MENU

Equilibri precari/Siamo fuori dal tunnel

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
SET
2013
Mentre le discoteche chiudono e circolano droghe devastanti, diamo un’occhiata a questa estate che va e ai giovani, da sempre protagonisti assoluti della stagione ‘calda’. Il risultato? Meglio tenere gli occhi chiusi
 
Mentre l’estate si appresta a calare il sipario, a noi non rimane che fare i conti con la sua ombra: segno caratteristico di questa stagione che se ne va. Sì, perché a farla da padrone in questi mesi non c’è stato solo il trinomio salentino (lu sole, lu mare, lu ientu), ma quello un po’ più alla Ian Dury “sesso droga e rock’n’roll”. Fa scalpore la chiusura dello storico Cocoricò, discoteca di Riccione, chiusa fino al 15 settembre a causa di un possibile stupro avvenuto nel locale e per la circolazione di sostanze non proprio legali; così come fa discutere e riflettere l’ordinanza che a Gallipoli ha vietato gli happy hour sulla spiaggia e ha imposto alle 20.00 la chiusura degli stabilimenti balneari. Il procuratore aggiunto di Lecce, Ennio Cillo, in merito all’inchiesta di Gallipoli, parla di un «disfacimento dei costumi» e come dargli torto. Corpi velati che ondeggiano sinuosi, gli umori maschili che fremitano, uomini e donne che si avvicinano, si sfiorano, si toccano, si strisciano in una danza sfrenata di ormoni, musica e alcol. Pare che per divertirsi sia necessario svincolarsi da ogni freno inibitorio, che sia di tendenza l’eros party, le ammucchiate e gli amplessi pubblici a pochi passi dalla piazza. Peccato che per gli habituè, tutto questo rappresenti ormai una routine e non osiamo immaginare cosa sia necessario al loro divertissement. 
Le nuove abitudini nell’era del cyber
“Si beve, si fuma e si rimorchia” è questo il mantra per ammazzare la noia e nel frattempo continuano a riaffiorare nella mente le parole di un amico, che parla di giovani fantasmi, passivi e inermi a causa dell’assenza degli adulti. Giovani anestetizzati da un’estetica che ha spodestato l’etica e troneggia nell’era disinibita del cyber. Un’estetica che si nutre di apparenze, riempie le bacheche e svuota le coscienze, lasciando un abisso profondo tra ciò che sembriamo e quello che siamo. Non è filosofia, è solo realtà. Non sappiamo più riconoscere un’emozione, non sappiamo più distinguere un desiderio e forse non si conosce più cos’è la vera amicizia, quella che ti fa stare bene e ti fa divertire anche con una semplice chiacchierata. Ora le amicizie non si coltivano, si ‘stringono’ e una volta agganciate si chatta, si commenta, si posta, ma si parla poco. Se parli di lavoro, progetti e ambizioni, sei out, ora va di moda il sexting (fusione di sex e testing): l’abitudine a mandare agli amici immagini e video provocanti. ‘Sessaggiare’ con uomini e donne sconosciute, pardon, conosciute in rete, per provocazione o esibizionismo. Tuttavia, se basta un cellulare a sentirsi appagati, allora forse è il caso di fare un giro nella vita vera e scoprire che oltre il ‘net’ c’è molto di più.  
Traballanti échassier
Di sicuro, oltre la porta di casa, quando cammini per strada, ci sono loro: ‘le caste, le sante e le pie’. Non parlo delle caravelle in chiave rivisitata di Colombo, ma di quelle che saranno le ‘donne del futuro’. Labbra accese di rosso, occhi coperti da tubetti di eyeliner, seni ostentati come meglio si può e non preoccupatevi se gli slip sono tutti a lavare, quest’anno ci sono gli ‘shorts’ che assolvono a duplice funzione. La zeppa rigorosamente da 20 cm, purché la si indossi come da manuale, ancorate a tre/quattro amiche disposte a catena di salvataggio, nel caso anche un mezzo centimetro di dislivello attenti all’equilibrio da échassier. Questo il vademecum per passare dai quindici ai vent’anni, precorrendo le sfide del tempo. Non lamentiamoci, però, di un universo maschile superficiale e villano se siamo le prime a godere dei loro sussulti ormonali, non incolpiamo la società, se siamo le prime a esporre le gambe e non il cervello: troppo comodo dire che è inutile credere in un sogno se a esso anteponiamo realtà crude ed effimere. Cosa accadrebbe se ci spogliassimo dei canoni da soubrette, iniziando a indossare il nostro carattere e riappropriandoci della nostra personalità? Di sicuro ci renderemo conto che è molto più gratificante sentirsi apprezzate per la nostra unicità e ammirate per uno sguardo o un sorriso. 
C’era una volta Gino Paoli, ora c’è Fabri Fibra
Cambiano in fretta i tempi: una volta c’erano i messaggi che ti tenevano col fiato sospeso ore e ore mentre aspettavi con ansia che si accendesse  la bustina della lettera sul display, ora c’è whatsapp, facile, veloce e istantaneo. Una volta c’era la piazzetta dove ti appostavi per incontrare chi ti regalava dieci palpitazioni per ogni sguardo, oggi ci sono i siti di incontri; una volta c’era la trasgressione del tacco e della gonna, lontane dall’occhio di mamma e papà, ora prima di uscire di casa non ti guardano nemmeno; una volta c’era Gino Paoli che raccontava di “quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo/ si parlava con profondità / di anarchia e poi di libertà”e poco importa se poi “ci troveremo come le star /a bere del whisky al roxy bar / e forse non ci incontreremo mai / ognuno a rincorrere i suoi guai” almeno i presupposti c’erano. Adesso c’è Fabri Fibra che canta così : “Ho 28 anni ragazze contattatemi, scopatemi/ e se resta un po’ di tempo presentatevi / non conservatevi datela a tutti anche ai cani/ se non me la dai io te la strappo come Pacciani” (Su le mani, 2006),  ma pare che a molti vada bene anche così.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor