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Cronache dal letto/ La solitudine dell´influenzato

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

6
FEB
2015
A letto con la febbre di stagione, tra il termometro e il brodino? Coraggio, poteva andare peggio
 
Passato Natale, tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno, come il pagamento del canone televisivo, i conguagli condominiali e le tasse, ecco puntuale arrivare anche l’influenza.
Arriva quando non te lo aspetti, ancor prima che tu te ne accorga di esserne stato colpito. A volte capita che se ne accorgano prima gli altri, magari in ufficio quando i tuoi colleghi entrando nella tua stanza ti dicono: «Ciao, come mai hai gli occhi umidi?». Tu guardi il collega, poi butti lo sguardo verso il soffitto e non sapendo che rispondere dici: «booh». Poi ne entra un altro, ti lascia delle carte sulla scrivania e prima di uscire ti chiede come mai hai le guance così arrossare. Tu guardi il collega, riguardi il soffitto e poi rispondi anche a lui: «booh». La mattina dopo le domande dei colleghi e i tuoi booh si sono trasformati automaticamente in un’influenza corredata da febbre a 39 e 2.
Usciti i ragazzi, andata al lavoro anche tua moglie, resti solo. Peccato questa dannata febbre. Quante cose si potrebbero fare in una giornata di sole come questa, con la moglie al lavoro e i figli a scuola. Pazienza. 
Quando, nel tardo pomeriggio ti svegli, in casa regna uno strano silenzio. Nessun televisore acceso, nessuno che fiata, nessun rumore; allora chiami tua moglie. Lei in due secondi netti è già nella tua stanza per dirti di non gridare e non fare rumore, perché i ragazzi sono tornati da scuola febbricitanti e ora stanno riposando. 
Poi, e non sai perché, pensi alle persone anziane e debilitate. Quelle veramente malate e bisognose di cure. Pensi ai pensionati e agli indigenti, e ti chiedi come facciano queste persone quando si vengono a trovare nelle tue stesse condizioni, o peggio. Come si curano? Quanti salti mortali debbano fare per acquistare le medicine, necessarie ma non convenzionate o per sottoporsi agli esami di rito. Se tu avessi deciso di andare dal medico per farti visitare, avresti dovuto prima perdere una quindicina di giorni per fare tutti quegli esami (tutti rigorosamente a pagamento, si intende, per velocizzare i tempi). Ma quella gente come fa? Come fa un pensionato che arriva a malapena a 600 euro al mese a pagarne, se ha urgenza, 150 per una risonanza? Ammesso che la visita la possa fare in una struttura della città, perché altrimenti dovrà aggiungere anche le spese del trasferimento in una struttura fuori sede, magari di un altro ente o clinica. 
Come fanno queste persone quando devono sottoporsi a questi esami? Ma è semplice, ci sono le liste d’attesa. E come funzionano? Semplicissimo: si va alle ASL, si richiede la visita necessaria, l’addetto trascrive, prenota e poi ti passa da sotto il vetro un documento con la data fissata per la visita. Ma in attesa di essere chiamati, magari tra sei mesi, quando le cure non avranno più senso, al paziente cosa gli resta da fare? Se crede, rivolgere un pensiero al cielo e chiede la grazia.
 


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