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Corti/Chiamala (in)felicità

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

28
SET
2012

 

Cosa succederebbe se un disoccupato vincesse al Superenalotto 30 milioni di euro? Guardate “Buona Fortuna”, l’ultimo lavoro del giovane regista tarantino Carlo Barbalucca
 
Classe 1994, Carlo Barbalucca è al suo 6° lavoro, ma non aspettatevi un regista in erba e dal fare indeciso e dilettantistico: Carlo Barbalucca è un vero enfant  prodige del mezzo cinematografico, cresciuto alimentandosi e dissetandosi, oltre che di buone letture, del migliore esempio del nostro cinema nazionale: la Commedia all’Italiana di Monicelli, Risi, Steno, Sordi (e più tardi Verdone). Genere, quest’ultimo, che più e forse meglio del Neorealismo contribuì negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso a rappresentare i vizi e le virtù degli italiani e a fare della nostra cinematografia la seconda industria al mondo, trasformando gli studi di Cinecittà nella Hollywood sul Tevere.
 
Il suo corto “Buona Fortuna” (presentato, in anteprima nazionale, lunedì scorso 24 settembre al Cinema Bellarmino di Taranto) cerca di scandagliare le trasformazioni, o meglio, le rivoluzioni esistenziali che la semplice notizia di una vincita spropositata apporta alla vita di un personaggio, ahimé, oggigiorno sempre più comune: il disoccupato.
A prestare il volto al protagonista Fausto è stato il bravissimo Giuseppe Borrillo, che, con una recitazione misurata e ricca di sfumature, ha impersonato alla perfezione la gioia, lo smarrimento, l’ansia e anche la paura che nello stesso ordine, ci dicono gli psicologi, si manifestano in chi vince cifre così grandi. A impersonare Dora, una moglie frustrata e una casalinga in cerca di riscatto ed emancipazione sociale, il regista ha chiamato una veterana dei cortometraggi, oltre che dei teatri pugliesi, Daniela Delle Grottaglie, la cui performance sopra le righe ha regalato al personaggio la giusta dose di acidità e risentimento che il copione richiedeva. Nel cast  figurano anche Walter Zaccaria, che interpreta il dottor Sagliocca, medico di famiglia della coppia, e il simpatico cammeo del giornalista Gianni Carrieri, che interpreta  se stesso durante un servizio televisivo.
 
Alla serata di presentazione l’Associazione “ERIS” ha invitato due personalità del mondo cinematografico ionico, lo psicologo e psicoterapeuta nonché sceneggiatore e regista Armando De Vincentiis, che ha introdotto il corto, e il giornalista e critico cinematografico Massimo Causo, che ha chiacchierato con il regista, il cast e il pubblico a fine proiezione.
Noi di Extra Magazine, presenti alla serata, abbiamo raccolto alcune dichiarazioni da parte di questi ultimi e del regista.
«Ciò che colpisce di questo regista è la maturità. – ci dice Massimo Causo – Egli affronta una storia a più registri, parte dalla commedia pura, offrendoci un esempio riuscito, ed arriva ad aspetti più drammatici della vita, il tutto nel solco della commedia all’italiana. Nel fare questo è stato capace di confrontarsi con il linguaggio cinematografico e per un ragazzo di diciotto anni, che tra l’altro è autodidatta, è davvero molto interessante. Carlo Barbalucca usa il linguaggio cinematografico pienamente, sia nel montaggio che nella ritmica delle inquadrature, è di sicuro molto promettente ed è già una bella realtà per una città come la nostra».
«Ho visto il film – ci racconta Armando de Vincentiis – e la prima cosa che mi è venuta in mente, forse per deformazione professionale, per i miei studi psicologici o perché ultimamente ho letto un libro sul Costruttivismo Radicale, è stata una lettura dello stesso in chiave costruttivista, ossia la maniera in cui una persona costruisce la propria realtà attraverso la profezia che si autoavvera. Attraverso il personaggio di Fausto ho visto come la paura e determinate scelte non hanno fatto altro che trasformare la realtà del protagonista: la sua incapacità di gestire la situazione, della vincita da un lato e della malattia dall’altro, trasforma la sua vita in tragedia. Per cui il suo modello mentale, voltato alla tragedia, ha letteralmente trasformato in sciagura una fortunata vincita e la possibilità concreta di utilizzare questa per guarire dalla sua malattia».
Per ultimo abbiamo raccolto una dichiarazione del regista, al quale abbiamo chiesto di commentare un celebre aforisma di Oscar Wilde, secondo noi in piena sintonia con il suo corto, che dice “A questo mondo vi sono solo due tragedie: una è non ottenere ciò che si vuole, l’altra è ottenerlo. Questa seconda è la peggiore, la vera tragedia”: «Assolutamente d’accordo con Oscar Wilde: il corto gioca appunto su questo contrasto e non è detto che, molte volte, ottenere qualcosa di desiderato, di agognato sia poi la via della felicità, come avviene appunto in questa storia molto semplice ma assolutamente quotidiana, in cui ognuno può riconoscersi e, perché no, pensare. Noi uno spunto di riflessione abbiamo cercato di lanciarlo».
Riflettere e riconoscersi, ci dice Carlo Barbalucca… i film ci permettono proprio questo. Il corto, secondo noi, pone l’accento anche su di un’altra questione: la passione tutta italiana per le lotterie, scommesse, gratta e vinci e giochi d’azzardo vari, che di fatto attestano il nostro Paese al primo posto in Europa e fra i primi del mondo, sia per numero di concorsi che per numero di giocatori sul totale della popolazione. Oggi che la crisi è ancora più pressante sono sempre di più i nuovi giocatori, anche giovanissimi, che, lo dicono le cronache, arrivano a dilapidare interi patrimoni e addirittura ad uccidere consorti e parenti per procurarsi il denaro per giocare d’azzardo.
Il corto di Carlo Barbalucca sembra dirci che bisogna avere innanzitutto una grande maturità per gestire una grande ricchezza e una immensa fortuna, maturità che va probabilmente costruita e alimentata giorno per giorno, perché, come ci ricorda il grande filosofo Epicuro, “Per molti le ricchezze acquistate non hanno rappresentato la fine, ma solo un mutamento della loro miseria”.
Ancora una volta l’associazione “ERIS” ci regala un appuntamento culturale denso e pieno di spunti da approfondire, in piena aderenza con la sua mission che vede – come ci ha ricordato durante la serata la presidente Sara Libera Mainieri – nella cultura a 360°, oltre a una via di riscatto per la nostra città, il primo e forse il più nutriente alimento per sconfiggere la fame delle nostre immiserite coscienze.
 


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