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Danilo Stasolla, Mauro Clary/Con un amico in più

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

16
NOV
2012

 

L’amore per gli animali aiuta a vivere meglio e contribuisce alla nascita di nuove amicizie e collaborazioni, come quella fra questi due ragazzi e Raffaele Quaranta, che ha aperto le porte della struttura San Raphael
 
Il cane non è solo un amico, è anche fonte di felicità e benessere. E proprio di questo meraviglioso rapporto che Danilo Stasolla e Mauro Clary, amanti dei cani e in particolare della razza dei pitbull, ci parleranno. Danilo e Mauro si sono conosciuti grazie alla passione per questi cani e, grazie alla collaborazione nata con Raffaele Quaranta, proprietario della casa rifugio San Raphael, hanno progettato una serie di eventi concreti per dar spazio a tutti i tipi di cani.
Amanti degli animali, con una passione particolare per la razza dei pitbull. Come si sviluppa questo vostro amore per i quattro zampe?
«Dalla nascita. Abbiamo da sempre condiviso la nostra vita con i cani,  poi con il tempo e la conoscenza ci siamo pian piano appassionati a questo tipo di razza».
La razza dei pitbull è spesso sotto i riflettori della scena mediatica per tristi fatti di cronaca e ritenuta non idonea alla vita sociale a contatto con altre persone e soprattutto bambini. Voi che li conoscete così bene, cosa ne pensate?
«Il pitbull è sicuramente un cane particolare che non può essere gestito da persone che acquistano un cane per la prima volta e soprattutto che non hanno mai avuto un approccio con la razza. La colpa di tutto il negativo che viene attribuito loro è in primo luogo dell’uomo che spesso superficialmente decide di acquistare un cane del genere per soddisfare le sue manie  di protagonismo, di esaltazione. Tutti i cani hanno la stessa origine che è quella dei lupoidi, che poi l’uomo con il passare del tempo ha iniziato a selezionare. La selezione del pitbull, come molti altri  i molossi, è avvenuta in seguito alla loro aggressività. Basti pensare che fino a qualche tempo fa in Inghilterra uno degli “sport” più seguiti era il combattimento tra pitbull e tori o orsi e venivano scelti i pitbull perché ritenuti i più potenti, con una aggressione verso i propri simili abbastanza elevata. Questo tipo di cane quindi si è evoluto inseguito alle necessità dell’uomo, che lo ha sfruttato nei combattimenti e continua e lo farà sempre a conservare questa predisposizione genetica. Con questo però non si può generalizzare e pensare che il cane pitbull sia un cane killer. Questa violenza emerge nei confronti dei loro simili perché in loro è forte l’istinto del dominatore ma nei confronti dell’uomo sono docili e sottomessi, molto legati al loro padrone, che vedono come il loro capo-branco, e alla famiglia. Quando sentiamo che il cane ha azzannato un uomo o un bambino la colpa è sempre da attribuire al padrone, che ha magari sottovalutato qualche trauma o ha dato poca importanza a determinate situazioni. Per quanto riguarda i bambini invece il discorso è differente; il cane di solito tende a scansare il bambino perché percepisce il suo stato di inferiorità, ma il bambino che non ha un andamento lineare come un adulto, vuole giocare, si approccia in maniera precipitosa quindi inizia ad arguire nel cane il suo istinto predatorio, inoltre la sfida tra due cani inizia dallo sguardo che il sottomesso, appena capisce il suo stato, abbassa in rispetto del più forte. Il bambino che non sa tutto questo continua a fissare il pitbull o qualsiasi altro cane con questo tipo di carattere, innescando così la sfida. È a quel punto che possono succedere degli incidenti, ma questo per un qualsiasi tipo di cane. Non bisogna mai pensare di poter umanizzare il cane, che ha un suo istinto differente da quello dell’uomo. Ci teniamo a sottolineare tutto questo per cercare di far capire a coloro che non conoscono questa razza che non bisogna fidarsi del sentito dire ma bisogna sempre informarsi per essere sicuri di poter fare la cosa giusta e educare il proprio cane nel migliore dei modi».
Lo scorso 28 ottobre avete organizzato un evento o meglio una festa per tutti i tipi di cani nella casa rifugio San Raphael, che possiamo dire essere stato un successo. Da dove nasce questa idea e come mai scegliete questa struttura?
«“Amici a quattro zampe” nasce per le persone che hanno cani e condividono il nostro amore per gli animali. In più si sono uniti altri fattori, il ricordo di una persona recentemente scomparsa, grande amante dei cani, Cosimo Mannara, l’aiuto dell’associazione cinofila “Balto e Togo” e la conoscenza di Raffaele Quaranta, proprietario della struttura che ci ha dato la possibilità di usufruirne in forma totalmente gratuita per poter portare avanti questa nostra idea. Da questi primi presupposti l’idea ha preso piede trasformandosi in una grande festa che ha visto protagonisti i cani, i padroni e i bambini. È stato un grande successo, la risposta è stata superiore alle nostre aspettative».
Da questo primo evento è nata una collaborazione anche con Raffaele. Cosa avete in mente di fare?
«L’aver scelto di collaborare con Raffaele nasce non solo dalla sensibilità della sua persona ma anche per la bellezza della sua struttura, spesso erroneamente definita canile lager, ma che ai nostri occhi e speriamo anche a quelli di tutta la città (che se non conosce la struttura è invitata a visitarla tutte le mattine, in orari che non interferiscano con la pulizia e la distribuzione del mangime) è un’ ottima e forse l’unica location, ad eccezione di quella realizzata in piazza Bettolo dai ragazzi di Ammazza che piazza, con una area dedicata completamente al divertimento e al benessere dei nostri cani. Questa collaborazione prende il nome di associazione onlus PA.NA.MA. con sede nel San Raphael, e per quanto riguarda i prossimi eventi a breve ci sarà il raduno del Pastore dell’Asia centrale che è una razza poco conosciuta in Italia ma che sta pian piano prendendo piede e ogni settimana si terrà il nostro appuntamento fisso, il sabato o la domenica per dar modo a vari padroni di poter far divertire liberamente i propri cani. Quello che in fondo stiamo cercando di fare è regalare uno spazio che non esiste per i nostri amici a quattro zampe e sensibilizzare i padroni a determinati atteggiamenti coretti per il rispetto della città: nell’area cani ci saranno delle basilari regole da rispettare quali essere sempre responsabili di qualsiasi cosa faccia il proprio cane, tenerlo al guinzaglio al di fuori dell’area dedicata allo sgambettamento, raccogliere sempre i suoi rifiuti e avere un atteggiamento rispettoso nei confronti degli altri cani e persone, con la speranza che questi atteggiamenti diventino la normalità anche tra le vie della città, e che magari qualcuno adotti un cane all’interno della casa rifugio. Ci saranno inoltre degli addestratori disponibili a fornire le giuste informazione per la crescita dei nostri cuccioli e si spera, più in la di poter avviare un percorso basato sulla pet therapy e poter invitare le scolaresche per insegnare a bambini e giovani il rispetto per la natura e l’animale».
Nella vita vi occupate di altro; cosa vi aspettate da questa esperienza?
«Speriamo che la gente che si approccia a questa passione abbia gli spazi e le opportunità che noi non abbiamo avuto, un’area cani, un gruppo con cui confrontarsi, il poter avere dei consigli. Vogliamo infine cercare di coinvolgere altre associazioni culturali specifiche per determinate razze  a livello nazionale per cercare di far organizzare  loro eventi all’interno della struttura affinché il nostro gruppo si allarghi sempre più».
 


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