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Abolizione delle Province/ Il problema sta nelle competenze

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

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LUG
2015

Dopo l’abolizione degli enti provinciali, il personale si trova a persistere in una situazione alquanto caotica, accentuata dall’ultimo decreto legge. Leonardo Di Castri, funzionario della Polizia Provinciale di Taranto, ci chiarisce la situazione e le aspettative della categoria

Situazione caotica quella della Polizia Provinciale, a Taranto in particolar modo, in cui  il decreto legge del 19 giugno 2015 n.78 vorrebbe far transitare il personale appartenente ai Corpi di Polizia Provinciale, nei ruoli degli enti locali (Comuni) per lo svolgimento delle funzioni di Polizia Municipale. Leonardo Di Castri, responsabile della sezione ambiente della Polizia Provinciale, ha descritto a Extra Magazine la situazione che si è venuta a creare nell’ambito del processo di abolizione delle Province e con il decreto legislativo su indicato. 

Leo Di Castri, la Polizia Provinciale non si aspettava un intervento simile con l’abolizione delle Province?

«In realtà un provvedimento dei mesi scorsi rimasto disatteso prevedeva una ristrutturazione delle Polizie Provinciali nella più ampia organizzazione delle Polizie Ambientali e Forestali. Queste ultime, allo stato, dovrebbero confluire in quelle Statali salvaguardando le loro competenze, quindi formando un gruppo specializzato della Polizia di Stato; in questo contesto di riforma doveva rientrare anche la Polizia Ambientale a carattere locale cioè “noi” con modalità da definire. Questo ci escludeva  dalla sfera di discussione sulle competenze delle province da redistribuire tra comuni, regioni e le stesse province (intendendosi, queste ultime, come enti residuali più snelli che al termine del processo si chiameranno ‘Aree vaste’). Noi siamo stati sospesi da questo provvedimento a cui si collegava, nel frattempo, un altro procedimento in corso nella commissione del Senato, avviato dallo scorso anno, nella quale si discuteva delle possibili evoluzioni delle funzioni e dell’utilizzo del personale, ipotizzando diverse soluzioni, ma mai avremmo immaginato di confluire nella Polizia Municipale con la cancellazione delle funzioni e delle competenze». 

E’ stata proprio una sorpresa per voi questo decreto?

«Alcuni di noi avevano già questo sentore, osservando infatti il braccio di ferro in corso a livello nazionale tra i sindaci con diversi soggetti politici, Renzi compreso, e la categoria, spesso scarsamente supportata dalla politica; braccio di ferro che sembrava inizialmente volgere a nostro favore, senonché è subentrato questo decreto del Presidente del Consiglio, ancora da convertire in legge in Parlamento, che ci ingloba nelle Polizie Municipali con le loro funzioni e competenze. La cosa più antipatica su cui il decreto si pronuncia, è che noi al momento siamo ‘virtualmente’ in libertà e che dobbiamo cercarci lavoro tramite i bandi che emetteranno i comuni per lo specifico ruolo della polizia municipale. In questa situazione vanno considerate anche tutte le difficoltà che si possono riversare soprattutto per quanto concerne alcuni profili e per l’età, essendoci gente di 50 e 60 anni in servizio, che rimarranno a lungo in attesa di una collocazione atteso che sono meno appetibili per rimpinguare gli organici delle polizie municipali».

E in attesa di questi bandi state a spasso?

«Per fortuna e purtroppo il decreto è fatto malissimo, perché non contiene termini di decorrenza o scadenza, quindi noi conserviamo le nostre funzioni e continuiamo a lavorare pagati dalle province, almeno per quest’anno. Ciò può accadere perché manca ancora la parte attuativa del decreto, che si pronuncia affermando che dobbiamo transitare a livello individuale presso i comuni con la funzione di Polizia Municipale, ma senza specificare da quando e come, richiamando solo alcune norme di una legge recente che prevedeva che il personale delle Province (tutti quelli in esubero) transitasse in altri enti e con certi criteri anche temporali. Sembra comunque che manchi la parte attuativa del decreto o, in ogni caso, un maggior dettaglio». 

Quindi per il momento continuate a svolgere le vostre funzioni?

«Sì, ma diciamo anche che speriamo in una modifica parlamentare, trovandoci nella fase ovviamente dell’approvazione del decreto in Parlamento nei suoi 60 giorni per essere convertito in legge. A mio avviso, anche se questo decreto fosse convertito così com’è, non conterrebbe tutti gli elementi affinché possa essere operativo; tra l’altro sembra palesemente incostituzionale. 

L’unica nostra effettiva speranza è però riposta nelle Regioni, come qualcuna del nord sta facendo, prendendo a cuore le “funzioni” che altrimenti scomparirebbero. Io mi chiedo, come è possibile che un ente abbia delle competenze amministrative, come la Provincia che si occupa di ambiente, di aree protette, di caccia, di pesca, di strade provinciali, senza poter svolgere le connesse funzioni di polizia amministrativa? Se queste compiti rimarranno in carico alle future ‘aree vaste’, o dovunque assegnate, necessariamente ci dovrà essere una corrispondente polizia amministrativa, cioè la capacità di controllo dell’ente che rilascia atti e autorizzazioni in tali materie. In campo ambientale, per esempio, se tali funzioni dovessero essere sottratte alle province, non potrebbero in ogni caso essere del tutto eliminate. Comunque dovrebbero essere trasferite altrove. Se un ente rilascia le autorizzazioni integrate ambientali per la gestione delle discariche, c’è qualcuno che poi deve controllarle, quindi la polizia amministrativa. Per assurdo, si può anche cancellare il personale ma non le funzioni e le competenze».

Quindi si è creato un vuoto di competenze?

«Esattamente! C’è un vuoto di funzioni di controllo proprio degli enti che rilasciano autorizzazioni. Non dimentichiamo che gli operatori della polizia provinciale svolgono anche compiti di controllo quotidiano del territorio in tutte le materie di competenza svolgendo anche attività di dissuasione nell’ambito dei reati e delle violazioni in genere collaborando spesso anche con altre forse di polizia per l’ordine pubblico, viabilità, ecc. Ormai quasi prioritaria è anche l’attività di polizia giudiziaria sia d’iniziativa che delegata dalla Procura della Repubblica, soprattutto in materia ambientale, venatoria e nelle aree protette, che comporta spesso sequestri, e comunicazioni di reato all’A.G.». 

E cosa ti auguri in questo caos?

«Io spero che nel momento in cui si apra il tavolo regionale di confronto con le province, secondo le competenze da assegnare, non si ignori un organo di controllo specializzato sull’ambiente: pensiamo a Taranto, a Brindisi, all’Ilva e alle discariche, al traffico illecito dei rifiuti, alla ecomafia, al bracconaggio e agli scempi nelle aree protette. Emiliano nel momento in cui farà l’analisi delle competenze amministrative da distribuire tra Regioni e Province (future ‘aree vaste’), non potrà ignorare le nostre funzioni di polizia amministrativa e di polizia giudiziaria, quanto meno che disponga un organo di vigilanza che svolga queste verifiche e questi compiti. La polizia amministrativa di norma è legata alle funzioni dell’ente di appartenenza ed è anche questo che ci ha legittimato fino a oggi presso le Province. Attualmente siamo dipendenti di enti locali laddove esistono procedimenti da controllare. Le regioni non possono istituire corpi di polizia ma credo che possano istituire organi o uffici preposti alla vigilanza e controllo, in modo da recuperare il personale e le funzioni. Tali funzioni non potremmo svolgerle se fossimo assorbiti dalla Polizia Municipale che si occupa di competenze tipiche dei Comuni. Se dovessi diventare un operatore di polizia municipale di certo non potrei entrare nel merito di alcune competenze non previste in ambito comunale». 

Avete richiesto un tavolo ministeriale al Governo?

«Siamo stati ascoltati come associazioni di categoria e come sindacati quando il provvedimento era in corso di discussione nella commissione del Senato, fino a che Renzi non ci ha bastonato con l’ultimo decreto, baipassando il Parlamento. Diversi parlamentari ci hanno ascoltato nel corso della manifestazione del 25 giugno scorso a Roma, aspettiamo che mettano in pratica quanto promesso. Ciò che speriamo adesso è che il governo o il parlamento non eliminino del tutto le competenze e le funzioni, che le distribuiscano ad altri enti, le trasformino, ma che non le eliminino, e con queste anche il personale ormai di elevata formazione e professionalità nelle materie come rilevabile dai dati nazionali sulle attività delle polizie provinciali».

Entro quando vi aspettate risposta?

«Almeno nella sede in cui si discuterà la legge che dovrà disciplinare  le competenze tra Regioni e Province (future aree vaste) e comuni, legge ahimè che continuano a rinviare per carenze governative e di risorse e per la recente tornata elettorale regionale». 

E nel frattempo che questo accada?

«Continuiamo a lavorare ma tenendo d’occhio anche i bandi comunali, quando saranno emessi, sapendo che saremo selezionati dai Comuni stessi quasi come cittadini qualsiasi alla ricerca di un posto di lavoro». 

Ma da chi siete stipendiati adesso?

«In attesa che il Parlamento si decidesse, eravamo stati collocati non come esuberi ma come sovrannumerali nell’ambito di una neutralità finanziaria: “della serie questi vengono pagati fino a che il Parlamento non decide”, poi è arrivata la disposizione del governo che ha posto fine al regime di sospensione della destinazione. Al momento dobbiamo solo aspettare e almeno per il 2015 non dovrebbero esserci problemi. Nel frattempo si avverte un’accelerazione del processo che ci vuole consegnati ai sindaci…. chissà poi a chi spetterà controllare il territorio, i rifiuti … e discariche (vedi rapporti della ‘commissione parlamentare sul traffico illecito dei rifiuti’ degli ultimi anni come si esprime sul nostro territorio, sulle emergenze ambientali e sui controlli … )».

Una situazione alquanto caotica.

«Sì, ma si può affrontare da vari punti di vista, attraverso le competenze, la necessità del controllo del territorio da parte di una polizia ambientale di prossimità, del bracconaggio, degli abusi edilizi e del controllo generale del traffico illecito dei rifiuti, con l’esigenza di repressione di tutti i reati connessi alla materia ambientale che sono in forte aumento a fronte di una riduzione delle forse che li combattono. Ma l’ambiente non era prioritario come tema all’ordine del giorno della politica?».

 

 

 

 



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