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Tra sacro e profano

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

1
DIC
2016
Come ogni anno quello che ci aspetta è un periodo fortemente legato a consuetudini familiari e universali. Le tradizioni e la loro conservazione sono fondamentali per ogni comunità perché suscitano emozioni e risvegliano la consapevolezza e l’identità comunitaria
 
 
Rituali sospesi fra il sacro e profano, liturgie oltre lo spazio e il tempo, le tradizioni continuano a trasmettersi fra i popoli del mondo.
L’etimologia del termine esprime appieno il suo significato. Dal latino tràdere significa consegna, trasmissione e le Tradizioni sono sostanzialmente la trasmissione di rituali del passato, anche millenario.
Durante i periodi più bui della storia, secondo cadenze periodiche, le tradizioni sono sempre tornate a interrompere la quotidianità, riportando l’Uomo alle sue origini e al suo rapporto con la Terra.
L’espressione più comune sono le tradizioni popolari quali insieme di usi, costumi, danze, musiche, fiabe, canti, leggende, proverbi, che si tramandano oralmente e che, solo in epoche recenti, sono state trascritte.
La loro importanza è sostanziale in ogni comunità perché rappresentano il patrimonio storico dei popoli. Precedono la Storia intesa come studio del passato attraverso documenti. La Storia stessa si origina dalla narrazione trasmessa nel tempo.
Le tradizioni e la loro conservazione sono fondamentali per ogni comunità perché suscitano emozioni e risvegliano la consapevolezza e l’identità comunitaria. Le ritualità presenti inducono naturalmente all’aggregazione e alla socializzazione, sempre più rare nelle società moderne.
La tutela della tradizione, però, non deve indurci all’errore di confonderle con i molteplici eventi che sono proposti sempre con maggiore frequenza. Palii, sagre di paese, rievocazioni storiche, mercatini e fiere, sono presentati come rimando al passato o trasmissione di valori, mentre, nella realtà, sono creazioni moderne, spiccatamente commerciali e prive di fondamento storico. Queste occasioni aggregative sono meglio annoverabili nello spettacolo. Non sono deprecabili, anche se fini a se stesse e non rappresentano le tradizioni. Sono poche le manifestazioni che provengano concretamente dalla storia e che possano essere considerate tradizionali. 
Nel passato, la commistione delle tradizioni provenienti da diverse etnie è stata considerata contaminazione culturale. Alla pari di alcuni siciliani dai capelli biondi ma con la carnagione e gli occhi bruni, frutto delle invasioni arabe e normanne, o dei meridionali con i capelli rossi e gli occhi chiari, seguito dell’insediamento rinascimentale di mercanti e pittori fiamminghi, oppure come nei crossover musicali, deve essere accolta positivamente, perché la tradizione stessa è spesso l’insieme degli usi e costumi dei popoli che hanno condiviso le proprie esperienze. 
Canti popolari, piatti tipici, specie se dedicati alle festività, rituali, danze, scritti, particolarmente se antichi, hanno notevole comunanza con altri corrispettivi anche lontani.
Molte delle nostre pietanze tipiche, ad esempio, hanno origine dalla cucina greca antica, dove prevalevano frumento, olio e vino, oppure da quella bizantina, ricca di spezie, miele e dolciumi, o ancora dalla normanna, ebraica, araba, africana e spagnola.
Così, molti riti sacri diffusi in Italia sono il corrispettivo di quelli pagani. Frequentemente, i primi hanno lasciato notevoli tracce sui secondi originando risultati suggestivi. Un esempio è La Notte di San Giovanni Battista, importante profeta citato nei Vangeli e nel Corano. Il 24 giugno, la Chiesa festeggia il Natale estivo per la nascita del predicatore precursore del Signore. E’ fra i giorni dell’anno con le maggiori ore di luce solare e, nella notte che lo precede, l’Uomo celebra la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male, la forza della Natura, l’inizio dell’estate, in un’alternanza di riti sacri e pagani. In diverse regioni d’Italia si compie la raccolta delle noci per la produzione del noto liquore e dell’origano. Il frutto dell’albero simbolo della stregoneria affiancato a un’antica pianta terapeutica.
Alcuni canti, danze, favole, leggende popolari hanno radici comuni con vaste aree del Bacino Mediterraneo. Altri traggono origine da quelli del Medio Oriente e dai Balcani.
Con l’avvicinarsi delle festività molte tradizioni, sacre o pagane, tornano a rivitalizzare il Paese inducendo un senso di benessere e di piacevole condivisione. Hanno il potere di sospendere il tempo, alleviando la vita. Generano traguardi e cadenze oltre il frenetico susseguirsi degli eventi. 
Per questo è fondamentale proseguirne la diffusione, superando il pregiudizio verso la loro origine spesso umile e popolare. Conoscere usi, costumi e credenze popolari è cultura, prosecuzione, accrescimento, identità.
Il motivo che induce a considerare le tradizioni patrimonio comune, tanto da esortarne la conservazione, la valorizzazione e la tutela, è generato dalla consapevolezza che il passato, raccontato dai popoli, ha la stessa valenza, se non maggiore, della Storia. Ricche di contenuto sono quelle tramandate fra gli uomini, libere da influenze religiose o condizionamenti sociali tali da renderle un periodico ammonimento.
Le tradizioni hanno una notevole rilevanza sociale perché affiancate allo sviluppo e al progresso, riconducono l’Uomo alla sua condizione più arcaica, alla sua giusta dimensione e al reale rapporto con la Terra e la Natura.
 


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