento del periodico
 
Cos’è realmente l’inclusione? Usiamo spesso questa parola, talvolta a sproposito, ché non sempre nella pratica di vita possiamo realmente dirci aperti e disponibili al confronto e all’ascolto con ciò che è altro da noi,  in tutti i sensi, ma soprattutto quando parliamo di sociale. 
La rivista trimestrale d’informazione del Terzo Settore “Gli altri siamo noi” (https://www.facebook.com/agape.glialtrisiamonoi), con sede  a Taranto, rappresenta quindi un’esperienza doppiamente emblematica, d’altronde già il nome scelto indica con chiarezza la linea che s’intende percorrere. Abbracciare, dare voce, offrire uno spazio d’espressione non solo a soggetti disabili, ma anche a altre realtà dell’associazionismo. Come spiega Fabio Venere, direttore responsabile del periodico, «vogliamo includere, il più possibile, tutte le realtà che, ogni giorno, faticosamente fanno giganteschi sforzi nel settore del volontariato. Il nostro periodico, pur essendo edito dall’associazione Agape, non ha obiettivi autoreferenziali o, peggio, pubblicitari. Diamo spazio a chi aiuta i più deboli. Lo stato di salute di questo settore è dinamico, indubbiamente, ma risente della crisi e dei continui tagli che hanno attraversato la nostra società. Detto questo, i progetti di assistenza e formazione sono tanti e molte idee sono brillanti. Per questo, abbiamo deciso di raccontarlo dando un po’ di luce a chi lavora nell'ombra”. Sì, perché, come spiega Venere, il mondo dell’associazionismo, nonostante le “turbolenze” dei tempi odierni, tiene duro, “con un lavoro luminoso e oscuro al tempo stesso». 
Il primo numero della rivista è uscito agli inizi di agosto. La redazione del periodico è composta da Roberta Greco (che ha curato anche la parte grafica), dalle educatrici Daniela Laganà e Gabriella Sperti e da Christian Loconsole. Simbolicamente, il titolo del primo numero è stato “Buongiorno Taranto” (che è anche il nome di un interessante film di Paolo Pisanelli sul capoluogo pugliese in fase di crowdfunding). La scelta non mi sembra casuale, e chiedo conferma a Venere. «In effetti, abbiamo scelto come titolo per il nostro primo numero Buongiorno Taranto per due motivi. Il primo è che, molto modestamente, da ultimi arrivati nel panorama dell’informazione locale ci sentivamo di salutare, quasi materialmente verrebbe da dire, le altre testate e più in generale l’opinione pubblica e annunciare così a tutti la nascita di questo nuovo periodico. Il secondo, appunto, risiede nel film. Il nesso tra i due prodotti? Beh, mettiamola così, entrambi, in contesti diversi e con strumenti differenti, coltiviamo il desiderio di mostrare la Taranto che fatica a far affiorare in superficie le sue bellezze sommerse. Proviamo, da profili diversi ripeto, a mostrare la parte sana della città, quella che vuole costruire e non distruggere, quella che lavora e non si lamenta».
Nel primo numero della rivista si trovano già molte storie, spaccati d’esperienze e emozioni, che fanno riflettere: tra le tante, da lettrice, mi ha colpita la nascita a Taranto del primo centro di rianima-azione socio-culturale e psicologia sostenibile, a opera delle psicologhe cliniche Monica Bonavoglia, Letizia Buccolieri, Francesca Fabrizio, Claudia Perrini e Carla Settembre. Estremamente toccante è inoltre la testimonianza di Mario, un uomo che ha affrontato l’alcolismo con coraggio e forza, e che oggi, con il suo racconto, aiuta chi sta vivendo ciò che ha già attraversato lui. La parola ora a Roberta Greco: quale storia ti è rimasta particolarmente dentro? «Sicuramente la storia di Annamaria, intervistata da una delle sue educatrici, Daniela. Le sue parole fanno capire il vero senso dell’idea di comunità, che a altri appare lontana. Il centro diurno che frequenta è un posto che la fa crescere, divertire e aprire, senza chiuderla in un guscio. E’ bellissimo leggere delle sue amicizie, delle attività che svolge, e scoprire il suo carattere e la sua dolcezza». 
L’associazione Agape (http://www.onlusagape.it/) , da cui ha “visto luce” la rivista, ha alle spalle una lunga esperienza nel campo dell’associazionismo, come mi spiega Roberta Greco. «La onlus nasce nel 2000 a opera di un gruppo di volontari, fortemente motivati e desiderosi di offrire parte del proprio tempo per rivolgere sostegno ed attenzione nei confronti delle fasce più deboli della popolazione tarantina […] Nel corso del 2008, l’associazione ha espletato, attraverso una convenzione con la Presidenza del Consiglio del Comune di Taranto, l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, i Dirigenti Scolastici e le famiglie di alunni diversamente abili, un servizio di assistenza parentale e educativa all’interno di alcune scuole di ogni ordine e grado. Sempre a partire dal 2008 l’Associazione garantisce ed eroga, sia in forma privata che attraverso convenzioni, il Servizio di Telesoccorso, Teleassistenza e Telecontrollo nei confronti di persone in condizione di fragilità ed isolamento sociale. A partire da maggio 2010, l’associazione ha dato avvio a un progetto che prevede l’erogazione di un servizio innovativo e sperimentale di Trasporto/Taxi Sociale a beneficio di categorie bisognose, residenti nella provincia di Taranto».   
L’approccio de “Gli altri siamo noi” sembra un po’ quello di chi lancia la palla in campo, desideroso – e curioso – di partecipare e assistere a sviluppi di “gioco” inattesi, e quindi molto stimolanti. E qualcosa sembra cominciare già a muoversi; la rivista, infatti, racconta Roberta Greco, «sta riscontrando un notevole interesse da parte degli addetti ai lavori, anche perchè, e sono felice di sottolinearlo, è il primo periodico totalmente dedicato al Terzo Settore, che è l’unico settore che non va mai in vacanza; vero motore dell’economia e faro anche per l’espressione delle potenzialità di noi giovani. I ragazzi seguiti dall’Agape onlus sono entusiasti del giornale, di una loro partecipazione in prima persona all’iniziativa editoriale, frutto del desiderio di Giovanni Sicara (legale rappresentante dell’associazione) di dare anche a loro voce».  Fare un’informazione plurale significa offrire concretamente a più soggetti possibili l’opportunità e l’occasione di manifestare il proprio punto di vista, solo così può nascere un autentico dialogo, una sorta di ping pong di voci, che è cosa altra dall’accatastamento meccanico di suoni che si scimmiottano l’un con l’altro finendo per perdere in significato e autenticità. “Gli altri siamo noi” merita perciò di essere premiato per il suo coraggio di aprirsi e accogliere con curiosità e interesse, a differenza dei più, che si chiudono e arroccano, diffidenti, finendo per parlarsi addosso.
 
 


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