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Renato Perrini/Per la tutela del mio territorio

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

24
DIC
2015

Tanti i problemi che hanno richiesto il suo impegno: Ilva, Tempa Rossa, Porto, Sanità, Sud Est, Xylella, Consorzi di bonifica, piano casa, e tanto ancora: «Rispetterò fino in fondo gli impegni assunti con gli elettori»

 

Meno di 6 mesi dall'insediamento in consiglio regionale e già tanto lavoro svolto, qual è una sua prima valutazione?

«L'attività in consiglio regionale è sicuramente molto impegnativa; avendo avuto già altri incarichi istituzionali, posso dire che quello in Regione assorbe in modo pieno quanti vogliano svolgere compiutamente il mandato ricevuto dagli elettori. Notoriamente io sono uno che ama rispettare fino in fondo gli impegni assunti. Quindi posso dire che questi primi mesi sono stati caratterizzati da un grande lavoro, anche a causa di una serie di emergenze che si sono dovute affrontare».

Appena insediato si è fatto subito sentire, chiedendo ad Emiliano di svolgere la prima giunta a Taranto. Perchè questa richiesta? e ritiene oggi che abbia avuto qualche significato la prima riunione nel capoluogo ionico?

«In premessa ribadisco la mia volontà di voler rappresentare il nostro territorio e di tutelarlo al di là delle questioni di natura politica. La prima giunta a Taranto nelle mie intenzioni voleva rappresentare il giusto riconoscimento di una priorità assoluta da assegnare a Taranto e alla sua provincia, viste le tante emergenze vissute. La pronta adesione di Emiliano ha rappresentato sicuramente un segnale di attenzione. Altro è il discorso a consuntivo; in realtà poco o nulla degli impegni assunti in quella sede sono stati rispettati finora».

Taranto vive molte criticità, prima delle quali la vicenda Ilva. Qual è la sua posizione a riguardo?

«La regione in questa vicenda non ha un ruolo decisionale, anche se attraverso una serie di azioni e di dipendenze, vedi ad esempio l' ARPA, può essere comunque protagonista. Ho sempre sostenuto che sia importante mantenere ogni singolo posto di lavoro, ma non a tutti i costi, soprattutto se si tratta di costi in termini di salute e di vite umane. Il governo si è infilato in un cul de sac e temo che sia difficile che ne esca facilmente. La vicenda dell'emendamento presentato da parlamentari del PD, respinto dal governo, è emblematica in tal senso. Una bocciatura che ha un preciso significato politico ma che, soprattutto, aggrava ulteriormente la situazione dell''appalto Ilva. Così come è evidente il grave errore commesso nel ritenere già disponibili le somme sequestrate alla famiglia Riva. Il governo è stato sordo a qualunque voce, a cominciare da quella, insistente,  dell'on.le Gianfranco Chiarelli che ha sempre messo in guardia da quello che poi si è puntualmente verificato in Svizzera».

Come crede allora che si possa risolvere l'attuale situazione di stallo in questa vicenda?

«Nessuno ha la bacchetta magica ovviamente. Lo stesso Emiliano ha recentemente avanzato una sua proposta che ritengo sia meritevole di approfondimento. Occorre però superare la fase della emergenza. I 9 decreti del governo rappresentano un tentativo, fallimentare, di rincorrere la magistratura. E, invece, è necessario un piano che tenga conto, realisticamente, delle risorse effettivamente disponibili, del mercato dell'acciaio, che oggi evidenzia una eccedenza di produzione, e naturalmente le questioni ambientali. Occorre quindi dimensionare diversamente lo stabilimento, renderlo effettivamente compatibile con l'ambiente, e ammortizzare possibili esuberi in termini occupazionali, creando i presupposti, anche in termini fiscali, per favorire nuovi investimenti in settori alternativi».

 

Uno dei settori da sviluppare è sicuramente il porto, ma al momento si registra uno stop.

«La vicenda TCT è emblematica e parla di un sistema complessivamente lento e pieno di ostacoli per chi in generale intenda investire in attività produttive al Sud. I ritardi biblici nella realizzazione dei lavori di ampliamento e adeguamento delle strutture portuali sono sicuramente una, anche se non la sola, causa dell'attuale stato di cose. Purtroppo continuiamo a registrare ritardi. Insieme alla inaugurazione della piattaforma logistica, che va comunque accolta positivamente, ci aspettavamo che il ministro Delrio portasse qualche notizia sul prossimo terminalista».

A proposito del ministro Delrio, lei è stato di recente protagonista di un vivace dibattito sulla questione autorità portuale.

«Con la premessa che alcune fonti di stampa hanno un po' amplificato quello che è in realtà è stato un normale confronto tra chi rappresenta rispettivamente il proprio territorio, ritengo che sulla Autorità portuale non vi sia discussione; se il governo deciderà per una sola sede quella dovrà essere Taranto, e non certo per ragioni campanilistiche, ma con riguardo ai volumi di traffico, alla rilevanza complessiva, alla sua posizione strategica. Del resto non è possibile che Taranto sia sempre penalizzata».

In questi giorni torna di attualità la questione Tempa Rossa, che idea si è fatto di questa operazione?

«Ho avuto modo di ribadire più volte il mio pensiero a riguardo. Innanzitutto occorre chiarire che non possiamo dire no a tutto per partito preso. Ogni situazione va valutata attentamente considerando tutti gli aspetti, positivi e negativi. Per Tempa Rossa mi pare di capire innanzitutto che i giochi siano già fatti e che il territorio, ancora una volta, sia stato escluso dalla fase decisionale. Che il progetto porti con sé nuove problematiche, relative essenzialmente al notevole aumento di traffico di petroliere, è un dato di fatto. E' un dato di fatto anche che sul piano occupazionale non  offre grandi prospettive come anche non vedo quali altre compensazioni concrete siano state previste. Addirittura continuiamo a pagare i carburanti più che in altre aree del Paese. Si concedono royalties solo dove vi è estrazione. Bene, è il caso di cambiare le regole. Se Tempa Rossa, come credo, è ormai in via di realizzazione ci siano chiare garanzie sull'assenza di ulteriore impatto ambientale e, soprattutto, si negozino vantaggi concreti per il territorio».

Un'altra questione riguarda la sanità e la possibilità di ulteriori tagli.

«Anche su questo tema sono stato molto chiaro; Taranto innanzitutto ha già subito troppi tagli nel recente passato grazie alla gestione Vendola. Paradossalmente si riducono le risorse in un territorio che è gravemente interessato da una incidenza di malattie gravi. Questo non è più possibile e con Emiliano sono stato molto chiaro. Piuttosto ritengo che anziché pensare ad un nuovo ospedale che, forse, sarà pronto tra 7 anni, si dovrebbe mettere mani alle strutture già operative che richiedono interventi di ristrutturazione e adeguamento degli  organici. In particolare penso ai centri oncologici di Taranto e della provincia, mentre ritengo che nessun taglio ulteriore debba interessare il nostro territorio».

In questi giorni Emiliano ha confermato l'intenzione di mantenere la delega alla sanità con affermazioni molto pesanti.

«Le affermazioni di Emiliano sono una sorta di ammissione del totale fallimento della gestione della sanità nei dieci anni di amministrazione Vendola, con cui, il suo PD ha governato. Oggi dire che occorre allontanare la mala politica dalla sanità equivale a dire innanzitutto che finora qualcosa non ha funzionato, e poi si dice chiaramente che non si ha fiducia di chi oggi gli sta intorno! Io ritengo invece che sia il sistema nel suo complesso che vada modificato lasciando la gestione delle Asl agli operatori sanitari».

Lei è un imprenditore edile, come si affronta l'emergenza abitativa?

«Con i colleghi consiglieri del gruppo "Oltre con Fitto- CoR", ho predisposto una proposta di legge regionale che si prefigge di prorogare per un ulteriore anno, e cioè fino al 31 dicembre 2016, il termine in scadenza a fine 2015 per attuare gli interventi della legge regionale 30 luglio 2009, n. 14 «Misure straordinarie e urgenti a sostegno dell’attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale (cosiddetto Piano Casa).»

La proroga consentirà di ampliare la platea dei beneficiari, intervenendo concretamente a sostegno di una economia che stenta a dare segni di ripresa, soprattutto in aree particolarmente colpite dalla crisi, come la provincia ionica».

 

Anche sulla vicenda Xylella, che fortunatamente non ha finora interessato direttamente Taranto, lei si è fatto sentire.

«Ci sono questioni che ci riguardano tutti a prescindere dal fatto che possano toccarci da vicino. Peraltro io vengo da una cultura che è molto legata alla terra e alle sue tradizioni. A inizio mese, nel corso di un audizione in aula ho avuto modo di apprezzare e sostenere le tesi del collega del M5S Cristian Casili che, da agronomo, ha evidenziato  in modo chiaro tutti i nodi irrisolti del piano Silletti. Questo molto prima che intervenisse la magistratura. E' bene ora che la giustizia faccia il suo corso  e la politica si impegni a trovare soluzioni che contemperino l'esigenza di evitare ulteriore diffusione della xylella e il mantenimento del'immenso patrimonio olivicolo pugliese.  Mi sono occupato anche della vicenda Sud Est, chiedendo che non si ripercuotano sui lavoratori gli effetti negativi di una cattiva gestione politica e manageriale».

 

Restando in tema lei si è anche occupato di Consorzi di bonifica. 

«Come ho già detto sono molto legato alla terra e sono profondamente amareggiato per come l'intero comparto agricolo sia sempre stato considerato in Puglia. Quella dei consorzi di bonifica è l'ennesima storia di carrozzoni che, lungi dal garantire i servizi per i quali sono nati, finora hanno solo vessato gli operatori del settore. E' ora di un radicale cambio di rotta».

C'è chi l'accusa di essere tropo trasversale: anche con Emiliano lei appare spesso molto conciliante.

«Ribadisco un concetto fondamentale che è alla base del mio fare politica: a me interessa tutelare il mio territorio; ciò significa che se un provvedimento va in questa direzione, ovvero è per il bene di Taranto e della sua provincia io lo voto, chiunque lo abbia proposto. Ovviamente questo non vuol dire non avere una impostazione politica fondata su precisi valori. Sulle grandi questioni e su tutto ciò che non convince farò opposizione, responsabile ma ferma. Deve finire la storia della politica che identifica l'avversario come nemico. Prerogativa questa soprattutto della sinistra italiana. Con Emiliano ho buoni rapporti e con lui dialogo. Laddove però non condivido le sue proposte le contrasto senza alcuna remora».

Parliamo di questioni più politiche. Come ha vissuto l'abbandono di Forza Italia?

«Innanzitutto con molto disagio; vorrei precisare però che non c'è stato da parte di Raffaele Fitto, e quindi di chi ne condivide le idee, un abbandono di qualcosa. Anzi; sono altri che hanno abbandonato, direi anche tradito, i valori fondanti del centro destra. Noi siamo rimasti fedeli a quei valori e oggi come Conservatori e Riformisti proviamo a rilanciarli. Gli ultimi sondaggi danno Forza Italia vicina a scendere sotto il 10% mentre cresce la delusione del popolo dei moderati per una politica opaca, poco incisiva in termini di opposizione al governo Renzi».

Conservatori e Riformisti comincia ad organizzarsi anche sul territorio.

«Abbiamo tenuto di recente un primo incontro con tutti i referenti della provincia. Con l'on.le Gianfranco Chiarelli, a cui va riconosciuto di essere riuscito a ridare forza e dignità al centro destra ionico, abbiamo definito una struttura transitoria che traghetterà il partito verso le consultazioni della base, seguendo il criterio che come CoR ci siamo dati per la selezione della classe dirigente. Abbiamo in tutti i comuni i coordinatori e vice, un coordinamento provinciale e un organismo direttivo al quale partecipano anche i sindaci. Ci sono molti giovani e tante donne; stiamo riscontrando un grande interesse e credo che la crescita che in pochi mesi abbiamo già registrato sia destinata ad aumentare in modo esponenziale».

 

Il prossimo anno 11 comuni della provincia ionica sono chiamati al voto; nel 2017 toccherà a Taranto. Qualcuno ha avanzato l'idea di ripetere l'esperienza delle larghe intese, sperimentata in provincia.

«Ripeto quello che l'on.le Chiarelli ha già ampiamente esplicitato di recente. In provincia si è dovuto in qualche modo raggiungere un compromesso per garantire la governabilità dell'Ente. Questo peraltro ci ha consentito, visto il buon risultato ottenuto, di tornare a guidare l'ente di via Anfiteatro dopo ben 10 anni di amministrazioni di sinistra. Come è andata a finire si sa. Non intendo qui sollevare polemiche; mi limito a confermare quando già dichiarato da Chiarelli: le larghe intese sono da intendersi chiuse come esperienza; ora l'obiettivo è ricompattare il centro destra perché se si è uniti è possibile proporre la necessaria alternativa in quei comuni finora in mano alla sinistra».

 

 



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