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Pino Bruno: Il blogger, il futuro e il vichingo

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
LUG
2012

 

Cosa succede se un giornalista Rai, appassionato di mondi reali e virtuali, incontra un esponente della Lega? Un fatto è certo: bisogna stare attenti al “buco nero”
 
La scalata verso la realizzazione personale che porti a compimento la nostra formazione è sempre un’impresa ardua: alcuni partono pieni di coraggio e speranza, alcuni si fermano ai primi passi e poi si arrendono. Nessuna condanna per gli uni o per gli altri, perché quando il gioco si fa duro, non sempre ci sono le condizioni adatte affinché  i ‘duri’ comincino a giocare, e l’esperienza di molti lo dimostra. Nonostante tutto, però, c’è sempre chi ti sprona a darti da fare, a non mollare, c’è sempre quell’incontro che ti segna e ti dà le giuste motivazioni per continuare a pretendere il meglio da se stessi. L’incontro con Pino Bruno, affermato giornalista Rai, ha segnato proprio questo momento: una botta di vitalità finalmente ricca di entusiasmo e tanta passione per il proprio mestiere, in grado di contagiare tutti. Carismatico, coinvolgente, ma soprattutto ‘giornalista’. Dalla presenza distinta e i toni cordiali, la sua è una testimonianza di dedizione e costanza per una professione con la ‘p’ maiuscola, con la quale ha condiviso emozioni forti e intense. Un deux ex machina del mondo giornalistico, passato dall’ANSA alla Rai, dalla sua terra di origine a paesi lontani e diversi, scatti di un mondo diviso a metà che caratterizzano la sua rubrica settimanale. Viaggi alla scoperta di culture e diversità, tutti accompagnati dalla voglia di scrivere e raccontare: istinto irrefrenabile che non conosce barriere e subisce il fascino di fenomeni nuovi e rivoluzionari, in cui web e tecnologia si intrecciano aprendo scenari impossibili.
Dott. Bruno come è avvenuto il suo incontro con il mondo giornalistico?
«Dobbiamo tornare indietro alla notte dei tempi: frequentavo il liceo ed ero un ragazzo con tanta voglia di scrivere e raccontare, ma per imparare a scrivere bisogna soprattutto leggere e io vivevo di lettura: divoravo qualsiasi libro, senza fare distinzione di generi, dalla letteratura alla fantascienza, classici, romanzi, saggi di formazione, qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani. Successivamente nacquero le radio private, allora si chiamavano “libere”, approdai all’Ansa, la più importante agenzia di stampa italiana e di lì passai alla Rai».
Parliamo della rubrica settimanale “Est Ovest”, in onda su Rai Tre. Parte da Bari, da sempre terra di passaggio: secondo lei quali aspetti sarebbe bene che l’Ovest adotti dall’Est o viceversa?
«Non si può generalizzare, perché ci sono troppi Est e troppi Ovest, però posso dire con certezza che l’Est avrebbe tanto bisogno di andare a scuola di tolleranza: sarebbe bene che arrivasse il momento per dare più spazio al rispetto per l’altro, e parlo in termini di religione, di etnia e di territorio. Il grande problema è che purtroppo in questi luoghi, il nazionalismo becero rappresenta ancora la causa di grandi disastri».
Come inviato dell’ANSA ha assistito al terremoto avvenuto in Irpinia nel 1980, ed è stato uno dei primi a darne notizia: qual è il ricordo più forte che ha di quell’esperienza?
«Sì, una vera e propria catastrofe naturale, drammatica come tante altre, ma con una diversità rispetto a quelle odierne: non c’erano i telefoni cellulari e non c’era internet. Per un cronista o un inviato, la difficoltà più grande era comunicare tempestivamente, perciò lascio immaginare a voi che grave disagio possa rappresentare la mancanza di questa possibilità. Il ricordo più forte che ho di quell’esperienza è sicuramente la notte del terremoto, a Balvano: la chiesa madre fu squarciata dal sisma durante una lezione di catechismo e ci fu una strage di bambini, poi, all’alba del giorno dopo, arrivò il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini».
Il suo lavoro da giornalista ha osservato molto bene il passaggio dalla carta al web, definendolo un “buco nero per il linguaggio”, alludendo alla rarefazione e all’inaridimento conseguenti. Ritiene che questa fase sia superata?
«Diciamo che si tratta di un fenomeno abbastanza ambiguo, affascinante per alcuni versi, ma problematico per altri e quindi, per quanto riguarda il linguaggio. Sono note a tutti le conseguenze di questo passaggio, e sicuramente alcuni sono riusciti a uscirne indenni, mentre per parecchia gente, il problema del buco nero si pone ancora e forse ci vorrà un po’ di tempo affinché torni qualche spiraglio di luce. Il linguaggio e la scrittura hanno bisogno di un esercizio costante e di una formazione permanente: c’è da lavorare molto su questa strada per ottenere buoni risultati».
Autore di parecchi libri, ha seguito e studiato attentamente la nascita e l’evoluzione di internet, affrontando direttamente ogni conseguenza di questo mondo. Ci vuole molta audacia nel fare questo e nel riconoscere una trasformazione così radicale del nostro modo di vivere. Cosa l’ha affascinata di tutto ciò?
«Sì, l’evoluzione di internet rappresenta sicuramente qualcosa di affascinante e le ragioni della sua attrattiva sono molto semplici: ha completamente stravolto il modo di relazionarsi, ha abbattuto le frontiere, ha consentito a milioni di cittadini di entrare in contatto fra loro e di scambiarsi le esperienze veicolando scienze e conoscenze. Sono motivi più che validi per rimanere incantanti da un mondo come questo e cercare di scoprirlo e conoscerlo sotto ogni suo aspetto».
Se paragonassimo la rete a una grande città, potremmo sicuramente affermare che anche qui ci sono parecchi sentieri pericolosi in mano a gente senza scrupoli e che quindi rendono il web non accessibile a tutti: pensa che in un futuro avremo un progresso anche in questo senso o fenomeni del genere rimarranno all’ordine del giorno?
«Spero in un progresso, ma si tratta di problemi che possono essere affrontati soltanto con l’educazione e l’alfabetizzazione digitale di massa».
A proposito di dipendenza, qualche mese fa,  il Consigliere Regionale della Lega Nord, Roberto Corradi ha presentato una risoluzione su una forma di dipendenza patologica, in crescita tra i giovanissimi, denominata “Internet Addiction Disorder”: come si è arrivati a questo?
«Vogliamo davvero confrontarci con un buzzurro come Corradi? Uno di quelli che va alle manifestazioni con le corna da vichingo? Certo che no! Un tempo si parlava anche di Tv Addiction Disorder: bambini e ragazzi venivano parcheggiati davanti alla televisione, lasciandoli vedere ogni sorta di immondizia. Il problema di fondo rimane sempre lo stesso: c’è bisogno di una seria educazione al mezzo che venga impartita fin dalle scuole materne, in modo da risultare davvero efficace e prolifera».
È una persona molto aperta al dialogo e al confronto e il suo blog “Il futuro non è più quello di una volta” ne è ampia dimostrazione: continuerà a regalarci il suo prezioso parere su ogni genere di argomento e ad aggiornarci su ogni singola novità?   
«Certo, sono vittima di Blog Addiction!».
 
 
 
 


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