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LETTERA A FRANCESCO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
SET
2013
Santità, chi le scrive non è certo un Eugenio Scalfari, nè tanto meno vorrei mai esserlo. Conoscendo un po’ la natura umana so bene che la voce dei “potenti”, ed Eugenio Scalfari è un uomo potente, riesce a farsi ascoltare con una autorevolezza che non è riconosciuta alle persone che vivono nell’anonimato della quotidianità, ma sono certo Santità che in virtù del Suo Ministero, e del Suo stesso senso della “pietas”, se ne avesse la possibilità le ascolterebbe tutte con l’identico amore e l’identica attenzione che mostra di nutrire per ogni Uomo. ScrivendoLe da laico non credente Scalfari sostanzialmente Le rivolge una domanda che racchiude in se una galassia di implicazioni spirituali, morali, etiche e sociali: per tutti coloro i quali non hanno il dono della fede, qual è la stella cometa da seguire quando si trovano a dover fare i conti con tutte quelle azioni che per i credenti si identificano con il peccato? La Sua risposta, Santità, è stata disarmante nella sua semplicità: seguire la voce della propria Coscienza! Il vostro scambio epistolare però è stato svilito dall’enorme macchina mediatica che ha messo in moto e, temo, dalla congenita incapacità del Suo interlocutore a districarsi tra i meandri della sua coscienza. Quale valore ha la coscienza in un uomo che ha consacrato la sua esistenza all’affermazione del proprio smisurato ego? Quale coscienza alberga in un uomo che disinvoltamente è passato nella sua esistenza dall’esaltazione fascista della purezza della razza, al farisaico concetto socialista dell’uguaglianza sociale tra gli uomini? Quale coscienza può far sentire la sua voce in un uomo che si è eretto a giudice supremo e con articoli e manifesti intellettuali, dal suo giornale, ha moralmente condannato a morte un fedele servitore dello stato, il commissario Calabresi, materialmente ucciso poi da improvvisati boia? Domande che non avranno risposta. Ma il motivo della mia lettera è altro ed è una domanda che mi pongo e Le vorrei porgere questa volta da laico, da credente e da cristiano. È una domanda che ho mutuato da una frase celebre pronunciata anni fa da JFK durante il suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca nel 1961 “Non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro Paese!”. E allora Santità quale risposta può esserci a questo quesito “I credenti non si chiedano cosa Dio può fare per loro, ma al contrario si chiedano cosa loro possono fare per Dio!”. Dei doni che Dio ha fatto all’Uomo ci sono segni inequivocabili che vanno dall’armoniosa bellezza del creato alla missione terrena di Suo Figlio, incarnato uomo e sacrificato per indicare la strada maestra di come si debba vivere da uomo tra gli uomini. Eppure quando ciascuno di noi entra nella Casa del Signore fa prevalere il personale egoismo, chiedendo a Lui, a Suo figlio Gesù Cristo e alla Vergine Maria intercessioni e grazie. Certo Dio è infinitamente buono e caritatevole, ma noi cosa facciamo per Lui? Cosa abbiamo fatto e facciamo per preservare la natura e l’ambiente che così generosamente ci ha donato? Cosa abbiamo fatto e cosa facciamo per cancellare il crimine che commettiamo quotidianamente lasciando morire di fame milioni di bambini, di uomini e di donne colpevoli solo di essere nati nella parte sbagliata, tale perché noi l’abbiamo vilipesa, del mondo? Cosa abbiamo fatto e cosa facciamo per cancellare la piaga della schiavitù morale e materiale a cui costringiamo milioni di nostri simili? Alcuni giorni fa, Santo Padre, in un momento particolarmente difficile della mia esistenza, sono entrato nella Basilica di Santa Maria Maggiore e sono rimasto a lungo in contemplazione dinanzi all’icona della Madonna col Bambino a Lei tanto cara. Dopo un po’ di tempo mi sono reso conto di avere gli occhi pieni di lacrime, un pianto incessante e silenzioso, e ho sentito entrare in me un senso di quiete e di tranquillità che da molto tempo ormai non mi apparteneva. Non avevo avuto bisogno di chiedere nulla. È stata una rivelazione, gli uomini non hanno nulla da chiedere al Padre celeste perché Lui si preoccupa costantemente di tutti noi. Ma ancora una volta Le chiedo Santità, cosa possiamo fare noi per Lui?
 


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