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Inchiesta/UN GRIDO DI ALLARME (anzi, un abbaio)

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

10
AGO
2012

 

La nostra attenzione per gli amici a quattro zampe non va in vacanza e continuiamo a parlare di disinteresse (da parte dell’amministrazione), di interesse (da parte di alcuni) e di cittadini che volontariamente spendono tempo e risorse per migliorare le cose  
 
Con l’arrivo dell’estate uno dei problemi dilaganti, tra i più dibattuti, è quello dell’abbandono degli animali, pardon, i “nostri migliori amici”, nel momento del bisogno e “qualcosa di cui liberarsi” quando diventano un ostacolo per la nostra spensieratezza. Un problema che persiste da tempo, ma che negli ultimi anni ha preso corpo grazie alla denuncia di numerose associazioni animaliste, resa più forte dal grido di protesta e di allarme levatosi dai tanti mezzi di comunicazione: complici nell’averci reso più sensibili e intollerabili, nei confronti delle molteplici ingiustizie che vengono subite dai nostri amici a quattro zampe. Dalla strage dei cani randagi in Ucraina, all’allevamento di migliaia di beagle destinati a esperimenti di laboratorio nel canile di Montichiari, questi sono solo gli scenari più sconcertanti che emergono da una realtà fatta di luci e ombre, piena di orrori, ma anche ricca di amore: tutti ricorderemo le varie manifestazioni che hanno accompagnato queste vicende e le scene struggenti di quei cuccioli di beagle stremati e impauriti, nelle mani di chi ha lottato duramente per la fine dei loro maltrattamenti, concretizzatasi finalmente con la notizia, appresa negli ultimi giorni, del sequestro del canile “lager”, Green Hill. Storie che sgomentano e rappresentano solo la punta di un iceberg: reportage, inchieste, denuncie e servizi televisivi attestano ogni giorno, situazioni, che sebbene non abbiano nulla a che fare con l’atrocità di quelle sopra elencate, restano comunque inammissibili, di conseguenza sarà più facile scoprire come le distanze si restringano e come queste vicende  siano più vicine di quanto pensiamo. 
Il caso del canile di Martina
Mario Santoro, delegato per Martina Franca dell’A.N.P.A.N.A (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente) e Umberto D’Erasmo, gestore del canile comunale di Martina e membro della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, combattono da mesi e mesi, con le loro rispettive associazioni, per dare una svolta a una situazione di assoluto degrado, riflesso della paralisi di qualsiasi tipo di intervento da parte dell’amministrazione comunale. Quello che emerge dalla loro testimonianza rivela che il canile di Martina Franca negli ultimi dieci anni, non avrebbe ricevuto nessun tipo di manutenzione, salvo delle saldature ai cancelli e un faro che illumina la zona del rifugio, effettuati durante il periodo di commissariamento del paese. In tutti questi anni, dunque,  le continue richieste di disinfestazione da parte dell’Asl, non sono mai state portate a termine e solo due volte si è effettuata la rasatura dell’erba, per non parlare del problema del sovraffollamento di un canile che può ospitare solo 99 esemplari, ma attualmente ne conta circa 140. Ma la lista delle criticità è ancora lunga e lo stupore o meglio, sconcerto, aumenta quando il sign. D’Erasmo parla di una struttura visibilmente deteriorata, con muri impregnati di umidità, infiltrazioni, profonde crepe lungo il soffitto che causano l’ingresso di pioggia all’interno dello stabile e non garantiscono un giusto riparo per i cani. 
L’impegno dei cittadini
La buona volontà di associazioni e privati ha provveduto in diversi modi per migliorare la situazione, da ultimo, la raccolta per l’acquisto di trenta cucce messe all’interno di quelle fatte in cemento, ma il loro impegno va ben oltre cercando di sollecitare in tutti i modi un intervento da parte delle amministrazioni, volto alla realizzazione di due obiettivi principali: la realizzazione di un nuovo canile e la creazione di un’area di stabulazione libera, dal momento che è già stata individuata una possibile zona, ora bonificata e pulita nei pressi della vecchia discarica cittadina  in Contrada Bufalaria. Due proposte già avanzate al Comune e in attesa di una risposta definitiva che si appresta a giungere attorno al 10 agosto, quando si terrà un nuovo incontro tra le parti. La scelta di un’area per la stabulazione libera si propone di ridimensionare il fenomeno del randagismo, una piaga sociale, spesso sottovalutata che comporta serie malattie, provoca disagi igienici e sanitari e spesso è causa di incidenti dovuti a episodi di aggressione. La legge prevede la sterilizzazione dei cani randagi, per evitare il loro moltiplicarsi e per attenuare la loro aggressività e poi la remissione sul territorio: nel nostro paese tutto questo non avviene, ecco perché si sente l’urgenza di creare una zona libera dove possono soggiornare stabilmente sotto controllo sanitario, per poi essere rimessi in libertà. La maggior parte dei cani randagi è stanziata nell’agro e il numero stimato per loro è pari a trecento, si è anche cercato di stabilire dei rapporti con una compagnia di assicurazione per gli stessi cani, al fine di alleggerire i costi del Comune, ma come ci spiega, Mario Santoro, queste polizze non si sono ancora effettuate. 
Il disinteresse dell’amministrazione
Dunque, si tratta di una battaglia iniziata già da parecchio tempo e che in attesa di responsi definitivi prosegue tra mille difficoltà e spettri dal passato che riemergono rendendo più chiari i contorni di una situazione che sfiora il paradosso: sì, perché a rendere ancora più complessa la vicenda ci sarebbe la scoperta di un canile abusivo e quindi non regolarmente accatastato, ciò significa che le precedenti gare d’appalto siano tutte fuorilegge e di conseguenza, quando giungerà la scadenza del mandato a ottobre, non si potrà procedere con nuove gare d’appalto se prima non si effettuerà la regolarizzazione dell’edificio. C’è tanta amarezza nelle parole di Umberto D’Erasmo che si appella alle forze politiche, sempre meno rispettose di quell’esempio di giustizia e legalità che dovrebbero garantire, ma contemporaneamente riflettono un difetto di cultura nei cittadini martinesi che talvolta considerano sprecati dei soldi spesi per mettere in salvo la vita di un cane e preferiscono abbandonarlo alla prima occasione, e lui di queste scene può elencarne a non finire. Una verità che fa male e rende ancora più complessa la situazione di un uomo che cerca di fronteggiarsi al meglio tra mille ostacoli; sono parecchi i cani che vengono abbandonati alle porte del canile, a quel punto si apre un bivio: per farli entrare nel canile è necessario che siano microchippati dall’Asl, in caso contrario si violerebbe la legge, ma allora che fine fanno questi cani se vengono abbandonati fuori? Sarebbe come scegliere di farli morire e in questi casi non c’è tanta libertà di scelta, perché le decisioni più comode vengono prese direttamente dall’alto, senza la possibilità di avere nessuna voce in capitolo. Quando si parla di culture e mentalità il pensiero di Mario Santoro vola subito a Cisternino, ideatrice di un’iniziativa nuova che garantisce una data somma a tutti coloro che adottano dei cani e si preoccupa di effettuare periodicamente l’accertamento delle loro condizioni. La palla delle responsabilità, quindi, rimbalza dalla cultura cittadina, alla scena politica, sempre restia in materia di interventi e sempre più ambigua per quanto riguarda norme e leggi dai contorni sfumati, che se applicate a privati diventano molto più ferree e rigorose. Tra i tasselli che non quadrano, all’interno di questa faccenda, la permanenza di circa sessanta cani di Martina nel canile di Toritto a 2,40 euro, per ogni cane. Una cifra pari quasi al doppio di quella stabilita per il canile comunale di Martina, divisa tra le varie spese necessarie al mantenimento della struttura. Ancora una volta c’è discordanza con quanto enuncia la legislazione che prevede che i cani debbano stare nel loro luogo di provincia: così facendo, a quel prezzo si potrebbero coprire alcune spese, ma dei cani non c’è ancora nessuna traccia e corrono dubbi anche sulla loro effettiva sopravvivenza a Toritto. Tanta rabbia e tanta voglia di cambiare un sistema inquinato alle radici, questo è ciò che rivendicano Mario Santoro e Umberto D’Erasmo: una denuncia aperta nei confronti di ritardi, ingiustizie e ostacoli, affinché si possa garantire una vita più dignitosa a questi animali innocenti e a chi si prodiga tanto per loro con amore e dedizione. 
 

 



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