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POLITICALLY CORRECT

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

15
NOV
2013
Il politically correct, la cui traduzione letterale in italiano suona come politicamente corretto, vorrebbe indicare oggi una condotta sociale, nei comportamenti e nel linguaggio, che tuteli il rispetto generale apparendo chiaramente libera da ogni forma di pregiudizio. E fin qui nulla da eccepire, anzi direi che l’adesione intellettuale al principio è totale. La questione però si complica quando, approfondendo la conoscenza delle origini del concetto, scopriamo che l’espressione venne coniata negli anni trenta dagli intellettuali statunitensi di sinistra di ispirazione comunista. Personalmente trovo intollerabile che un concetto che dovrebbe essere, per sua natura, trasversale possa essere rivendicato in esclusiva da un movimento politico e culturale che ha represso, nei settanta anni della sua grande e funesta storia, ogni forma di “diversità” da quella razziale a quella etnica, a quella religiosa, a quella di genere, a quella sessuale. E questo ci collega direttamente ad un altro grave vulnus alle verità storiche perpetrato per decenni, ed ancora oggi, dalla cultura di sinistra: la mistificazione. Alcuni esempi. Il partito fascista e Mussolini entrarono in Parlamento attraverso libere e democratiche elezioni e la rivoluzione delle camicie nere fu incruenta e non sovvertì l’ordinamento costituzionale in vigore nel Paese, lasciando al suo posto (col senno di poi verrebbe da dire purtroppo!) la monarchia regnante. Poi sfociò in una dittatura che è stata giustamente condannata senza appello dalla storia. La rivoluzione bolscevica di Lenin è avvenuta in un bagno di sangue e di atrocità inenarrabili e la famiglia imperiale russa, comprese donne e bambini, fu sterminata con efferata crudeltà. La dittatura comunista è stata la più lunga, la più crudele ed atroce nella vicenda moderna dell’umanità, ma la storia l’ha prima esaltata come esempio di virtù sociali e poi blandamente criticata. Mistificazione. I lager di Hitler sono stati giustamente condannati, stigmatizzati come il prototipo dei delitti contro l’umanità. I gulag di Stalin, con i loro milioni di morti e molti dei quali ebrei, sono stati taciuti prima, se si eccettua il flebile grido disperato di qualche dissidente, e dimenticati poi. Mistificazione. Nel paradiso della rivoluzione cubana di Fidel Castro, il mitico comandante Ernesto “Che” Guevara ideò il sistema dei campi di concentramento cubano nei quali internò, per sua stessa ammissione, “la gente che ha mancato nei confronti della morale rivoluzionaria”. Tra essi politici dissidenti, religiosi ed omosessuali. Oggi le bandiere con l’immagine del Dott. Guevara sventolano a migliaia nei Gay Pride di tutto il mondo. Mistificazione. Ma anche la piccola Italia dei nostri tormentati giorni vive le sue piccole indecenze del politically correct e della mistificazione. Una per tutte. Alcune settimane fa, al culmine della farsa sulla decadenza di Silvio Berlusconi, il Presidente della nostra Regione Niki Vendola, il più a sinistra dei nostri politici politicamente corretti, pontificava (per quanto sia possibile e credibile pontificare avendo una zeppola in bocca) “I politici, in particolare se ricoprono ruoli istituzionali, devono sentire il dovere morale di dimettersi immediatamente quando vengono raggiunti da un avviso di garanzia.” Lapidario come solo un uomo di grande levatura morale, un Catone per intenderci, sa essere. Ebbene sono passati diversi giorni dall’avviso di garanzia ricevuto per i fatti dell’ILVA e delle dimissioni del catoniano Vendola neanche l’ombra. Che sia il politically correct ad impedirglielo? Se così fosse, e certamente sarà così, qui dichiaro di essere orgogliosamente politically incorrect.
 


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