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Il depuratore e la valle/ Quando la terra restituisce veleno

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

6
MAG
2016
Gli scarichi delle acque reflue che provengono dalla città di Martina Franca convergono in un depuratore e sono smaltite nel sottosuolo della Valle d’Itria. Per quanto il sottosuolo del nostro territorio sia carsico, sfidare la fortuna sperando che inghiotta qualsiasi volume di liquidi è, quantomeno, un pensiero ardito. Ecco quali sono le possibili soluzioni 
 
Nascondere la polvere sotto il tappeto ha degli indiscutibili vantaggi: è una soluzione rapida e invisibile.
Ma, evidentemente, dopo un periodo, nemmeno molto lungo, gli inconvenienti affiorano: la polvere non è stata eliminata e il mucchietto si comincia a vedere come rigonfiamento del tappeto.
Così è avvenuto per gli scarichi delle acque reflue che provengono dalla città di Martina Franca, convergono in un depuratore e sono smaltite nel sottosuolo della Valle d’Itria.
Il rapporto con la Terra deve seguire pochi ma fondamentali principi e uno fra i principali è che il Pianeta restituisce con gli interessi sempre ciò che gli affidiamo. Così se piantiamo un albero, e lo coltiviamo con etica e rispetto, la Terra ci restituirà frutti ma se disperdiamo veleni, lei ci restituirà morte.
Nel caso del depuratore di Martina Franca, per decenni abbiamo fatto confluire le acque depurate nel sottosuolo del quale non conosciamo quasi nulla, salvo quanto studiosi volontari e speleologi locali hanno scoperto negli anni, ma essendo appunto una valle, sappiamo di sicuro che ivi confluiscono tutte le acque piovane delle aree circostanti.
Vi è da aggiungere che la nostra Valle d’Itria, già nel ‘700, e probabilmente anche prima, era zona di compluvio dei reflui fognari appartenenti al paese contermine. La grande grave ubicata in località Cupa (dal nome della zona più nascosta della valle) inghiottiva quanto proveniva da Martina Franca. A testimonianza vi sono alcuni disegni custoditi nella collezione Caracciolo - de Sangro, ove è ritratto il Palazzo Ducale con delle cloache orientate proprio in direzione nord nord-ovest.
Dai racconti degli anziani martinesi, pare che in un contingente militare di stanza a Martina ci fu una grave epidemia che ne sterminò i cavalli. Le carcasse degli animali furono gettate in quella grave, facendo brillare, al termine, una potente carica esplosiva. Si racconta che da allora cominciarono i primi problemi di rigetto dei reflui verso la valle.
Per oltre un decennio, inoltre, ampie zone vitate della valle erano perennemente allagate di reflui fognari a seguito dell'insufficiente funzionalità degli impianti di canalizzazione e depurazione.
Per quanto il sottosuolo del nostro territorio sia carsico, sfidare la fortuna sperando che inghiotta qualsiasi volume di liquidi è, quantomeno, un pensiero ardito.
Così arriviamo all’apice del problema. Il terreno prossimo, nell’area dell’attuale punto d'immissione nel sottosuolo delle acque depurate (sperando che lo siano davvero), è saturo.
La Terra ci sta restituendo con gli interessi ciò che le abbiamo donato.
Il terreno e le rocce non sono più concreti e quanto costruitovi sopra, è a rischio di cedimento.
Proprio in quel punto, purtroppo, vi è la ss 172 nel tratto che unisce Martina Franca a Locorotondo e, per i veicoli su ruote, anche con il resto d’Italia, perché quel tratto di strada, così per com’è la viabilità di quell’area, unisce il Mar Ionio a quello Adriatico e serve tutta una serie di trasporti commerciali di notevole importanza.
E’ chiaro che una rete viaria così concepita sia assolutamente inefficiente ma, quella abbiamo e quella usiamo e, sebbene inadeguata, ci siamo accorti del suo vero valore dal momento in cui ne è stato vietato l’uso, proprio per evitare pericoli di crollo, oltre ad insistere su aree malsane per gli allagamenti e i ruscellamenti di acque reflue.
Più che cercare le responsabilità di quanto avvenuto negli ultimi cinquant’anni ora urge trovare soluzioni.
Quello che emerge è la troppa polvere nascosta sotto il tappeto. Nascosta da chi era vicino al tappeto e ha visto farlo per troppo tempo.
Così amministrazioni comunali, A.Q.P. e prima E.A.A.P., A.N.A.S. e tutti gli enti preposti alla tutela del territorio; questi ultimi sempre pronti a imporre vincoli per il soprassuolo, distribuiti discrezionalmente o per comunanza politica, ma scordando, puntualmente, le emergenze del sottosuolo.
E’ divenuto davvero urgente porre in comunicazione Martina Franca a Locorotondo così come l’area Ionica a quella Adriatica.
Studenti e lavoratori pendolari, fornitori di servizi, operatori del terziario, una o più volte il giorno sono costretti a servirsi d'improbabili percorsi alternativi per raggiungere la loro meta.
Gli enormi disagi sono evidenti e, in un periodo economico già così complesso, incrementare le problematiche è davvero simile a infierire.
Questo per chi è costretto a viaggiare, mentre per chi raggiunge i nostri territori per conoscerli è un grave deterrente. Dopo gli enormi sforzi profusi dagli operatori turistici locali e dalle amministrazioni al fine di attrarre turismo, ora che si percepiva un incremento di visite, questa situazione non potrà che determinarne una forte battuta d’arresto. E’ ormai notizia, infatti, che diverse compagnie di crociera abbiano deciso di cancellare Martina Franca dalle mete turistiche per la prossima stagione estiva, laddove non sia ripristinata in tempo utile la viabilità.
Le soluzioni.
Quelle proposte dagli enti sono di bonificare l’area e realizzare sistemi drenati che disperdano le acque depurate nel sottosuolo, per mezzo di lunghe trincee o di bacini di raccolta. Questo a patto che il depuratore sia perfettamente adeguato e funzionante, che la Natura aiuti sempre l’evapo-traspirazione necessaria, che non ci siano più piogge torrenziali e che l’olfatto degli abitanti della Valle d’Itria diventi insensibile. Dopo tutto questo, si dovrebbe attuare il risanamento di quel tratto di strada attualmente a rischio di crollo.
Poi ci sono proposte tecnologicamente più avanzate.
Essendo fortemente di parte, protendo sempre per il riuso di qualsiasi refluo, pertanto una soluzione percorribile e a costi accettabili sarebbe la trasformazione dei reflui in biogas, in residuo secco a uso fertilizzante e impiego delle acque depurate a uso irriguo gratuito. La centrale di produzione andrebbe ubicata nella sede dell’attuale depuratore e il gas potrebbe essere impiegato per l’autotrazione principalmente dei mezzi pubblici di trasporto.
Altra soluzione possibile è la fitodepurazione accoppiata alla subirrigazione, considerando dei laghetti artificiali ricoperti di essenze capaci di depurare le acque, circondati da vaste aree piantumate con essenze sempreverdi ad ampio apparato fogliare.
E’ logico pensare che aree umide non siano caratteristiche del nostro paesaggio ma avremmo un incremento delle aree a verde e una conseguente crescita delle popolazioni di volatili migranti che si fermerebbero nel nostro territorio.
Quelle che possono sembrare soluzioni futuristiche in realtà non lo sono ma comportano grandi conoscenze tecnico-scientifiche e mentalità politiche proiettate alla tutela dell’ambiente.
Le amministrazioni di Martina Franca, Locorotondo, Cisternino si stanno fortemente impegnando alla ricerca di soluzioni e la recente visita del Governatore Regionale lascia intravedere una imminente soluzione al problema ma, qualunque sia, deve prevalere l’urgenza al fine di scongiurare un’ulteriore appesantimento degli oneri che già troppo gravano sulle popolazioni del nostro tanto amato quanto bistrattato territorio.
 


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