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Lunetta Franco: Quanto lavoro ancora da fare

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

30
MAR
2012

La presidente di Legambiente Taranto racconta quest’associazione vicinissima ai trent'anni di attivismo ambientale, una delle voci “eco-sostenibili” più importanti sul territorio nazionale e tarantino. Una storia ricca di iniziative e tanta voglia di non abbandonare la città a un destino di polveri e fumi

 
 
 
Legambiente è l'associazione ambientale più diffusa in Italia e una delle organizzazione più conosciute grazie alle importanti campagne di informazione sull'intero territorio nazionale.
Quando nasce Legambiente a Taranto e con chi?
«La nostra associazione fa la sua prima comparsa sul territorio tarantino nel 1983, con un gruppo di persone che in parte ricopre ancora diversi ruoli all'interno del circolo. La nostra è una storia lunga e uno dei nostri soci fondatori è stato anche un fondatore dell'organizzazione a livello nazionale.»
 
Un periodo storico piuttosto lungo: qual è stata la risposta del cittadino?
«L'associazione ha avuto alti e bassi sia nella capacità di attrarre a sé nuovi soci sia nella capacità di mobilitazione. Questa è una caratteristica di tutte le associazioni, ma in un settore come questo a Taranto ci si aspetterebbe una maggiore partecipazione. Abbiamo avuto momenti di grande interesse durante gli anni Ottanta, seguiti da una fase di calo nei Novanta, ma con il nuovo millennio stiamo ampiamente riprendendo forza. Dobbiamo però ammettere che i cittadini non sono particolarmente sensibili alle tematiche ambientali in generale e molto spesso la questione della grande industria funge da alibi. E' sicuramente il problema dei problemi ma si tende in questo modo a non occuparsi di nient'altro… Insomma Taranto è una realtà in cui la raccolta differenziata è ancora sotto il 9%, il verde pubblico non si incrementa da anni se non per alcune piantumazioni dell'amministrazione Stefàno, non ci sono ancora le piste ciclabili...»
 
Legambiente Italia propone una serie di iniziative di volontariato ambientale da “Puliamo il Mondo”, “Nontiscordardime”, operazioni “Scuole Pulite”, “Cento strade per giocare”, “Spiagge e fondali puliti”, più tantissime altre. Quali iniziative siete riusciti a conciliare con il territorio tarantino e i suoi annessi problemi?
«Ogni anno le iniziative che riusciamo a proporre sono diverse. Sono anni che realizziamo “Puliamo il Mondo”, “Nontiscordardime”, “La festa dell'albero”. “Fondali Puliti”, negli ultimi anni, siamo riusciti a organizzarla in due magnifiche occasioni con la collaborazione dei corpi sommozzatori dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco. Cerchiamo spesso di coinvolgere nelle nostre campagne le scuole: nel 2008 abbiamo coinvolto sette istituti superiori tarantini nella realizzazione di “Puliamo il Mondo”, fu un'esperienza straordinaria, siamo riusciti a ripulire tre grandi aree tarantine e in alcune abbiamo poi piantumato alberi in occasione della Festa dell'albero.»
 
Ecco, abbiamo parlato della scuola. Sul vostro sito c'è un'intera sezione dedicata alla scuola e alla formazione. Quanto è importante per voi l'educazione ambientale e del senso civico direttamente nelle aule?
«Per noi è essenziale e ci abbiamo lavorato tantissimo, ultimamente però la nostra presenza è diminuita non perché non ci crediamo ma perché abbiamo poche forze e inoltre ci duole dover constatare che negli ultimi periodi le sollecitazioni da parte delle scuole sono diminuite e sempre più spesso siamo noi che ci proponiamo per la realizzazione di attività.»
 
Purtroppo quando si parla di Taranto sembra che l' Ilva le corra dietro, ma da qualche tempo   le acque si iniziano a muovere e c'è sempre più voglia di un cambiamento. Circa tre anni fa sono partite le indagine poiché fu ritrovata della diossina in prodotti alimentari provenienti da allevamenti limitrofi allo stabilimento. Queste le indagine che hanno portato all'incidente probatorio contro l'ILVA basato sulla maxi perizia del GIP Patrizia Todisco che hanno rilevato una certa correlazione tra l'inquinamento record e lo stabilimento. I capi d'accusa sono tanti e spaventosi tra cui quello di disastro ambientale colposo e doloso. Una situazione davvero tragica. Come si è battuta e come si batte Legambiente?
«La questione del siderurgico e di tutto il polo industriale è da sempre uno dei punti principali del nostro impegno. In questi anni abbiamo lavorato attraverso i nostri dossier e possiamo dire di essere stati tra i primi a denunciare le emissioni di diossina. Avevamo grandi aspettative sulla Autorizzazione Integrata Ambientale. Pensavamo che l’AIA potesse essere un'occasione storica per dare finalmente delle prescrizioni allo stabilimento sul tipo di tecnologie e pratiche operative da applicare per ridurre l'inquinamento; purtroppo però è stata un'occasione mancata perché l'AIA concessa si è presentata estremamente blanda nelle prescrizioni in cui sono state accolte quasi tutte le richieste dell' ILVA a differenza delle nostre, di quelle delle amministrazioni e dell'ARPA. Nel lungo iter procedurale (dal 2007 al 2011) abbiamo presentato puntuali osservazioni tecniche fino all’emanazione dell’AIA, che da subito ci è sembrata insufficiente. La maxiperizia ha confermato la nostra valutazione e dinanzi ad una perizia del genere il Ministro ha riaperto l’AIA. Ci teniamo inoltre a sottolineare che siamo stati parte  civile nei due processi in cui l'ILVA è stata condannata fino alla Cassazione per l’emissione di sostanze pericolose e qualora si arrivasse all'incriminazione  dell'Ilva in questo caso ci ricostituiremo parte civile. Per noi questa inchiesta è particolarmente grave sia perché per alcuni dei reati l'azienda era già stata condannata per ben due volte in Cassazione e, se confermati, saremmo alla ennesima reiterazione degli stessi sia per l’ipotesi di nuovi (disastro ambientale colposo e doloso) particolarmente gravi.»
 
In camera di Consiglio, durante l’incidente probatorio del 17 febbraio, come risposta alle accuse vien detto che il lavoro dei periti ha fatto riferimento ai parametri di una direttiva europea che entrerà in vigore entro il 2018 e si vorrebbe dimostrare che lo stabilimento operi invece nel rispetto delle norme vigenti. Come vi sentite di commentare queste parole?
«Nella normativa sull’ AIA son previste prescrizioni più rigorose in caso di impianti che abbiano un impatto ambientale particolarmente pesante e abbiamo inoltre una legge regionale che prevede, in situazioni così gravi, l’abbassamento del 20% delle emissioni rispetto ai limiti consentiti. Infine, nel 2008 fu firmato un protocollo d’Intesa tra il Ministero e gli enti locali in cui si prevedeva che, concesse tutte le AIA  agli impianti tarantini, queste stesse dovessero essere valutate nel loro insieme per considerare il complessivo carico di inquinamento sulla città al fine di stabilire eventuali modifiche in senso più restrittivo delle singole AIA. Appellarsi a norme non ancora in vigore ci sembra pretestuoso soprattutto quando ormai vi è una grande consapevolezza delle cause dell'inquinamento sul territorio.»
 
Taranto potrà mai sperare in un futuro prossimo in cui le sue industrie diventino in qualche modo ecosostenibili?
«Molto dipenderà dalla sua classe politica, senza dubbio tanto è stato fatto in questi ultimi anni ma non è ancora abbastanza, ci sono ancora troppe incertezze e troppi tentennamenti. Bisogna imboccare con fermezza questa strada che è l'unica a nostro parere che possa far convivere il lavoro, la salute e l'ambiente in questa città. Non possiamo condannare Taranto a essere la città più inquinata d' Europa. Noi crediamo che se tutti faranno la loro parte, cittadini compresi ci arriveremo.»
 
Negli ultimi decenni in seguito alla piena presa coscienza dei danni causati all'ambiente, quest'ultimo e la protezione dello stesso sono diventati argomenti principali in tutto il mondo. L'industria del turismo, che è  ormai una delle più importanti su scala mondiale propone l'ECOTOURISM, turismo ecologico e sostenibile. Le iniziative in tutto il mondo sono davvero tante e in determinate realtà hanno risollevato la situazione economica. Una bella possibilità per Taranto, troppo utopica?
«Taranto è una bellissima città ma è indubbio che non si sia caratterizzata per la tutela dei propri beni culturali e ambientali in maniera tale dall'essere in questo momento un'attrattiva turistica, Certo c'è una città vecchia, completamente integra, un unicum potremmo dire, un chiaro patrimonio che potrebbe essere valorizzato, ma in gran parte la Taranto magnogreca è stata distrutta. Quindi crediamo che prima di poter parlare di turismo eco-sostenibile bisognerebbe prevedere una reale e profonda riqualificazione del territorio. Qualcosa si sta facendo e dobbiamo considerare che stiamo uscendo da un grave dissesto e ci troviamo in una periodo di generale crisi economica.»
 
Legambiente è nota anche per l'incessante lotta contro l'abusivismo edilizio con risultati concreti e contrasta tutte le forme di illegalità ambientale. Qual’ è la situazione tarantina da questo punto di vista?
«A Taranto ci sono moltissimi illeciti ambientali, è quasi la regola, da continue scoperte di discariche abusive, spesso per rifiuti speciali, agli abusi nel campo dell'edilizia. Ci auguriamo che l'amministrazione prossima persegua con fermezza e con continuità questi tipi di reati, noi possiamo solo denunciarli.»
 
Avete dichiarato che il tratto distintivo della vostra associazione è l'ambientalismo scientifico, su cui sono basate tutte le vostre scelte. Ci spieghi meglio...
«Quando facciamo le nostre valutazioni nell'analisi ambientale cerchiamo di farlo nella maniera più approfondita possibile basandoci sul metodo scientifico perché quello che ci interessa non è solo fare la critica, ma nel momento in cui riteniamo che dal punto di vista ambientale qualcosa non vada,  dare l'alternativa e solo grazie a questo metodo possiamo presentare delle proposte concrete e praticabili. Sulla base di soluzioni trovate e provate altrove, in contesti più avanti di noi, fondiamo le nostre proposte.»


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