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Adozioni/«Una vendita legalizzata»

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

25
OTT
2013
“Ora che sei mio figlio” è un libro di emozioni e di coraggio, piacevole per la lettura e utile per chi vuole adottare ma è spaventato (a buona ragione)
E’ davvero emozionante sentir parlare Letizia della sua esperienza di mamma; è capace di toccare certe corde della sensibilità umana, quasi come se rendesse partecipe gli altri ai momenti che ha vissuto e alle difficoltà che ha incontrato. Letizia Monterosso è una mamma adottiva di Recanati, che si è trovata a dover affrontare una gravidanza di quattro anni, anziché di nove mesi; Letizia a tutti i costi ha voluto diventar mamma, nonostante le lungaggini burocratiche, le spese eccessive e i pregiudizi imbarazzanti. “Ti amo non tanto per ciò che sei, ma per ciò che sono io quando sono con te”; inizia con questa citazione di  Elisabetta Barret Browning, al Centro Per L’Infanzia in via Pisa, invitata dall’associazione Arci Ragazzi Genitoriamo. Lei ha due figli ora, Pablo 10 anni dell’Equador, quando è arrivato aveva 3 anni e 8 mesi e vestiva 2; poi c’è Maria di 3 anni colombiana, che è arrivata a febbraio. Letizia dice che il modello che il genitore idealizza è completamente diverso da quello che poi realmente si propone, ma alla fine non conta, perché il colore della pelle, scura o più scura che sia, è solo un punto di vista, ma Maria per esempio, per il modo che ha di gesticolare e di parlare, è esattamente quello della madre, e non potrebbe che essere sua figlia. 
Letizia come è nata in te l’idea di scrivere la tua vostra storia?
«Scrivere è una mia passione, da quando andavo al liceo e l’occasione stavolta è stata ladra; non mi aspettavo che fosse edito da nessuno, ma ho buttato giù la mia storia, la storia più importante della mia vita, l’adozione di un figlio e tutto quello che ne consegue, mettendomi a nudo. Non è stato semplice, ma pensare di regalare emozione alle coppie in attesa o a quelle indecise è stato fondamentale, perché non è un percorso semplice».
Ci racconti quali sono state le tue difficoltà e le tue emozioni?
«Le emozioni sono legate alla voglia di maternità: è come provare a rimanere incinta così come una mamma biologica, non cambia nulla, solo che anziché aspettare nove mesi per me ci sono voluti quattro anni, come tutte le coppie in attesa. Alla luce di ciò alti e bassi nella mia vita, umori che vanno e vengono, paure e incertezze, stato di abbandono, poi alla fine questo lieto evento che ti ripaga di tutto e sei grata a Dio per aver avuto questa opportunità. Io la vedo così, io mi sento e lo scrivo pure, di essere la prescelta, perché non tutti hanno questa fortuna di adottare un bimbo che non è tuo a livello biologico ma è tuo sotto tutti gli altri aspetti. I miei figli infatti, non sarebbero potuti essere che i miei figli, se li avessi partoriti sarebbero stati loro comunque».
Cosa hai da dire a un genitore indeciso che date le difficoltà, si arrende e rinuncia? 
«A livello genitoriale a tutte le coppie in attesa e in dubbio, dico di porsi come obiettivo semplicemente la voglia di diventare padri e madri, di non perdere mai questa speranza e verranno ripagati di tutto. Loro ancora non lo sanno, ma i loro bimbi sono là e non sono di nessun’altro, per cui un anno, due o tre, chi se ne frega, l’importante è arrivare allo scopo, questo è essenziale». 
Mentre a chi ci governa e fa le leggi?
«Per quanto riguarda la parte burocratica ho da dire e denunciare che è una vendita legalizzata, ebbene sì, e lo Stato si dovrebbe vergognare di questo. Ci sarebbero da cambiare un sacco di cose. All’inizio va bene, la prima fase in cui ti ribaltano come un calzino e se non sei matto ti ci fanno diventare; per i tempi d’attesa e i soldi che occorrono, per non parlare del decreto di “idoneità genitoriale” che ti chiedono eventualmente per la seconda adozione, è vergognoso. Come è possibile che se risulto idonea per il primo, per la seconda adozione seguo lo stesso iter e nel frattempo i bimbi crescono, stanno negli istituti, intanto lo Stato prende soldi. Volano via circa 20 mila euro tra tutto: soggiorno, voli, carte, bolli, traduzioni; soldi che non tutti possono spendere e dall’altra parte ci sono bimbi che hanno bisogno di famiglie e famiglie che hanno bisogno di bimbi e lo Stato non lo permette, è una legge che va riguardata da tantissimi punti di vista. E’ vero anche che essendoci l’ignoranza da parte della gente, non si approfondisce la questione, quindi ci si fida e ci si affida. Se sono enti che si occupano della sicurezza del minore e della famiglia, si tratta di enti  “no profit” e quindi?? Di cosa stiamo parlando? Mi dovrebbero documentare tutti questi soldi a cosa servono».
Curiosa, ho chiesto all’editore Simone Giaconi, cosa l’ha spinto a pubblicare il libro: «Noi siamo una casa editrice indipendente di Recanati, quindi ci possiamo muovere liberamente senza poter essere vincolati dalle logiche del mercato e abbiamo una linea editoriale legata alle storie e a dei temi di attualità. In letteratura sono pochissimi i libri che parlano di adozioni, quindi quando abbiamo conosciuto Letizia, l’abbiamo quasi convinta a raccontare questa esperienza. Il testo è risultato una piacevole lettura per chi vuole leggere, ma anche uno strumento utilissimo per i genitori in attesa». 
 


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