MENU

L'Asterisco a Franco Punzi

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

14
DIC
2013

 

Si è svolta ieri la IV edizione del Premio Asterisco. Si tratta dell’annuale appuntamento, organizzato dall’Associazione Asterisco, nel corso del quale vengono premiate personalità martinesi che si sono distinte per aver portato in alto il nome della città al di fuori dei confini territoriali locali.

Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato a Franco Punzi, Presidente del Festival della Valle d'Itria per l’impegno nella valorizzazione del Festival della Valle d’Itria, di cui proprio quest’anno ricorre il 40esimo anniversario dalla sua fondazione.

Nel corso della serata è stato presentato “Quarant’anni di Festival” il calendario da tavolo 2014 di Asterisco. Un’opera da collezione, questa volta dedicata all’anniversario del Festival della Valle d’Itria che proprio la prossima estate celebrerà la sua quarantesima edizione.

Le motivazioni dell'assegnazione del premio  a Franco Punzi, nelle parole del presidente dell'Associazione "Asterisco" Giovanni Carriero:

 

"Dopo Rossella Brescia, Donato Carrisi, Padre Marino Gemma, premiati nelle precedenti edizioni, quest’anno abbiamo rivolto l’attenzione al prof. Farnco Punzi.

Permettetemi di risparmiarvi una biografia scontata, arcinota e di facile consultazione mediatica.

Vorrei invece soffermarmi su alcune constatazioni, che personalmente ho avuto modo di cogliere negli anni e che, ritengo, ne abbiano contraddistinto l’operato e fors’anche l’animus di questo indimenticabile “primo” cittadino martinese.

Franco Punzi, sindaco di Martina per ben 18 anni consecutivi, dal ’72 all’89, ha il merito di aver intuito come la città, in quegli anni a vocazione prevalentemente agricola e preindustriale, potesse avere una sua attrattiva turistica e non solo grazie alla bellezza intrinseca della sua architettura, dei suoi monumenti e della peculiarità ambientale della Valle d'Itria, ma anche puntando sulle attività culturali quale strumento di aggregazione sociale e di identità civile.

In quegli anni (tutti gli anni ’70 e inizio ’80) oltre al Festival nacquero il Premio Poesia, Umanesimo della Pietra; associazioni teatrali giovanili, Nuove Proposte, e si coltivarono i rapporti con i martinesi illustri che si erano affermati altrove.

Quindi non solo i personaggi elencati nel Patriae Decus, ma anche molti altri.

 In campo artistico riallacciò i rapporti con la violinista Gioconda De Vito che mancava da Martina da anni e di cui, ora, la fondazione “Paolo Grassi” custodisce l’archivio, testimonianza di una musicista fra le più importanti del XX secolo. Anche Guido Lenoci, uno dei maggiori galleristi italiani, inventore di molte iniziative per l’arte contemporanea con la sua Galleria Apollinaire a Milano fu in costante contatto con Martina negli anni ‘70.

Ma il rapporto, decisamente più importante è quello con Paolo Grassi. Grassi  fu sin  dall’inizio quel particolare pungolò di Punzi a sostenere il festival, all’epoca presieduto da Alessandro Caroli. Quando questi andò in Australia, lo obbligò letteralmente a prendere le redini dell’allora associazione per garantire che la manifestazione non dovesse finire. Grassi portò a Martina, Pertini, Giochi senza Frontiere e, soprattutto, il rapporto privilegiato con le istituzioni che lui aveva guidato, il Piccolo Teatro di Milano, la Scala, la RAI.

Degli ideali di Grassi sarebbe troppo lungo parlare, ma va detto che Punzi ha voluto che a Martina se ne raccogliesse l’eredità culturale, sia intestandogli l’associazione e poi anche la fondazione. Trasformando la sua biblioteca personale in una delle maggiori biblioteche di musica e teatro in Italia; cercando di formare un nuovo pubblico, consapevole che il teatro e la musica non sono solo intrattenimento, ma soprattutto strumenti per la crescita della persona e della società.

Per quanto riguarda il festival, va detto che ha messo da parte la politica attiva (avrebbe potuto magari fare carriera dopo tanti anni da sindaco) per dedicarsi anima e corpo alla sua affermazione internazionale e questo, pur nelle ristrettezze economiche e anche culturali che ci possono essere qui da noi rispetto ai competitors di altre regioni italiane. E’ questo, un gran merito perché è stato ottenuto senza mai snaturare la essenza del festival, ossia essere un laboratorio di ricerca sul grande patrimonio musicale italiano ed europeo dal ‘600 a oggi, con particolare attenzione ai compositori pugliesi e con un continuo lavoro di promozione di nuovi talenti.

Il Festival ha accentuato la sua identità originaria caratterizzandosi per la coraggiosa riproposta di una prassi esecutiva sottovalutata, rivalutando il repertorio belcantista (da Monteverdi al protoromanticismo) e della Scuola musicale napoletana di cui grandi protagonisti furono i compositori pugliesi, pur senza trascurare il grande repertorio europeo e, in particolare, la valorizzazione di elementi del belcanto italiano presenti in opere di autori stranieri. Emblematiche le proposte di opere quali Adelaide di Borgogna e Semiramide di Rossini, L'incoronazione di Poppea di Monteverdi, Giulio Cesare di Händel, Fra Diavolo di Auber. Ed ancora, Robert le diable di Meyerbeer, La Grande-Duchesse de Gérolstein di Offenbach, fino alla versione francese di Salomé di Richard Strauss.

Per finire, Il Novello Giasone di Cavalli - Stradella, Napoli Milionaria di Rota e il dittico Der Ring des Polykrates (Korngold) - Das Geheime Königreich (Krenek).

 L’identità del Festival della Valle d’Itria, che non è mai stato un luogo di assemblaggio di proposte artistiche nate altrove, ma la sede di ormai centinaia di produzioni di titoli, molto spesso rari ma preziosi, che sono state concepite qui, preparate qui e presentate qui per la prima volta al pubblico e alla critica internazionali, hanno fatto dire del festival che è il più autentico al mondo. Anche per questo a Punzi deve essere riconosciuta un’esperienza unica persino in ambito “associativo”, tanto che da diversi mandati è presidente di Italiafestival, l’organizzazione dell’AGIS che raggruppa tutti i maggiori festival italiani di musica, teatro e danza, oltre ad essere un interlocutore molto ascoltato anche in sede ministeriale.

Franco: Per il tuo nobile contributo culturale, per aver rappresentato prestigiosamente la città e per aver fatto del Festival della Valle d’Itria, il biglietto da visita di Martina Franca, a nome dell’associazione “Asterisco”, dei presenti e di tutti i martinesi, ti giunga, sentito, il riconoscimento per quanto, come  già detto da Wagner quando ideò Bayreuth, anche questo, come il Festival della Valle D’Itria, sia “Un evento speciale che si tiene in un luogo speciale”: la tua Martina Franca."



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor