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Donato Pentassuglia/Missione possibile

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
GIU
2014
Lo aspettano sei mesi di duro lavoro, in vista della scadenza di legislatura. Ma a lui non spaventa l’incarico di Assessore regionale alla sanità: «senza padrini né padroni», per dimostrare di essere molto di più di un “consigliere dei muretti a secco”
 
 
Donato Pentassuglia, è arrivato un giusto riconoscimento. Questa nomina ad Assessore regionale alla Sanità è il coronamento di nove anni di duro lavoro da Consigliere.
«Il lavoro non mi ha mai spaventato. Le parole utilizzate dal presidente Vendola per la nomina e il riconoscimento trasversale avuto dalle forze politiche, mi induce a una responsabilità ancora più rilevante che mi chiama a lavorare con un maggiore impegno.
Quello della sanità è un tema estremamente delicato, particolare e sensibile perché tratta della salute e della vita della persone. Ora bisogna lavorare con tutto il partenariato, con tutte le forze sociali per la riorganizzazione e riprogrammazione dei servizi integrati, territorio in primis.
Poi c’è l’attività ospedaliera e in questo il mix pubblico-privato, importantissimo per le eccellenze che noi abbiamo sul nostro territorio pugliese, devono essere messe in rete, devono trovare anche una prospettiva, sapendo che la battaglia delle battaglie è la implementazione del personale. Voglio sottolineare che il blocco del turn over ha depauperato di figure importanti e ha fatto lavorare sotto stress il personale che, comunque, ha garantito alcuni servizi pur non avendo gli standard previsti per legge. Poi tratteremo quotidianamente tutte le peculiarità, le sensibilità e anche le emergenze che sono sempre tante. E’ arrivato anche il momento di suonare la sveglia a chi, ancora, pensa di vivere tranquillamente di luce riflessa sapendo che altri lavorano per due».  
 
Raccoglie un’eredità pesante, quella di Elena Gentile.
«Sicuramente sì; l’assessore Gentile, con la grande esperienza che aveva maturato nel settore del Welfare, ha fatto un grande lavoro: dal piano di rientro a quello di riordino. 
Il suo è stato un lavoro importantissimo che adesso merita non solo di essere portato a compimento, ma rilanciato per tanti aspetti fondamentali».
 
Vuol farci qualche esempio?
«Un esempio su tutti sono i LEA ovvero i Livelli Essenziali di Assistenza. Se ne parla dal 2008, poi tutto è stato bloccato; quindi vanno sicuramente rivisti perché le esigenze di oggi non sono quelle della sanità di 10/15 anni fa. In questi anni sono cambiate tante cose: per esempio c’è stata una importante e crescente sensibilità ambientale, e in questo campo diversi sono i temi sensibili e delicati, tanto per Taranto quanto per Brindisi ma anche per altre zone della Puglia. Li stiamo affrontando seriamente con tutti gli attori istituzionali, con l’Arpa e con il Dipartimento di Prevenzione. Dobbiamo lavorare sensatamente e concretamente per fare in modo che la gente percepisca, nonostante la difficoltà oggettiva complessiva, un’attenzione verso le persone, singolarmente  l’uomo, la donna, il bambino, l’anziano. Specie in questa regione che diventa sempre più “anziana”».
 
In questi nove anni di lavoro tanti sono stati i progetti portati a termine, ma tanti altri sono ancora da realizzare. Ora questa nomina potrebbe complicare ulteriormente i piani. Penso alla Statale 172, per esempio. 
«No, su questo tranquillizzo, anzi rilancio.  Non voglio anticipare nulla, però tra le tante telefonate che ho ricevuto appena, voi per primi, che avete diffuso la notizia della mia nomina, mi è arrivata quella del Direttore Generale del Ministero che mi ha mandato una mail con il resoconto del lavoro che abbiamo svolto quindi giorni fa a Roma. 
Così come ho detto al sindaco di Martina Franca, all’assessore ai lavori pubblici, Gianfranco Palmisano e al consigliere comunale Giuseppe Cervellera, che si è preoccupato di ritornare sulla questione rotatorie, l’ANAS è stata autorizzata.
Ci sono novità importanti che però voglio ufficializzare con il Sottosegretario che mi ha coadiuvato nel lavoro di questi ultimi tempi. Mi auguro di portare a Martina Franca l’Ing. Incalza, il direttore generale del ministero, perché è stata una persona eccezionale che con me non solo ha snidato l‘ANAS, mettendola davanti alle proprie responsabilità, ma ha portato a conoscenza che quella della S.S. 172 è l’unica l’opera di delibera CIPE ad avere i pareri e che merita il compimento». 
 
 
Ha parlato di responsabilità dell’ANAS, c’è stato qualcosa che non ha funzionato per il verso giusto? 
«Sulla S.S.172 noi siamo pronti da dicembre scorso; è l’unica opera che ha tutti i pareri necessari alla sua realizzazione, eppure siamo a giugno e ancora ne stiamo parlando. Questo a causa di una stucchevole diatriba tra un funzionario dell’ANAS e la Regione sul disciplinare di gara.
Le pastoie burocratiche, l’eccessiva burocratizzazione delle procedure portano a perdere tempo e  finanziamenti importanti; se a questo aggiungiamo la polemica degli ultimi giorni sul dovere di rispettare il patto di stabilità, con la conseguente impossibilità di pagare le fatture per i cantieri aperti e in itinere, davvero si va fuori da ogni contesto. Si creano danni a volte irreparabili, perché il blocco dei cantieri significa mobilità, cassa integrazione, disoccupazione e soldi che non girano nel sistema economico e quindi nel tessuto sociale della nostra collettività».
 
Ci può essere una soluzione?
«In un incontro avuto a Roma con i vertici del Partito Democratico e successivamente allo stesso Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi,  ho chiesto che tra le riforme da attuare una delle più importanti è quella della pubblica amministrazione e in particolare sull’assunzione della responsabilità del procedimento».
 
La spaventa un po’ questo incarico?  
«A dire la verità si, mi tremano i polsi perché si è combattuti di fronte a questioni delicate ma molto complesse. Però io non ho mai avuto paura del lavoro,  ho sempre lavorato. 
Mi sono formato affrontando sfide importanti e tutti mi conoscono: non ho né padrini, né padroni, né gruppi di potere alle spalle. Ho soltanto una rete di relazioni, di amici, di persone che con me hanno condiviso battaglie importanti.
Continuerò a stare tra la gente mettendo a disposizione, come sempre, il mio agire, il mio fare nel rappresentare gli interessi e le istanze di tutti.
Se farò più o meno bene, o avrò la fortuna di essere coadiuvato ottenendo la collaborato dalle strutture, questo lo vedremo nel prossimo futuro».
 
Non ha molto tempo a disposizione.
«Ci sono sei mesi appena di lavoro, perché andremo a scadenza di legislatura, si vota a marzo 2015,  quindi a gennaio si entra nella ordinarietà.
Però mi auguro di avviare questi percorsi virtuosi che ci mettano nelle condizioni di far capire alle persone che, nonostante il periodo, c’è buona volontà a risolvere i problemi. Chiederò la collaborazione di tutti anche nel sapere le cose che non vanno. Ma non voglio la denigrazione o la denuncia fine a se stessa, ma una collaborazione per migliorare la qualità dei servizi e  il rapporto tra cittadino/utente, quindi fruitore dei servizi, e le strutture che le erogano».
 
 
In questi anni lei ha sempre sorriso quando la definivano un “ragazzo di campagna”. Questa nomina la possiamo intendere anche come la rivincita del ragazzo di campagna sulla città?
«Io sono per il patto campagna/città, mentre il sindaco Franco Ancona sta lavorando per il patto città/campagna (una norma regionale, ndr). Battuta a parte, penso che questa forma di integrazione, questa volontà di essere una cosa sola, c’è sempre stata.
Poi c’è chi, come l’altro ieri, ha detto “ma lui è il consigliere dei muri a secco”. Bene, io sono felice e orgoglioso di essere anche il “consigliere dei muri a secco”, soprattutto quando questo lavoro viene riconosciuto in un convegno internazionale, dove mi viene dato atto di ciò che ho fatto, oppure, faccio un altro esempio, quando le tantissime persone che sono state a masseria Mangiato per partecipare a “Cultivar” hanno apprezzato il rifacimento dei muri a secco e l’allargamento della strada.
Permettetemi di ricordare a chi si diletta in sfottò, che  quattro anni e mezzo fa sono stato il quarto degli eletti in Puglia con un ragguardevole numero di voti e ottenendo preferenze in tutti i comuni. Questo grazie a una rete di relazioni, di rapporti e tantissimo lavoro perché si lavora per tre volte tanto rispetto a ciò che si riesce a ottenere».
 
La nomina ad assessore è arrivata esattamente il giorno dopo la prima udienza del processo “Ambiente Svenduto” che la vede in qualche modo coinvolto.
«Che sia capitata il giorno dopo, è stata una pura coincidenza nell’evoluzione delle cose; il Presidente Vendola voleva approfondire gli aspetti dell’incompatibilità dell’assessore Gentile o del percorso che potesse garantire la continuità della sua opera.
Mi dispiace che in questi giorni io abbia letto su alcuni organi di informazione questo riferimento, perché io gradirei che qualcuno, prima di parlare, leggesse le carte.
Io mi auguro che la magistratura, rispettando il ruolo della stessa come ho sempre fatto, verifichi il prima possibile le posizioni di ognuno dei coinvolti.
Ripeto ora quello che ebbi a dire all’indomani della notifica dell’avviso di garanzia: io sono stato e sono rimasto al posto di presidente della commissione perché, non solo sono sicuro e tranquillo del mio operato, ma sono convito che la stessa magistratura potrà verificare e definire tutto ridandomi la dignità ma soprattutto la serenità persa in questo periodo.
Chi vuole cavalcare questa questione, penso sia molto in malafede perché non ha letto gli atti e si sia fermato al titolo. Si parla di un presunto favoreggiamento, su di una domanda che mi viene rivolta da una persona che dice di essere di fronte a me.
Io non ho mai partecipato ad alcuna riunione, né ad alcun accordo, né a un atto amministrativo». 
 
La telefonata che le ha fatto più piacere.
«Ho ricevuto tantissime telefonate, è vero. Ma dico la verità subito dopo aver appreso della nomina, sono andato a trovare una persona con la quale ho iniziato a lavorare a sette anni, la stessa persona con la quale, all’età di dodici anni, ho fatto delle foto nella sala dell’Arcadia, avendo al mio fianco il senatore Giulio Orlando; questo anche a dimostrare che la mia passione politica viene da lontano. Tornando alle telefonate, ne ho avute davvero tantissime e tra queste, molte di persone che non mi aspettavo. Sono arrivate anche quelle di appartenenti all’opposto schieramento, a riconoscimento dell’equilibrio, della sobrietà e del rispetto umano che non sono mai mancati.
Nelle sedi istituzionali ognuno fa la sua parte, però non sono mai andato oltre la sfera politica perché dipende esclusivamente da noi se cannibalizziamo i rapporti e se dimostriamo alle persone che la politica è solo una brutta cosa».
 
 


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