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Amiamoli, non mangiamoli/Cominciamo dai cavalli

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

20
SET
2013
L’inizio di un dibattito sulla plausibilità delle corse dei cavalli, gli allevamenti intensivi finalizzati al consumo gastronomico e la proposta di legge per tutelare un animale “nobile”. E la battaglia di Ada Bianchini, che si spera possa fare da apripista verso una nuova sensibilità nei confronti dell’allevamento e del consumo responsabile di carne 
 
 
L’ultimo episodio di palese maltrattamento di un cavallo risale proprio a pochi giorni fa, durante il palio di Asti, quando un cavallo perde il controllo durante la corsa, cade, si rompe il collo e muore.
Il Palio di Asti viene perciò sospeso poco prima dell'inizio della gara. L'animale si accascia prima anche che fosse abbassato il canapo, che dà il via alla gara. Il sindaco, Fabrizio Brignolo, ha quindi deciso per la sospensione del Palio.  L'incidente è costato la vita al cavallo Mamuthones, e la Lega Anti Vivisezione ha già annunciato che per l'accaduto sporgerà denuncia "affinché - spiega una nota della responsabile del Settore Equidi, Nadia Zurlo - siano accertate le responsabilità di questa nuova e assurda morte. Sono solo i cavalli a pagare con la vita per spettacoli anacronistici e violenti, che devono essere aboliti, e quanto prima". Secondo la Lav, infatti, "gli ultimi cavalli morti in diverse manifestazioni dimostrano l'inefficacia di qualsiasi disposizione di sicurezza, è ora di fermare queste mattanze a cielo aperto".
Una barbarie. Il sollazzo umano di fronte allo sfruttamento ludico degli animali non ha affatto limiti. 
Si entra in un discorso complesso, quello dei cavalli, che introduce poi al fenomeno della macellazione.  In Parlamento è stata presentata una proposta di legge che definirebbe il cavallo come “animale da affezione” e quindi tutelabile secondo le disposizioni delle lagge 281 del 1991, la quale afferma che la soppressione sarebbe possibile solo secondo il corretto protocollo eutanasico e, perciò, solo se il cavallo è malato o incurabile. Quindi imponendo il divieto di macellazione. 
Altresì, nella legislazione italiana vi sono delle aperte contraddizioni: una legge del 2004 (la n° 189) che vieta il maltrattamento degli animali, l’art. 544 bis intitolato “delitti contro il maltrattamento degli animali” (punibile anche con la reclusione).  Ma pare che, nella opinio communis, questa sia una prescrizione valevole solo per cani e gatti, considerati “animali da affezione” più di quanto non possa essere un cavallo. Insomma, una palese contraddizione culturale. 
In realtà chi ama il cavallo sa che non è affatto così. Chi ha mai avuto a che fare con i cavalli è perfettamente consapevole che si parla di un animale nobile, con sentimenti a cui – persino chi scrive ha avuto occasione in passato di vivere particolari situazioni familiari -  ci si affeziona in maniera del tutto analoga a come ci possa affezionare ad un cane o a un gatto. 
Il cavallo ha accompagnato e accompagna l'uomo in una notevole varietà di scopi: ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici (si pensi alla “pet therapy”, rivolta alle persone diversamente abili, agli autistici, la cui vicinanza ad un animale può aiutare il percorso di socializzazione), anzi, la storia dimostra che il cavallo è compagno dell’uomo in tutte le  sue vicende umane: si pensi a Bucefalo, cavallo di Alessandro Magno, ad Asturcone, cavallo di Giulio Cesare. Poi “Marengo”, il famoso cavallo di Napoleone. Persino Shakespeare fece pronunciare al suo Riccardo III  la famosa frase “A horse! a horse! my Kingdom for a horse” (un cavallo! Un cavallo! il mio regno per un cavallo!) pronunciata da Riccardo durante una battaglia in cui poi verrà ucciso: disarcionato dal suo destriero, improvvisamente vulnerabile in mezzo ai nemici, si sente perduto e quel regno conquistato al prezzo di odio, tradimento, crudeltà, assassinio, è disposto a darlo via in cambio di un cavallo che lo aiuti a sopravvivere nell'impeto del combattimento. L’esempio letterario per trasporre nella realtà quello che può essere l’affetto per un animale, insomma. 
Il nostro codice penale all’art. 727  tutela l’abbandono, la detenzione degli animali in condizioni incompatibili alla loro natura.  Questo introduce al discorso sulla macellazione. E’ risaputo che gli allevamenti intensivi comportano condizioni brutali di permanenza in capannoni industriali dove questi animali vengono allevati uno accanto all’altro, quasi fosse un lager. Ecco un’altra contraddizione.
In Italia, comunque, la legge consente la macellazione dei cavalli: il proprietario può decidere di sottoscrivere nell’apposita pagina sul passaporto del cavallo la decisione di destinare l’animale alla macellazione per il consumo umano o di optare  per tenerlo come animale da affezione. Però è possibile convertire poi questa decisione in qualsiasi momento successivo. Per non parlare del “silente” mondo delle “zoo-mafie”, nei confronti del quale si adottano atteggiamenti corrivi;  utili tanto al mondo delle scommesse e agli ippodromi tanto agli speculatori. Infatti non tutti i cavalli sono adatti alle corse sportive, e per queste esigenze solitamente vengono scelti animali agili e leggeri, in grado di correre velocemente per percorsi relativamente brevi, come appunto un ippodromo. In tal senso consiste la forzatura “eugenetica”: la creazione artatamente congegnata di esemplari per creare apposite e diverse razze di cavalli per le gare sportive. Queste ultime, quindi, gestite spesso da personaggi poco puliti,  che puntando esclusivamente sulla potenza della corsa al trotto, permettono l’accoppiamento di cavalli molto diversi fra loro col fine di creare esemplari il cui tratto distintivo sia quello della velocità: quelli dalla conformazione fisica meno imponente, detti stayer, sono dotati di maggiore resistenza e vengono impiegati nelle corse più lunghe, gli sprinter, più alti ed esili, come suggerisce il nome vengono utilizzati per gare di velocità su tratti brevi. Un’ eugenetica equina, si diceva, che non è affatto rispettosa dell’animale e che va contro le nostre stesse leggi sul maltrattamento. Il problema sarebbe quindi verificare se questi animali vengono “dopati” per le corse, inbottiti di farmaci (antibiotici, ecc.) e se al primo acciacco, o quando l’animale invecchia, se viene portato al macello e destinato poi al consumo gastronomico (con rischi per la salute anche dell’uomo). E’ ovvio che i controlli veterinari vi sono. Ma è legittimo pensare concretamente, più che ipotizzare, quale fine possano fare quei cavalli al termine della loro carriera “pseudo-sportiva”? magari portati al macello? si entra in un mondo sotterraneo dove la criminalità è ovviamente legata al business delle corse. 
A Martina Franca vi è Ada Bianchini che ha preso ha cuore la faccenda. Ha dato vita a due petizioni, di cui la prima on line su face book affinché venga vietata in Italia la macellazione dei cavalli. Questa petizione ha contato diecimila firme ed è stata presentata al Parlamento Europeo. Ora ne è in corso un’altra. Tra gli obiettivi che Bianchini persegue è riferita alla citata proposta di legge presentata al Parlamento, che se dovesse essere approvata comprenderebbe una copertura finanziaria per sostenere progetti per il mantenimento dei cavalli abbandonati e maltrattati, compresi i cavalli ospitabili in apposite strutture di ricovero, comportando ulteriormente un sostegno economico per i numerosi maneggi che spesso sono costretti invece a chiudere per esubero di cavalli a fine corsa data la scarsità di mezzi economici per poterli mantenere. 
Ovviamente questo si spera sia l’inizio di un dibattito serio sulla questione.
 
 



Commenti:

Ada bianchini 20/SET/2013

Grazie Francesco Mastrovito..! bellissimo l'articolo, il vostro lavoro ha inquadrato benissimo il punto della questione " cavalli al macello e il maltrattamento l'abuso che ne consegue"

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