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Abbattiamo il muro/Quella parte urbana sconosciuta

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

9
GEN
2015
La rinascita culturale e turistica della città passa attraverso il recupero delle aree dell’Arsenale non più utili ai fini produttivi, ma vitali dal punto di vista dell’archeologia industriale
 
 
Il Consigliere regionale, Alfredo Cervellera ha inviato una lettera aperta ai Ministri della Difesa, Roberta Pinotti e ai Beni Culturali, Dario Franceschini, e per conoscenza ai principali soggetti Istituzionali che faranno parte del Tavolo con il Governo per la rinascita di Taranto, il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il Sindaco di Taranto, Ezio Stefàno e il Presidente dell’Autorità Portuale di Taranto, Sergio Prete. Questo il testo della lettera.
 
“Egregi Ministri, vi apprestate ad approvare come Governo un decreto importantissimo per Taranto. 
Non entro nel merito su tutti gli aspetti, soprattutto quelli più ambigui e pericolosi che riguardano l’ambiente e l’Ilva che avremo modo e tempo di affrontare, anche nelle dovute sedi istituzionali.
Vorrei però cogliere l’occasione per dare un mio contributo su un argomento che mi ha visto da sempre impegnato: la rinascita culturale e turistica della città attraverso il recupero delle aree dell’Arsenale non più utili ai fini produttivi, ma vitali dal punto di vista dell’archeologia industriale e della rinascita di Taranto. […] Ho letto in una bozza del decreto (art. 8 c. 3) che saranno concessi tempi stringenti, solo 60 giorni per predisporre Piani volti al recupero di queste aree strategiche per Taranto, per questo scrivo a voi e ai soggetti che dovranno condividere questi progetti: Comune, Regione ed Autorità Portuale, per rammentare a tutti che non partiamo proprio da zero.
Vi allego alla presente una scheda elaborata nell’Area Vasta Tarantina nel 2008, che riguarda la costruzione di un “Parco museale del Mare e della Marina Militare”  con la riqualificazione  dell’area dell’ex Stazione Torpediniere.
Il Ministro Pinotti  può comprendere, forse più di tutti, come Renzo Piano abbia rivoluzionato l’economia di Genova con la riqualificazione di un capannone dell’800 dell’ex Manifatture Tabacchi per costruirvi l’Acquario e il Museo Marittimo, oggi tra i luoghi più visitati dell’Italia.
La stessa ambizione abbiamo a Taranto  con l’utilizzo di un edificio abbandonato dalla Marina, a causa dello spostamento da Mar Piccolo della Stazione Navale: l’ex Magazzino Viveri,  che si disloca per 300 metri sotto la Villa Peripato, in pieno centro cittadino.
In questo progetto abbiamo immaginato che i turisti, in un ideale percorso culturale  partano dalla Città Vecchia, così giustamente magnificata dal Ministro Franceschini, poi giungano ai nostri due gioielli: il Castello Aragonese e il Marta, e dalla Villa Peripato con un sistema di scale mobili arrivino sul terrazzo di questo monumentale edificio per visitare il Museo dell’Arsenale, oggi precluso ai più, un Acquario importante, un Museo del Mare e della Marina con un sommergibile a terra e un’unità navale dismessi. 
L’Autorità Portuale ha contribuito ad arricchire questo progetto impegnandosi a ristrutturare, a proprie spese. i moli esistenti per farvi attraccare navi ed imbarcazioni che portino a Taranto un turismo ricco ed internazionale.
La Marina Militare dopo un assenso al progetto, poi ne ha rallentato inspiegabilmente l’attuazione. Ma tutti devono a Taranto contribuire alla sua rinascita, soprattutto chi  ha occupato (anche se ha il merito di averli preservati)  ed occupa ancora estesamente i luoghi più belli e suggestivi della città rinchiudendola tra i muraglioni dei due mari.
Nel salto di quota di quasi 15 metri tra la città e l’Arsenale sarebbe poi possibile costruire, a totale carico dei privati, parcheggi a silos tali da impedire l’intasamento delle auto nel centro e servire queste nuove infrastrutture turistiche.
La Regione Puglia ha approvato recentemente una Legge sulla valorizzazione delle aree di archeologia industriale con la possibilità di reperire finanziamenti ad hoc.
Per l’Arsenale suggerisco di concentrarsi con i progetti di recupero su 4 ex Officine chiuse ed abbandonate, perché non più utili ai fini produttivi, i cui tesori stanno per degradarsi per l’incuria e la mancanza di fondi: Vele e Bandiere, che contiene migliaia di telai originali per la riproduzione di tutte le bandiere nazionali del mondo; Fonderia, con i modelli in legno di tutti i pezzi fusi in Arsenale per 120 anni; Lance, Remi e Mas, che ancora ha il pavimento in tasselli di legno originali e una darsena interna unica in Italia, Congegnatori Bis, che di per sé ha una struttura ottocentesca museale. […] Concludo invitando chi si siederà al Tavolo Istituzionale previsto dal Decreto, in particolare il Sindaco di Taranto ed il Presidente della Regione, di aver chiara la visione complessiva dello sviluppo futuro della città in alternativa all’industrialismo.
Essa, a mio avviso, si incentra sul recupero del Mar Piccolo e delle sue coste: dal lungomare terrazzato dei Tamburi, al Parco del Galeso, ai Cantieri Tosi, la palude La Vela, Buffoluto, l’Idroscalo Bologna dell’A.M., Cimino e l’Autoreparto della M.M.. 
Gli ultimi 4 siti sono ancora in mano al Ministero della Difesa e possono essere ceduti alla città per costruire intorno a quell’unicum del Mar Piccolo la nostra rinascita. 
Ma per far questo occorre avere  progetti realizzabili, anche a lungo termine, come ha fatto Torino quando la Fiat è andata in crisi, con tempi e finanziamenti certi ed evitare gli errori che ancora si stanno commettendo per il recupero ambientale del Mar Piccolo, dove il Commissario governativo pur avendo i soldi non avvia l’opera di risanamento.
Non possiamo più permetterci di sbagliare su Taranto, per questo con tutti i limiti ambientali su sottolineati vedo il Decreto come una grande speranza per il nostro futuro, ma come tutti gli strumenti legislativi avrà bisogno del contributo sia delle Istituzioni che dei cittadini per  seguirne l’attuazione nelle varie fasi”.
 


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