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Giovanni la Capria/Segni particolari: scout

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

2
NOV
2012

 

Scout da sempre, l’animatore del Gruppo Taranto 19 ci racconta quali sono i valori alla base del movimento fondato da Baden-Powell e come li si traduce in aventi concreti, come la McMission
 
Lo scoutismo è un movimento che nacque nel 1907 in Inghilterra, con il suo padre fondatore Sir Robert Stephenson Smyth Lord Baden-Powell, noto a tutti gli scout del mondo come, il più semplice Baden Powell, e fu proprio lui a organizzare il primo campo scout del mondo nell’isola di Brownsea, baia di Pool, sulla Manica. La filosofia di pensiero che è alla base di questo movimento non politico e aperto a tutti senza distinzione di origine o etnia, talvolta anche non per forza cattolico, si basa sull’educazione del giovane fanciullo affinché possa diventare un ottimo cittadino rispettoso della natura, del bene comune e della fratellanza tra i popoli.
Un messaggio forte e una missione coraggiosa per chi riesce a portare avanti un percorso come questo, soprattutto nel periodo storico che oggi viviamo in cui questi valori sembrano ormai essere sostituiti da tanti altri più effimeri. Ma l’ottimismo non si deve mai perdere e proprio per questo motivo, per lasciarvi sempre un sorriso sul volto e nel cuore, che oggi la parola andrà a un uomo che ha fatto dello scoutismo la sua vita: Giovanni la Capria.
Il signor Giovanni ha iniziato il suo percorso all’età di otto anni, nel 1960, da quel momento non ha più abbandonato questa organizzazione e attualmente è punto di riferimento del gruppo scout Taranto 19. Oggi, ci parla del suo gruppo e di una delle più belle tra le loro iniziative di volontariato, la McMission, tenutasi lo scorso sabato 20 ottobre.
Signor Giovanni, com’è strutturato il gruppo scout e cosa è la vostra McMission?
«Il nostro gruppo, Agesci Taranto 19, è un gruppo scout, come tutti i gruppi Agesci, di ispirazione cattolica. Si divide in tre branche, una per ciascuna fascia d’età: si va dai sei agli undici anni, dagli undici ai sedici, e dai sedici ai venti-vent’uno. Queste sono le tre fasce d’età a cui viene fatta la proposta dello scoutismo proporzionale all’età dei ragazzi. Il nostro gruppo ha sempre avuto un’attenzione particolare alla tematica missionaria anche perché la Parrocchia che ci ospita, quella dei Santi Medici, ha delle grosse realtà missionarie in Colombia, Nicaragua, paesi della America latina in generale e quindi di conseguenza all’interno di questa parrocchia si è venuto  a creare un gruppo missionario. Noi dal 1992 più o meno, pensammo alla McMission in occasione dell’apertura del McDonald a Taranto. In contrapposizione a una cultura consumistica proponemmo questa idea, la discoteca-pub che apriva e chiudeva nello stesso giorno. Si trattava di un panino per le missioni. Questa piccola descrizione serve un po’ per sintetizzare che non avevamo di certo l’intenzione di fare la concorrenza al McDonald ma che volevamo trovare un sistema da proporre ai giovani, invitandoli a fare quello che normalmente fanno nel fine settimana, andare in paninoteca e ascoltare della buona musica, nello stesso tempo contribuendo a dare un aiuto alle missioni. Il riscontro è sempre positivo, in passato abbiamo anche toccato delle punte altissime di partecipazione, circa 800 persone, in particolare l’anno in cui fu presente un vescovo del Burundi Monsignor Robin. Fu un grande successo».
Cosa cercate di fare attraverso lo scoutismo per i ragazzi?
«Lo scoutismo in generale è un metodo che sfrutta l’ambiente naturale per l’autoeducazione del ragazzo perché noi crediamo che il ragazzo sia protagonista delle proprie esperienze e proprio attraverso queste possa crescere. In ambiente naturale tutto diventa più difficile perché ogni qualvolta che l’uomo ha provato a cimentarsi con la natura ci ha sempre rimesso e quindi bisogna avere sempre un sommo rispetto della natura. Il rispetto della natura, come Creato, dono di Dio, ma non solo, per natura noi intendiamo tutto quello che ci è intorno, la stessa città potrebbe diventare natura se diventasse realmente un bene comune. Una caratteristica di questo gruppo è che da sei anni è diventato nautico cioè un gruppo che sfrutta anche l’ambiente acqua per le proprie attività e questa è una cosa molto importante dato che Taranto è una città di mare, è legata alla sua terra attraverso una cultura che va sparendo e quindi è bene che ci si riappropri del mare dal punto di vista culturale, anche perché l’ambiente acqua rientra a pieno nel concetto di natura e della vita».
 
Data la sua esperienza, qual è la condizione attuale dei giovani?
«I ragazzi purtroppo hanno ereditato un mondo complesso, un mondo dalla comunicazione veloce ma a volte anche superficiale. Questo secondo me è uno dei primi problemi perché ci porta a vivere una vita frenetica, abbiamo perso il gusto della vita, della giornata. Non si può comunque vivere di nostalgia ma bisogna cercare di umanizzare una società che ti porta a perdere di vista gli elementi importanti della propria vita, che sono le relazioni, quelle vere. Sì, oggi sembra che noi viviamo di tantissime relazioni, basti pensare ai social network, ma sono relazioni in cui non ci si guarda negli occhi e a volte non se ne ha il coraggio. Il fatto che si ci possa nascondere facilmente non è un aspetto positivo. Ho comunque grande fiducia nell’uomo, perché credo che in tutti gli errori fatti ha sempre avuto poi la possibilità di redimersi, di guardare quello che stava perdendo e quello che magari poteva riconquistare. Credo nei giovani perché loro sono il futuro, quindi i tanti errori che la mia generazione può avere commesso, perché veniva da una situazione in cui si voleva migliorare qualcosa nel mondo, non devono ostacolare il loro il cambiamento. Durante il famoso periodo del 1968 erano giusti dei cambiamenti ma era anche giusto salvaguardare dei valori che erano importanti e che invece sono stati persi di vista. Oggi di fronte a un quadro politico dove prevale la corruzione, mi auguro che le nuove generazioni si stanchino di questi aspetti della società che danneggiano principalmente loro stessi e successivamente la società intera. Spero che loro possano riappropriarsi di tutte le cose belle che ci sono nella vita, perché esistono ancora. Il mio sogno nel cassetto sarebbe quello di vedere un panorama politico fatto di giovani di buona volontà che hanno realmente voglia di cambiare in maniera pulita».


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