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Francesco Leo /Se a una cava segue una discarica

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

28
NOV
2014
Inquinamento per i cittadini e guadagno per altri. Ecco perché il numero delle discariche è sproporzionato rispetto alla vastità dei territori comunali di Statte, Fragagnano-Lizzano, Grottaglie-San Marzano. Ce ne parla il Consigliere comunale di San Marzano 
Un problema che sussiste da anni, ma che non tutti conoscono, quello della Discarica Ecolevante, facente capo al Comune di Grottaglie, coinvolgendo però anche quello di San Marzano e altri centri abitati vicini. Pare che adesso abbia avuto la concessione del percolato nel 3° lotto, scatenando così ripercussioni e resistenze tra le associazioni che difendono il territorio dall’inquinamento. Per saperne di più noi di Extra Magazine, abbiamo intervistato Francesco Leo, consigliere comunale del Comune di San Marzano nonché membro del Movimento “Idea Comune”.
Da quanto tempo convivete con la discarica Ecolevante? Quanto si estende e quali territori abbraccia? 
«Il primo Lotto di discarica Ecolevante risale ormai a 15 anni fa, ovvero al 1999. I pareri favorevoli del Comune di Grottaglie, della Regione Puglia e della Provincia di Taranto e nuovamente del Comune, vengono rilasciati tra l’ottobre del 1997 e luglio del 1999. La discarica si trova in località La Torre Caprarica, dal nome di due masserie più vicine, a circa a 4 km da Grottaglie e 2 da San Marzano; altri centri abitati più o meno equidistanti sono Carosino, Fragagnano, Monteparano e Francavilla Fontana. Le strade per raggiungerla sono la statale 603 e la strada provinciale Francavilla-San Giorgio. Parliamo di un’area interessata da vincolo idrogeologico-forestale, con terreni limitrofi interessati da vigneti, oliveti, seminativi e dalla presenza di un santuario rupestre del 1700. Sedici anni di convivenza con una discarica di rifiuti speciali che insiste in un territorio già riconosciuto ad alto rischio ambientale dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per la presenza dell’ILVA, sono davvero tanti. E se la logica perversa che vede a una cava seguire una discarica dovesse persistere, come temiamo, c’è la reale possibilità che questa convivenza possa perdurare ancora per molto. Questo è da decenni un territorio martoriato, e anche se non è sempre facile stabilire la correlazione tra presenza di industrie ad alto impatto ambientale (ILVA, Eni, Cementir e discariche solo per citarne alcune) e malattie gravi, non si può di certo rimanere indifferenti di fronte ai drammatici numeri di eccessi di patologie riportati in autorevoli studi scientifici e conseguenti a precise indagini epidemiologiche. Non ultimi ad esempio, il Rapporto ASL 2013 e lo Studio Sentieri che, sostanzialmente, concordano nel riconoscere un fondato allarme per la salute dei cittadini di tutta la provincia di Taranto. I distretti di Grottaglie e Manduria, in particolare, su 23 patologie tumorali esaminate sono ai primi tre posti per 17 di esse, mentre occupano il quarto, quinto o sesto posto per altri tipi di tumori. A tutto ciò è da aggiungere che il rapporto Asl del 2013 riporta i dati del Registro tumori del triennio 2006-2008, non rilevando patologie non tumorali come allergie, deficienze immunitarie, alzheimer, malformazioni genetiche, disturbi neurologici e cardiopatie; il quadro sanitario potrebbe quindi risultare ancora più allarmante. L’impatto invece più tangibile derivante dalla sua presenza è sicuramente l’emanazione di cattivi odori che infestano l’aria dei territori circostanti ricadenti in un raggio di circa 6-7 km. San Marzano, che in linea d’aria dista poche centinaia di metri da essa, è ovviamente il Comune che più ne paga le conseguenze e nei giorni di tramontana l’aria può anche diventare irrespirabile e causare problemi respiratori». 
Quali sono i movimenti o associazioni che si stanno mobilitando in merito? Qual è il loro percorso?
«La sensibilità ambientale verso la discarica nasce nel 2004, ben cinque anni dopo la sua nascita. E questo perché solo quando arriva in Consiglio Comunale a Grottaglie un odg dall’inequivocabile dicitura “realizzazione di un III lotto di discarica controllata di 2° categoria tipo B”, un partito dell'opposizione e un partito della maggioranza hanno sentito finalmente il dovere di informare i cittadini con un volantino. Da quel momento in poi vari movimenti e associazioni tra Grottaglie e San Marzano hanno cominciato a occuparsi della questione discarica e alcuni movimenti sono nati appositamente. Il primo comitato è sicuramente “Vigiliamo per la Discarica” e “Sud in Movimento” di Grottaglie, a San Marzano è nata un’associazione fatta da tanti giovani che riesce a coinvolgere tanti cittadini. In seguito, precisamente il 16 settembre 2007, è nato il presidio permanente “No Discariche” che in due anni sarà protagonista di tantissime iniziative pubbliche tra cui anche partecipatissime manifestazioni. Oggi invece, quel presidio non c’è più ma, Vigiliamo e Sud In Movimento continuano a presidiare la problematica grazie anche alla presenza in Consiglio Comunale a Grottaglie di due Consiglieri di riferimento, Etta Ragusa e Ciro D’Alò; mentre a San Marzano è il movimento politico “Idea Comune” che cerca di non rassegnarsi alla presenza della discarica a vita e, grazie al sottoscritto presente nel Consiglio Comunale, da un po’ di mesi si sta lavorando a delle iniziative istituzionali che cerchino di coinvolgere Comune e Regione Puglia. Soprattutto per quanto riguarda le ultime vicissitudini riguardanti l’ampliamento della cava, a cui temiamo seguirà l’ennesima discarica, e l’impianto di percolato».
I cittadini quanto sono informati e come reagiscono?
«I cittadini di Grottaglie e di San Marzano sono ormai molto informati. A San Marzano soprattutto c’è tanta rabbia a causa dei tantissimi giorni nei quali l’aria è irrespirabile. A me, nei giorni in cui l’aria è appestata da odori nauseabondi, arrivano spesso chiamate da cittadini che chiedono cosa possono fare. Io non posso fare altro che fornire i contattati degli organi deputati al controllo, in questo caso l’ARPA, e ricordare loro che qualora ravvisassero gli estremi per interessare qualche organo della magistratura sono sempre liberi di farlo».
La discarica ha avuto la concessione del percolato nel terzo lotto? Cosa significa? 
«Con l’impianto approvato a settembre nel terzo lotto di discarica verrà immesso il concentrato del percolato prodotto, mentre fino a ora il percolato prodotto veniva portato in appositi impianti dove veniva trattato e smaltito. Per essere ancora più chiari, il percolato è un liquido prodotto dalle discariche; si forma con l’infiltrazione dell’acqua nella massa dei rifiuti unita alla decomposizione dei rifiuti stessi e possiede un elevato tenore di inquinanti organici e inorganici oltre a contenere inquinanti molto pericolosi, per esempio metalli pesanti. E’ ovvio che la preoccupazione è massima, anche perché questo tipo di impianto non era certo previsto nel progetto originario che ha ottenuto l’AIA. Chi ci dice quindi che l’implementazione di questo ennesimo impianto sia compatibile con l’attuale tecnologia? Basterà la semplice modifica dell’AIA per immettere nel terzo lotto il percolato concentrato prodotto, non previsto nel progetto originario? Chi, come, quando verranno effettuati i controlli stabiliti in questa ennesima autorizzazione rilasciata a Ecolevante-Lgh? Quale ulteriore danno sanitario e ambientale c’è da aspettarsi per il percolato concentrato che sarà smaltito nel terzo lotto? Che ne sarà delle falde acquifere? Quale ulteriore inquinamento del suolo e dell’aria? A che punto arriveranno le esalazioni odorigene? Soprattutto relativamente a questo ultimo punto temiamo fortemente che la situazione per San Marzano potrebbe diventare invivibile se già oggi siamo ai limiti della vivibilità».
Immagino che convoglino rifiuti da ogni dove. La discarica tra l’altro ha sede in provincia di Brescia, a Rovato.
«Noi ormai viviamo un incredibile paradosso. Appartenendo all’ex ATO3 (Ambito Territoriale Ottimale) siamo in emergenza con la gestione dei RSU. Da quasi un anno infatti, stiamo scaricando i nostri rifiuti a Massafra anziché a Manduria, perché quest’ultima è colma e necessita di una deroga per andare oltre l’attuale livello. Questo comporta costi più elevati per la gestione del servizio, che si riversano ovviamente sulla comunità. E mentre andiamo in emergenza perché non abbiamo discariche per scaricare i nostri rifiuti, riempiamo milioni di metri cubi del nostro sottosuolo con rifiuti speciale di ogni dove. C’è tra l’altro una sentenza del Tribunale di Milano del 23 marzo 2006 derivante dall’inchiesta denominata “Eldorado” che ha di fatto sentenziato che dentro la discarica Ecolevante sono entrati rifiuti che non potevano essere smaltiti. Questo grazie al solito “giro di bolle”. Tutto ciò è all’insegna dell’inverosimile: non abbiamo punti dove poter scaricare i nostri rifiuti, ma scarichiamo quelli degli altri!». 
Quale sarebbe la soluzione ottimale? Economicamente dà profitti al territorio? 
«Banalmente la soluzione migliore sarebbe la sua chiusura. E’ ovvio però che, fino a quando la legislazione glielo permetterà, loro continueranno a fare i propri comodi ottenendo le autorizzazioni che hanno sempre facilmente ottenuto. E proprio relativamente alla legislazione, qualcuno mi dovrebbe spiegare la ratio che ha portato il legislatore a far sì che i rifiuti solidi urbani debbano essere smaltiti addirittura nella provincia in cui vengono prodotti, mentre quelli speciali possono percorrere in lungo e in largo il territorio nazionale. Questo comporta l’assurdo paradosso che le zone del Paese ad alta densità industriale abbiano il valore aggiunto derivante dagli impianti che danno reddito e ricchezza, mentre il sud debba beccarsi i rifiuti. La giustificazione più ovvia sarebbe potuta essere se lì dentro fossero smaltiti i rifiuti dell’ILVA, sarebbe stato quindi il prezzo da pagare per avere un’industria che dà lavoro a migliaia di lavoratori, ma così non è. Quindi nessun profitto per il territorio, né occupazionali e né credo sgravi fiscali o pagamento di tributi dato che, avendo la sede legale comodamente al Nord, questa società paga le sue tasse lì. A dire il vero, l’unico beneficio lo trae il Comune di Grottaglie, che attraverso le royalties ricevute, negli ultimi anni ha sistemato qualche piazza in più. Ma la domanda è: una piazza in più nel paese giustifica 15 anni (per ora) di sversamenti nel nostro sottosuolo?».
Come, “se” intervengono le istituzioni?
«15 anni di discarica e all’orizzonte ulteriori ampliamenti. Se qualche istituzione è intervenuta evidentemente l’ha fatto per favorire l’insediamento della discarica e la sua permanenza decennale. Mi sembra chiaro che non ci sia la volontà politica di fermarla».
 
 


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