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Simona Briganti: Tutto iniziò a Lido Gandoli

Categoria: ATTUALITA'

23
MAR
2012

 

Simona Briganti: Tutto iniziò a Lido Gandoli
 
La Taranto che vince è quella di cui amiamo parlare. La Taranto che ce la fa da sola, e che con tanta forza di volontà porta a casa successi su successi. Questa la Taranto rappresentata dalla pluricampionessa di beach tennis, che ci racconta i suoi esordi e la sua vita “adrenalinica”
 
Classe 1989, campionessa mondiale, europea e italiana, la Briganti ormai da anni protagonista indiscussa dei campi da beach tennis, ha riempito la sua vita di grinta, coraggio e tanta passione per questo sport che le ha regalato meritatissime vittorie.
Solare, grintosa, bella e con una forza da far spesso tremare le sue avversarie in fase di battuta, è il simbolo di uno sport genuino basato su di una pulita competizione.
La Simona tarantina ha innalzato il nome della Puglia in tutta l'Italia, l'Europa e senza voler esagerare anche all'estero.
A raccontarci le emozioni e i sacrifici di un percorso così adrenalinico è la protagonista, che ci svela come si fa a conciliare una vita da normale studentessa nella capitale con quella di una campionessa.
Il beach tennis è uno sport che possiamo definire relativamente giovane, nasce a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso nei campi da beach volley della riviera romagnola.
Come è avvenuto il tuo incontro con le racchette e lo definisci amore a prima vista?
«L'incontro è avvenuto a 'Lido Gandoli', stabilimento balneare che ho sempre frequentato con la mia intera famiglia. Da quando sono piccola sono sempre stata una sportiva e in una giornata d'estate mentre ammiravo incuriosita ed entusiasta delle persone giocare nei campi dello stabilimento mi fu chiesto di provare… Da quel momento non ho più lasciato la racchetta e devo ammettere che è stato proprio amore a prima vista.»
I campi in cui sei stata protagonista sono davvero tanti. In quale hai avuto davvero paura e in quale il puro divertimento ha prevalso sulla competizione di una gara?
«Il campo in cui ho avuto davvero paura è stato quello del torneo Delfino, tenutosi a Cervia, nel 2011. E' il torneo considerato più prestigioso del beach tennis ed io e la mia compagna Laura Olivieri stavamo giocando la finale. Eravamo davvero in difficoltà, ci sentivamo come bloccate, non riuscivamo più a giocare mentre le nostre avversarie sembravano instancabili. Temevo di non riuscire a dare il massimo, di mollare e di avere successivamente dei rimpianti su ciò che avrei potuto fare ma che in fondo non stavo facendo. Ma forse proprio questa piccola fase di stasi è stata
la chiave per la vittoria.
Le competizioni per me più divertenti invece sono quelle che gioco con il mio allenatore e socio di doppio misto Paolo Lazzari. E' per me una persona fantastica e quando giochiamo insieme riesco davvero a divertirmi liberamente.»
La tua compagna Laura Olivieri, in passato è stata anche una tua avversaria. Qual è il vostro rapporto oggi?
«Il rapporto con Laura è unico, non penso potrò mai incontrare una socia come lei.
Quando parliamo tra di noi ci diciamo sempre che siamo state separate dalla nascita a distanza però di nove anni (gli anni che ci passiamo) perché sulla maggior parte delle decisioni che prendiamo ci troviamo quasi sempre sulla stessa linea d'onda.»
Hai ventidue anni, da tre vivi sola a Roma, giochi, studi e il beach tennis è diventato anche il tuo lavoro. Come concili il tutto?
«Mi piace definire la mia vita un puzzle... La mattina studio o vado all'università per seguire le lezioni, all'ora di pranzo mi alleno e subito dopo insegno beach tennis fino a sera. Conciliare tutte le cose che faccio non è certo semplice e a volte sono esausta, ma è una vita stimolante, molto più che dinamica e ricca di soddisfazioni. Per il carattere che ho, se non fosse così forse mi annoierei.»
Cosa ti manca della tua terra?
«Della mia terra mi mancano gli affetti, quelli che da anni fanno parte della mia vita ma che comunque in un modo o in un altro sono sempre presenti. Mi manca tanto anche il mare e per una buongustaia come me il cibo…»
Così giovane hai già conquistato i podi più ambiti, ti senti arrivata?
«Solo raramente mi capita di pensare a tutto ciò che ho vinto e alla strada fatta ed in effetti quando ci penso ne rimango stupita, ma sentirmi arrivata proprio no. Il fatto che io sia così giovane deve essere per me solo un punto di vantaggio. Per questo il mio sguardo è rivolto sempre avanti, i miei obbiettivi mirano al futuro e nel mondo dello sport, del mio sport, è molto più difficile riconfermarsi che vincere le prime gare.»
In sincerità, la caratteristica che chi ti conosce bene ci assicura più ti contraddistingue, per una campionessa che gioca ai tuoi livelli quanto è davvero importante vincere e quanto partecipare?
«Non credo di aver mai giocato per partecipare, almeno i tornei fatti a livello agonistico.»
Il beach tennis ti ha permesso di rappresentare la Puglia in Italia, in Europa e anche
all'estero. L'estate passata hai giocato negli Stati Uniti. Raccontaci questa esperienza.
«L'estate del 2011 mi ha regalato i primi tornei nel nuovo continente, ho avuto la straordinaria possibilità di giocare a New York e che dire.. Da quelle parti il beach tennis si sta ampiamente diffondendo ma c'è ancora molta strada da fare. Mi spiace solo di non aver portato a casa il bis di vittorie, ma è stata ugualmente una esperienza emozionante che colleziono con tutte le altre.»
Grintosa e solare. E' lo sport che crea questo binomio invincibile?
«Non posso di certo negare che lo sport aiuti molto nella vita ma quello che sono lo devo soprattutto alle persone che da sempre mi sono vicine indipendentemente dalle mie vittorie. Sono loro che mi hanno insegnato ciò che è davvero importante.»
E chi sono i tuoi punti di riferimento?
«I punti saldi della mia vita che non penso cambierei mai, sono la mia famiglia e i miei amici.»
A chi hai dedicato le tue vittorie più belle?
«Le vittorie sono state tante e tutte diversamente impegnative ed emozionanti. Una delle più belle, che porto sempre nel mio cuore è quella che ho dedicato con immenso affetto a un mio caro amico Niccolò Alessano, scomparso purtroppo giovanissimo a causa della leucemia.»

 



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