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AMBIENTE E SALUTE /Salva Ilva? Salviamo il territorio!

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

13
NOV
2015
Un gruppo di professionisti del settore sanitario che sta costituendosi in associazione; medici con diverse specializzazioni, ciascuno con i propri interessi sociali, diversi nelle simpatie politiche, ma tutti inderogabilmente uniti sulla prevenzione e difesa delle gravi patologie in corso 
 
Prima di cercare la guarigione di qualcuno 
chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose 
che lo hanno fatto ammalare.
 Ippocrate
 
Mentre il Governo nazionale procede solo con decreti ‘salva Ilva’, ‘salva qui, salva lì’, in tutti i casi inefficienti se non addirittura controproducenti, tanto per l’occupazione, quanto e soprattutto per la salute degli abitanti della provincia tarantina, intanto gravi patologie incalzano e si contano i morti. In virtù del Giuramento di Ippocrate che traccia le regole morali per i medici, di recente questi ultimi sono scesi in campo con fermezza. A Massafra si è costituito un nutrito numero e sono già oltre cinquanta. Molti biologi, chimici, farmacisti hanno chiesto di unirsi a loro. Essi fondano la loro ragion d’essere sulla consapevolezza della medicina moderna che contempla, fra i suoi obiettivi, anche la salvaguardia dell’ambiente. Sono ben convinti che prima della cura deve essere perseguito un corretto sistema di Prevenzione. E’ ormai scientifico che lì dove insistono fonti inquinanti, in particolare derivate da impianti industriali, aumenta l’incidenza di malattie importanti e, molte volte, letali.  Un gruppo di professionisti del settore sanitario che pian piano sta costituendosi in Associazione; medici con diverse specializzazioni, ciascuno con i propri interessi sociali, diversi nelle simpatie politiche, ma tutti inderogabilmente uniti sulla prevenzione e difesa delle gravi patologie in corso. Una compagine di rilievo nata il 2 settembre scorso, in occasione di un Consiglio Comunale svolto a Massafra, dove in oggetto si discuteva sulla proposta di realizzare sul proprio territorio nuovi impianti per rifiuti, utili al trattamento dei fanghi da depurazione civile ed industriale e il loro incenerimento. L’Assise doveva esprimersi in proposito. Probabilmente nessuno dei membri del consiglio immaginava la moltitudine di cittadini che avrebbe assistito alla seduta. C’era così tanta gente, che molti cittadini sono stati costretti restare al di fuori dell’aula. Si incontravano donne, uomini e bambini sulla scalinata d’ingresso, altri stazionavano nell’androne, altri ancora al di fuori, in piazza Garibaldi. Tra i tanti c’erano anche molti medici che operano sul territorio e che ben conoscono i danni da inquinamento ambientale che le emissioni industriali d’ogni genere (è bene chiamarli per nome: veleni), comportano a danno della salute dell’intera popolazione. Una linea comune li ha determinati a spendersi contro l’esubero di siti industriali. Loro obbiettivo è educare ed agire su tutti quei fattori che sono causa di gravi malattie. Due fattori correlati: Ambiente e Salute. Gli oltre cinquanta professionisti hanno fissato una data per presentarsi ai cittadini ed alle Autorità locali. Lo hanno fatto il 6 novembre scorso, presso il Teatro Comunale “ N. Resta” con un Convegno, organizzato e coordinato dal dott. Delio Monaco, in comunione alle dott.sse Perniola, Sportelli, il dr Colapietro e moltissimi altri, impossibile menzionarli tutti, sul tema “L’Ambiente è salute”. In apertura dei lavori il saluto della pediatra Anna Maria Moschetti. Professionista di notevole spessore, in prima linea nella difesa della salute dei bambini. Responsabile Ambiente dell’Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata, presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto, membro della Commissione Ambiente nazionale della FNOMCeO e Responsabile provinciale di Nati per Leggere, la dott.ssa Moschetti ha saputo sfidare anche i ‘poteri forti’ per la tutela dell’ambiente a vantaggio della salute dei bambini. E’ ormai noto che malattie endemiche sono comparse a Taranto e nei paesi limitrofi. Quel che preoccupa i sanitari, sono le malformazioni neonatali, i neonati critici con patologie cangianti, a cui necessita ricerca e assistenza continua.  Su questo argomento la dott.ssa Moschetti è certa che l’avvento dell’Ilva prima e delle altre grandi industrie poi, hanno violato l’equilibrio sanitario della terra ionica e del suo mare. Terra ricca di ‘covoni, grata agli agricola’ l’avrebbe descritta Virgilio. Mare dei delfini e della posidonia, madre del filamento prezioso, il bisso, quasi del tutto estinto in quelle acque semichiuse della ‘baia storica’. Una Moschetti critica sulla scarsa informazione offerta dai governanti ai cittadini sin dal momento della costruzione dell’acciaieria più grande d’Europa. In effetti, nei lontani anni ’50 si pensò solo ad enfatizzare il lavoro ed il benessere economico che sarebbe seguito all’innesto di tale impianto. Benessere c’è stato, ma solo economico, perché la salute dei lavoratori e di tanti cittadini ha subito un’inaudita violenza. Si, perché di violenza fisica e morale si dovrà parlare, allorquando la vita media di tanti tarantini si è fermata a cinquant’anni. Allorquando uomini, donne e bambini hanno solo scoperto la sofferenza, il dolore, la disperazione. Basti pensare ai morti del Quartiere Tamburi. “Ora dobbiamo spenderci per i nostri figli” ha concluso la Moschetti. L’affronto ancor più grave, per i medici, proviene dal danno sanitario che tali insediamenti provocano. I vari decreti ministeriali, quanto le AIA ‘salva Taranto’ al momento appaiono solo un’ulteriore beffa. Una sintesi esaustiva l’ha offerta a riguardo un altro esimio relatore intervenuto al convegno massafrese, il dott. Gianfranco Orbello, presidente provinciale dell’ISDE (International Society of Doctor for Environment) e noto nefrologo, il quale ha approfondito la cosìdetta “pandemia di patologie”, dal diabete, all’alzehimer, all’autismo, scientificamente correlata all’inquinamento. “Deve essere fermata” ha esortato; “Non si può più parlare del singolo paziente, perché tutto l’ambiente è malato” ha sottolineato il patologo, che ha evidenziato come “l’uomo ha iniziato con la scoperta del fuoco la sua civiltà ed ora col fuoco e le sue ceneri la sta distruggendo”. L’auspico è quello di ‘cambiare paradigma’; guardare ad un’economia diversa, passare dall’uomo economico all’uomo ecologico. Un perentorio invito viene formulato alle donne, perché madri e possiedono nel loro dna il ciclo della vita. Il dott. Orbello è dell’avviso che occorrerebbe dare più autorità alle donne che, al momento, occupano solo il 20% dei centri di governo e pare una certa parità potrebbero ottenerla solo intorno al 2068!! I clinici si domandano se è ancora possibile che nessun Governo sappia applicare coscienziosamente il rivendicato ‘Principio di Precauzione’, ossia quel comportamento diretto a evitare un pericolo imminente o possibile per l’umanità. Concepire l’accezione diversa di responsabilità, intesa non in termini giuridici bensì in termini morali, sull’impegno di evitare danni di vastissime proporzioni, i cui effetti a lungo termine sono suscettibili di influenzare la vita delle generazioni future e nei casi estremi la stessa sopravvivenza della specie. Un energico apporto all’argomento in oggetto è stato offerto al Convegno dal prof. Ferdinando Laghi,vicepresidente nazionale ISDE e direttore u.o. Medicina Interna H Castrovillari presso Asp di Cosenza. Questi, oltre esplicitare i vari aspetti delle mutazioni genetiche che incentivano l’ingresso di gravi patologie, ha raccontato di vere e proprie ‘bufale’ che, a suo dire, vengono divulgate per esempio sulle risorse energetiche. “Il nostro Pianeta” ha detto, “va avanti da milioni di anni attraverso la produzione energetica che lo tiene in vita e non crea i macelli che creiamo noi, perché in natura esiste un ciclo energetico circolare, tale da non incidere sull’ambiente. Al contrario l’uomo ha attuato un processo lineare, con un inizio e una fine che, durante il processo, crea immissione di sostanze tossiche le quali rimangono tanto nei rifiuti che nell’atmosfera”. I danni che ne conseguono sono quelli che distruggono la catena alimentare, l’aria e si ripercuotono sulla salute di tutti noi. Sfatare l’incenerimento dei rifiuti è prerogativa tassativa per il noto primario cosentino, “occorre interrompere il mercato drogato degli incentivi statali”ha sottolineato, perché “ la produzione energetica di un inceneritore è solo del 1,4% rispetto a quella nazionale che ne possiede ecologicamente il doppio del necessitato”. Ha poi documentato come l’aumento delle temperature, derivato dalla combustione dei rifiuti, comporti una forte emissione di polveri sottili, deleterie per la salute. E’ fuori di dubbio che la sinergia di più fonti d’inquinamento provochino danni che possono nel tempo causare danni irreversibili sul nostro organismo. Interesse preciso dei cittadini deve dunque essere non solo controllare i limiti consentiti dalla Legge, ma ridurre i punti di accensione d’inquinamento. Laghi auspica che gli inceneritori vengano chiusi e le Autorità locali devono diminuire l’esubero di rifiuti, ma attuarne per davvero una corretta gestione dei rifiuti. I medici sono unanimemente concordi che “la prevenzione primaria è evitare che le persone si ammalino”. Del resto in un territorio come quello che abbraccia una vasta area di Taranto e provincia, i politici, gli amministratori, non possono non attenzionarsi sulla questione. La richiesta dei clinici è stata rivolta al sindaco di Massafra e presidente della Provincia ionica, dott. Martino Tamburrano, presente in sala durante il Convegno. Il politico ha preso la parola abbozzando alcune sue iniziative, osservate con ordinanze di divieto di pascolo, raccolta lumache e quanto il territorio potesse fornire danni alla salute come richiesto dalla Regione Puglia. Quando poi ha rimarcato la sua richiesta  dati alla Asl provinciale, dal pubblico son seguiti fischi e malumori, a ricordo di una relazione redatta dal dirigente del Dipartimento di Prevenzione Asl, dott. Luigi Mastronuzzi, che in sintesi auspicava nel tempo a venire una appurata valutazione del danno epidemiologico. Attendere così una sorta di conta dei morti per poi attestare il danno ambientale quale causa di gravi patologie. Inaccettabile per quelle che sono le patologie descritte. La medicina ha e deve mantenere un’etica ben precisa. Occorre tempestività. Il convegno ha segnato un primo posso verso un dialogo costruttivo con i cittadini e con gli amministratori, perchè “i danni inferti all’ambiente sono vari e tangibili nel nostro territorio e meritano riflessione, confronto e azione”. Gli oltre 50 medici hanno infine sancito con una lettera un impegno d’onore con la popolazione.
 


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