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Miglior vita/LIBERI DI SCEGLIERE, ANCHE DI MORIRE

Pubblicato da: Categoria: ATTUALITA'

1
MAR
2017

Considerazioni a margine della scelta di Fabo, il giovane cieco e tetraplegico da quasi tre anni, a causa di un gravissimo incidente stradale

«Fabo è morto alle 11.40. Ha scelto di andarsene rispettando le regole di un Paese che non è il suo». Con questo post Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, nonché promotore del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca e della campagna “Eutanasia legale”, ha dato la notizia del passaggio a nuova vita del giovane Fabiano Antoniani, trentanovenne, cieco e tetraplegico da quasi tre anni, a causa di un gravissimo incidente stradale. Fabio ha preteso, nella piena capacità di intendere e di volere, che il cubo nero in cui era rinchiuso cessasse di tenerlo incatenato. Anche la puntata della trasmissione Le Iene di domenica 26 febbraio, con l’inviato Giulio Goria, ha dedicato un servizio al giovane. Fabo ha scelto coscientemente di morire e per farlo in modo dignitoso, è dovuto andare in Svizzera, lontano dai propri cari, che rischiavano una condanna per istigazione o aiuto al suicidio. È inammissibile in un Paese, che definiamo civile per tanti aspetti, constatare l’incapacità di discutere in Parlamento una legge che riposa tra le aule da molti anni tra l’indifferenza di molti parlamentari, considerato - tra l’altro - che nei paesi in cui l’eutanasia è legale sono numerosi i colloqui con medici e psicologi a sostegno del paziente.  
Il caso precedente è stato quello di Piergiorgio Welby. Le riflessioni e le  considerazioni sul suo stato di “vegetale” sono state raccolte nel volume Ocean Terminal da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale con Emanuele Vezzoli che ha scosso le coscienze di tutti gli spettatori che ne hanno preso parte.  Come Welby, anche Fabo si è rivolto con un appello, al Presidente della Repubblica: entrambi non hanno avuto risposta.
Mina Welby, moglie di Piergiorgio, che ha vissuto da vicino il “passaggio alla vita” del suo compagno, ci racconta delle sue reazioni a questo annuncio: «La notizia mi ha gelata: pensavo che Fabo si sarebbe ricreduto circa la sua decisione, invece è stato convinto, irremovibile. Dopo il tweet di Marco e la comunicazione di Filomena (si riferisce a Cappato e a Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, ndr) da una parte, ho ricordato quel senso di liberazione dentro di me che era lo stesso di Piergiorgio, dall’altra ho percepito anche il dolore di Valeria, la compagna di Fabo. Io sapevo della malattia di Piergiorgio (affetto da distrofia fascioscapolomerale), avevo scelto di stare accanto a una persona malata che era a rischio; lei invece ha dovuto affrontare questa situazione all’improvviso. Sarà un grande vuoto per Valeria e spero che possa vivere così come Fabo desiderava che lei vivesse, con il suo sorriso sempre accanto».
Le riflessioni su questo tema meriterebbero spazi ampi e lunghi dibattiti; noi desideriamo associarci a coloro che sollecitano il Parlamento a prendere una decisione chiara, netta. Il caso di Welby e quello di Fabo sono emblematici per la libertà dell’individuo: entrambi coscienti della propria scelta, entrambi coscienti del proprio destino e…felici. Ebbene sì, perché di fronte a un corpo-involucro che non è più il tuo, dentro quella galera nella quale sei costretto a vivere, l’unica forma di felicità non può che essere una nuova vita, non più terrena, ma certamente più serena, scelta con convinzione e consapevolezza. Nessun parente dovrà “decidere al posto di…”, questa è certamente una questione molto più delicata, ma non consentire al soggetto - che ne è capace - di scegliere la via per la propria felicità lo reputo davvero ingiusto...e ingiustificabile per un paese civile.
 



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