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LO SVAGO

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

27
OTT
2016
Sebbene dai profani considerato addirittura “terapeutico”, esso non è sempre d’aiuto: i problemi restano lì dove sono stati lasciati, liberi di peggiorare col passare tempo.
 
 
C’è un mio amico che dice che a lui non serve una terapia perché la migliore terapia è svagarsi. E lo dice con così tanta certezza che mi stava quasi convincendo. Lui c’è ne ha di problemi. Secondo lei il divertimento può aiutarlo davvero?
Luca
 
In molti ritengono che lo svago possa sortire un effetto “terapeutico”, dacché procura sul momento un senso di sollievo e benessere, indotto appunto dalla secrezione di quelle endorfine che vengono prodotte contestualmente allo svolgimento di determinate funzioni biologiche, cognitive e sociali. Esso, infatti, risulta solitamente connesso ad attività conviviali, mondane o sportive: momenti estremamente piacevoli per una specie, quella umana, che l’evoluzione ha reso dotata di una forte socialità. D’altronde, esso può anche declinarsi benissimo al singolare, concretizzandosi in attività, fisiche o intellettuali, che attengono agli interessi di un dato individuo.
In un caso o nell’altro, lo svago, insieme al divertimento e alla distrazione, di esso sinonimi, rimanda etimologicamente ad una deviazione dal percorso principale: esso, forse dei tre termini appena citati il più evocativo, richiama, allo stesso tempo, il divagare del pensiero nonché il vagheggiare del desiderio; invece, il divertimento, derivato dal latino ‘devertere’, si riferisce, con più precisione, all’atto di volgersi altrove; e, infine, la distrazione, dal verbo latino ‘distrahere’, esprime, in senso letterale, l’azione di portar via, quindi, in senso riflessivo, di trasportarsi in un luogo altro.
Fatto sta che la permanenza in tale dimensione parallela può sortire, a seconda dei casi, sia effetti costruttivi che distruttivi. Pertanto, risulta costruttivo quello svago in cui ci si dedica ad attività proficue, la cui pratica comporta delle ricadute positive in termini di salute, di crescita intellettiva o di sviluppo personale. D’altronde, risulta largamente risaputo quanto rifugiarsi nella distrazione possa comportare l’aggravamento di un eventuale proble¬ma a monte, il quale, in tal modo, può benissimo continua¬re il suo decorso, strutturandosi man mano in forme potenzial¬mente sempre più complesse, che progressivamente si sedimentano e si consolidano, magari senza che il diretto interessato ne abbia pieno controllo e consapevolezza. A tal proposito, mi preme rammentare come la nociva trascuratezza che si accompagna allo svago protratto nei giorni, possa risultare ulteriormente aggravata dalla natura dello stesso, ancor più distruttivo quando consiste nell’uso di sostanze ricreative o nella messa in atto di comportamenti a rischio, dannosi e senz’altro non terapeutici.
Di certo, ogni problema di rilievo, proprio perché ineludibile, va necessaria¬mente affrontato con un atteg-giamento volto alla ricerca e al perseguimento di strategie riso¬lutive finalizzate ad un ripensa¬mento funzionale dello stesso. Perché, se da un canto è impossibile non avere problemi, dall’altro è pos¬sibile viverli in maniera sana. E proprio sulla base di questa com¬petenza si costru¬isce la nostra capacità di adatta-mento.
 


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