MENU

GIUSTE RIVENDICAZIONI, METODI INACCETTABILI

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

23
NOV
2012

Ciclicamente si ripropone nel nostro Paese la tragica condizione in cui versa la scuola. Quella che dovrebbe essere l’istituzione più sacra, dal punto di vista laico, riceve ingiurie ed oltraggi inaccettabili da parte di una classe politica ed istituzionale moralmente e culturalmente lillipuziana. Le nostre piazze si riempiono, ieri come in questi giorni, della sacrosanta protesta di studenti e docenti la cui solidarietà è cementata dai medesimi sentimenti di umiliazione e frustrazione. Ma le giuste ragioni della protesta si infrangono contro il muro intollerabile della violenza cieca e pretestuosa. Quarantaquattro anni fa Pier Paolo Pasolini, il solo intellettuale degno di questo nome che l’Italia abbia avuto nella seconda metà del secolo scorso, a seguito di uno degli episodi più sconvolgenti della contestazione studentesca, conosciuto come la battaglia di Valle Giulia a Roma, lanciò un monito inascoltato contro la falsa visione di un mondo che si divide nettamente tra buoni da una parte e cattivi dall’altra. Condivido parola per parola quella lirica dura e struggente, la cui disarmante attualità vi ripropongo nella speranza che illumini finalmente il cuore e la mente di tutti noi.

“Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni)/vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio/delle Università) il culo. Io no, amici./Avete facce di figli di papà./Buona razza non mente./Avete lo stesso occhio cattivo./Siete paurosi, incerti, disperati/(benissimo) ma sapete anche come essere/prepotenti, ricattatori e sicuri:/prerogative piccolo borghesi, amici./Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte/coi poliziotti,/io simpatizzavo coi poliziotti!/Perché i poliziotti sono figli di poveri./Vengono da/periferie, contadine o urbane che siano./Quanto a me, conosco assai bene/il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,/le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,/a causa della miseria, che non dà autorità./La madre incallita come un facchino, o tenera,/per qualche malattia, come un uccellino;/i tanti fratelli, la casupola/tra gli orti con la salvia rossa/(in terreni altrui, lottizzati); i bassi/sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi/caseggiati popolari, ecc. ecc./E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,/con quella stoffa ruvida che puzza di rancio/fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,/è lo stato psicologico cui sono ridotti/(per una quarantina di mille lire al mese):/senza più sorriso,/senza più amicizia col mondo,/separati,/esclusi (in una esclusione che non ha uguali); umiliati dalla perdita della qualità di uomini/per quella di poliziotti ('essere odiati fa odiare). Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care./Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia./Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!/I ragazzi poliziotti/che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale)/di figli di papà, avete bastonato,/appartengono all'altra classe sociale./A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento/di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte/della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte/del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,/la vostra! In questi casi,/ai poliziotti si danno i fiori, amici.”
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor