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IL PAESE VIRTUALE STA UCCIDENDO IL PAESE REALE

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
LUG
2012

 

IL PAESE VIRTUALE STA UCCIDENDO IL PAESE REALE
 
Da alcuni anni è evidente a tutti che in Italia viaggiamo su un doppio binario parallelo di cui non conosciamo la destinazione finale. Nell’ultimo anno ho maturato la convinzione che, mentre il treno sul primo binario viaggia sicuro verso un apparente luminoso futuro, quello che viaggia sul secondo binario stia per terminare la sua corsa schiantandosi contro un muro di cemento armato.
Quando ero un ragazzo avevo solo il treno per appagare il mio bisogno di viaggiare e di conoscere nuove realtà. Ricordo bene quanto fosse poco comodo, conservo ancora nelle narici l’odore acre e stantio che mi assaliva entrando nelle carrozze, e quanto interminabili e noiose fossero le ore di viaggio. Certo non viaggiavamo tutti nelle medesime condizioni, vi era la prima classe oltre che la seconda, vi era il vagone ristorante e il vagone letto per chi poteva permetterselo ma, ricchi o poveri che fossero i viaggiatori, partivamo tutti sullo stesso binario, con lo stesso treno, sopportavamo la stessa noia, condividevamo gli stessi cronici ritardi. Oggi non è più così, oggi i treni sono due distanti e distinti, e non è difficile immaginare chi sono i passeggeri dei due convogli. Sul primo treno, il Frecciarossa, si è accomodata tutta la così detta classe dirigente del Paese, dai vertici delle istituzioni ai politici di ogni grado e colore (dall’estrema destra all’estrema sinistra, parlamentari, componenti dei consigli regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali e chi più ne ha più ne metta), ai tecnici più o meno incompetenti e più o meno prezzolati; dai vertici confindustriali, confartigianali, confagricoli e tutti i confa possibili e immaginabili, ai vertici sindacali senza distinzione di sigle; dai consigli di amministrazione delle banche, delle assicurazioni e dei gruppi finanziari (tutte vere organizzazioni criminali di stampo mafioso con licenza di delinquere), ai consigli di amministrazione della stampa di regime scritta e parlata (di destra, di centro e di sinistra), ai loro direttori, ai loro potenti opinionisti ed editorialisti; dai magistrati politicizzati ai lacchè intellettuali di destra e di sinistra. Ma a questi si è aggiunto uno stuolo infinito di parvenu del salotto buono dell’Italia del XXI secolo che va dai calciatori di grido e multimilionari, alle cosiddette veline, sempre più spoglie sia fisicamente che intellettualmente, ai tronisti, il cui unico neurone circolante all’interno delle rispettive scatole craniche deve destreggiarsi in un oceano di steroidi anabolizzanti, al variegato e rutilante mondo effimero dello star system nostrano.
Sul secondo treno, quello dei Pendolari, si sono assiepati tutti gli altri abitanti di questo splendido e sfortunato Paese. Ci sono i piccoli e piccolissimi imprenditori e artigiani divorati da una tassazione che incide per il 70% sui loro fatturati; ci sono i lavoratori e le lavoratrici (sempre meno) che devono arrabattarsi con stipendi da fame per arrivare alla fine del mese e vivono sperando di non essere lasciati a terra prima o poi; troviamo milioni di giovani, unico patrimonio di una nazione, a cui è negata anche la speranza; troviamo gli anziani, altro patrimonio sbranato da uno stato cannibale, che dopo aver dato dignità e benessere al Paese con il loro lavoro vengono buttati nelle discariche della società al pari dei rifiuti urbani; ci sono bambini e ragazzi che vengono vissuti come un fastidio ineluttabile da una organizzazione della scuola indegna di un paese civilizzato; ci sono i milioni di uomini, donne, ragazzi e bambini che ogni giorno affidano la loro aspettativa di vita alle strutture sanitarie e, sempre più spesso, ne ricevono ingiurie gravi quando non irreparabili alle loro esistenze; infine c’è la variegata umanità formata di chi vive con il marchio della diversità, gli immigrati di ogni colore, i disabili, gli omosessuali, i non credenti, i carcerati, costretti a viaggiare sui predellini quando non sul tetto delle carrozze.
Mafalda, il celebre personaggio dei fumetti di Quino, aveva coniato una frase geniale che diceva “Fermate il mondo…voglio scendere!”. Se permettete vorrei parafrasarla “Fermiamo il Frecciarossa…facciamoli scendere (prima che sia troppo tardi)!”.


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