MENU

DILLO A PAROLE

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

24
NOV
2016
La chat sta diventando uno degli strumenti di comunicazione più utilizzati. Merito della sua immediatezza e di quelle simpatiche faccette che sostituiscono (o integrano) ogni risposta. E se provassimo a farne a meno per un po’?
 
 
Ciao, sono Roberta e non uso emoticon da otto giorni, undici ore e quattro minuti.
Il motivo è puro e semplice: qualche giorno fa è accaduto un fatto strano. Avete presente quando non avete nulla da fare, magari siete in fila da qualche parte e l’unica cosa che avete a disposizione è il cellulare? È quanto è accaduto a me. E ciò che mi sono trovata davanti mi ha sconvolto. 
Il punto è che, così, un po’ per gioco un po’ per noia, sono andata a rileggere alcune chat, ed eccole: bam! Faccine ovunque. Bacini e cuoricini, risate e lacrime, guance che arrossiscono, pollici in su e così via. Ma come, mi sono detta. Io, che vorrei fare della parola scritta il mio mestiere, mi esprimo con le faccine?
Eh sì, perché diciamocelo, la faccina è carina, simpatica e soprattutto immediata. Immediata come può essere una conversazione, appunto, “faccia a faccia”. 
Quando parliamo con qualcuno, questo qualcuno ha modo di interpretare ciò che diciamo attraverso diversi elementi: oltre che il verbale, ha a disposizione il linguaggio non verbale e quello paraverbale. Percepisce il tono della voce, ci vede sorridere o aggrottare le sopracciglia e capisce perfettamente cosa gli stiamo dicendo (quasi sempre, dai!) e soprattutto come glielo stiamo dicendo.
In una chat dobbiamo, per forza di cose, fare a meno del paraverbale, dunque dell’intonazione (a meno che non scegliamo di optare per un messaggio vocale o non scriviamo in maiuscolo, ma anche quest’ultima possibilità non è esente da fraintendimenti). Non possiamo proprio permetterci di rinunciare anche al non verbale.
Ecco che, dunque, cerchiamo di rendere la comunicazione in chat quanto più vicina possibile alla conversazione tête a tête. Facciamo una battuta e ci affrettiamo a inserire la faccetta con l’occhiolino, cosicché l’altro non pensi che lo stiamo insultando o offendendo e capisca, invece, il nostro intento bonario. Vogliamo salutare e per non sembrare freddi mandiamo un sorriso o un bacino. 
La facilità con cui abbiamo sempre utilizzato le emoticon, tuttavia, ha fatto sì che non ci sforzassimo più di trovare le parole adatte. Per questo ho dato inizio a un esperimento: provare a dirlo a parole, senza l’ausilio degli elementi grafici. Bandite anche le onomatopee: niente “ah ah ah”, sarebbe troppo facile. 
Il risultato? Esilarante… e incredibilmente affascinante. Non potete immaginare quanto sia stato difficile (provare per credere). Non tanto per il bacio, che potevo risolvere con un “Ti abbraccio”, “Un bacio”, “Baci…” etc. Neanche per i pollici in su o in giù, che potevo tradurre con “Va bene” oppure “No”.
La difficoltà vera si è presentata con la faccina che ride, che, neanche a dirlo, è quella che utilizzo più spesso. Quella che ride talmente tanto che le spuntano le lacrime, avete presente, no? Come potevo tradurre quella semplice, esplicita faccina che da sola bastava a dare risposte intere?
“Rido” non andava bene.
“Sto ridendo” e sembravo una matta.
“Muoio dalle risate” un po’ meglio.
“Che ridere”, sì, poteva andare.
Ma cosa accadeva al terzo/quarto “Che ridere”? I più discreti hanno solo pensato che fossi un po’ strana, altri mi hanno chiesto se stessi bene, alcuni hanno composto il numero della neuro.
Inevitabilmente, nella maggior parte delle chat, ho dovuto spiegare il mio progetto, e a quel punto è partito il confronto. Chi ha detto che non sarebbe mai riuscito a metterlo in pratica, chi ci ha provato ma ha rinunciato subito dopo, chi ha abbracciato la mia idea e si è cimentato nel trovare formule adatte per sostituire ogni emoticon, chi ha lanciato sfide.
Il risultato di questo esperimento? Non lo so, e forse non so neanche quale scopo dovesse avere realmente. Forse provare a rivalorizzare il linguaggio; a evitare un inesorabile depauperamento della mente, troppo abituata a cercare soluzioni semplici; ad arricchire il vocabolario; a cercare nuovi stimoli.
O forse sarà semplicemente servito a creare un dialogo, a far riflettere sull’uso o l’abuso delle emoticon e a favorire la conversazione di persona. E allora sì che avrà avuto un senso.
 


Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor