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Transenne e tartarughe

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

23
NOV
2012

Urbanistica discutibile, tra crolli, demolizioni ed ecomostri nel centro storico

Come funzione l'urbanistica a Taranto, nell'era della programmazione partecipata, dello sviluppo sostenibile e delle Smart City, le città capaci di guardare al proprio futuro con una briciola di ottimismo e, appunto, in maniera intelligente? Per cercare una risposta abbiamo guardato a quello che stanno pensando/facendo/programmando gli enti locali, che operano sul territorio e che hanno importanti responsabilità sulla città che c'è e su quella che verrà. Cominciamo dal Comune e lo facciamo recandoci in Città Vecchia, luogo nel quale si dovrebbero sperimentare le migliori pratiche urbanistiche e sul quale si dovrebbero cimentare le competenze e le capacità poste sulla frontiera tecnologica del recupero, del restauro e del riuso dell'enorme patrimonio architettonico (e storico, e archeologico, e antropologico) che si è sedimentato negli ultimi 3.000 anni. Il quadro, seppur con qualche luce (l'Università al Convento di San Francesco, il Castello, il Museo Diocesano) è profondamente in ombra e vogliamo offrire ai lettori un paio di esempi. Partiamo dalla Marina, la strada prospiciente il Mar Piccolo e, nello specifico, dall'area accanto alla chiesa di San Giuseppe. Qualche mese fa l'edificio posto tra la Postierla Vianuova e Vico Novelune ha manifestato un concreto pericolo di crollo. L'immobile in questione è solo la parte restante di un edifico interessato anni or sono dal crollo di tutta la parte che affacciava su Via di Mezzo. Ovviamente l'Amministrazione è corsa ai ripari, puntellando l'edificio e transennando la piazza, al fine di salvaguardare l'incolumità dei passanti in caso di crollo. Sin qui tutto bene, però a diversi mesi dall'episodio ci si aspetterebbe che a una situazione evidentemente emergenziale si desse una sistemazione definitiva, che non può non partire dall'eliminazione del pericolo di crollo intervenendo poi – con urgenza – al restauro definitivo dell'edificio. Pur essendo quest'ultimo di proprietà privata, l'Amministrazione può intervenire in danno dei proprietari, riservandosi, eventualmente, di rientrare dalle spese con il pignoramento e l'esproprio dell'immobile. Si ha la sensazione, invece, che si aspetti che l'edificio crolli definitivamente, eliminando, a colpi di ruspa, il problema e seppellendolo in discarica assieme alle macerie. Invitiamo chi ci reputa pessimisti a spingere lo sguardo oltre il muro che sbarra Via di Mezzo, sulla distesa di macerie in attesa di sgombero, o di spostarsi su Via Duomo e occhieggiare  oltre gli sbarramenti – anche qui – che a due passi dalla Cattedrale occultano il problema del dissesto statico di una cospicua parte del tessuto edilizio dell'Isola. Il problema vero, ci sembra, non sta tanto nel non intervento, quanto nella mancanza di un progetto che, in un tempo definito, metta mano alla soluzione del problema. Restando in Città Vecchia, ci spostiamo sul lato di Mar Grande, lungo la “Ringhiera”, il Lungomare Vittorio Emanuele II. Da alcuni mesi - in un coro di proteste e dileggi rivolti a tutti i soggetti coinvolti - sta sorgendo, come un indesiderato e velenoso fungo, una nuova costruzione ai piedi dello sky line della città, destinata (credeteci, non scherziamo) a diventare una clinica per curare le tartarughe. La vicenda è abbastanza nota e quindi ci permetteremo solo qualche interrogativo, che speriamo possa trovare risposta. Perché costruire un nuovo edificio, in cemento armato, in Città Vecchia quando è universalmente riconosciuta la inderogabile necessità di restaurare, invece, l'antico? Perché per non sprecare (secondo le dichiarazioni dell'ex assessore Lucio Pierri) 700.000 € di soldi pubblici se ne devono spendere 2.300.000, sempre pubblici, per un manufatto di cui non si avverte alcun necessità? Perché si ha l'ardire di modificare il volto dell'Isola senza ascoltare i cittadini, gli ordini professionali e tutti i portatori di interesse? Come ha potuto la Soprintendenza ai Monumenti dare il proprio benestare, quando il faro di ogni intervento in Città Vecchia dovrebbe essere il Piano Blandino, che assolutamente aborre ogni e qualsivoglia nuova edificazione sull'Isola? É come se accanto al Colosseo di desse l'autorizzazione a edificare una casupola, in un ipotetico stile “romano” e si pretendesse di far digerire ai cittadini tale intervento come un utile ed importante orpello per valorizzare l'antico. Assurdo. Non sappiamo come andrà a finire, passano i giorni e l'indigesta opera cresce. Quello di cui ci informano è, invece, che non si ha la benché minima idea di come e con quali soldi si potrà far funzionare, nel tempo, la fantomatica clinica per tartarughe. Vorremmo sbagliarci, ma temiamo fortemente che si riveli l'ennesimo contenitore vuoto, utile, forse, solo a chi lo ha progettato e costruito.
P.S.: L'intera redazione di EXTRA ha particolarmente a cuore le tartarughe marine. Per una panoramica sull'attività di tutela di questa specie, simbolo della biodiversità del bacino del Mediterraneo, invitiamo i lettori a consultare il sito www.tartaclubitalia.it, ove sono disponibili gli indirizzi dei 6 centri di recupero esistenti in Puglia.
 


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